30/09/2019, 11.48
IRAQ
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Bassora: batteri e inquinamento avvelenano la ‘Venezia del Medio oriente’

L’arcivescovo caldeo racconta il gravissimo stato di crisi ambientale della metropoli del sud. Metà della popolazione non ha accesso all’acqua, i pozzi di petrolio avvelenano l’aria. Gli ospedali sono sovraffollati e mancano le medicine. Il fiume che attraversa la città è il figlio malato del Paese. E i suoi leader non sono “al passo” con la scienza e la modernità, ma si affidano ai dettami religiosi. 

Bassora (AsiaNews) - Un tempo conosciuta come la Venezia del Medio oriente, per i suoi canali e gli specchi d’acqua, e famosa per essere il “serbatoio” del Paese, oggi Bassora “è una delle città più inquinate dell’Iraq”. Ad affermarlo è l’arcivescovo caldeo mons. Alnaufali Habib Jajou, il quale conferma il gravissimo stato di crisi ambientale che attraversa la metropoli del sud del Paese, oggi celebre per i pozzi petroliferi e gli impianti estrattivi. 

“Quest’anno - racconta il prelato ad AsiaNews - solo metà della popolazione ha accesso all’acqua potabile. Oltre tre milioni e mezzo di persone [il totale della popolazione] vivono in condizioni durissime a causa dei fumi provenienti dai pozzi di petrolio che bruciano gas”. Un dottore, prosegue, “ha detto che ogni cittadino è colpito dall’inquinamento come un uomo che fuma un pacchetto di 20 sigarette al giorno, anche se non fuma”. Per questo “gli ospedali sono sovraffollati” a fronte di un “penuria di medicine”; una situazione di emergenza che “ha spinto alle dimissioni il ministro della Sanità non più tardi di due settimane fa”. 

Quelli che un tempo erano canali navigabili, oggi sono rivoli sudici delimitati da accumuli di immondizia dall’odore pestilenziale. E lo Shaṭṭ al-ʿArab, formato dalla confluenza dei due grandi fiumi che attraversano il Paese, il Tigri e l’Eufrate, che sfocia nel Golfo Persico è considerato il figlio malato del Paese. Le sue acque, un tempo persino potabili, oggi contengono secondo gli scienziati più batteri e inquinanti che pesci. 

Bassora è solo uno dei molti disastri ambientali che si stanno consumando nella regione mediorientale, spesso nell’indifferenza e nel fatalismo dei leader delle petro-monarchie del Golfo e dei suoi abitanti. La scorsa settimana si è svolta la 74ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, dedicata proprio al tema ambientale; e, in questo contesto, si è rivelato marginale il contributo fornito dai rappresentanti dell’area.

Chukri al-Hassan, esperto di questioni ambientali originario della metropoli del sud dell’Iraq, spiega che “il riscaldamento climatico e le dighe in Iran (il fiume separa i due Paesi) hanno prosciugato i nostri corsi d’acqua. Dal Golfo è penetrato un enorme quantitativo di sale, mai visto prima nel nostro fiume, uccidendo la maggior parte delle colture circostanti e intossicando gli abitanti, spesso anche solo con un semplice lavaggio quotidiano”. 

Nella città si sono registrati circa 120mila ricoveri ospedalieri per problemi legati all’ambiente. Il livello del sale nelle acque è di 20 volte superiore al normale” e al suo interno proliferano “decine di virus e parassiti e batteri […] compreso quello del colera”. Al degrado delle acque si unisce la devastazione del 90% dei terreni agricoli come emerge da un rapporto recente di Human Rights Watch (Hrw). Questo ambiente insalubre ha innescato una fuga massiccia degli abitanti. 

“Ogni giorno - confessa l’arcivescovo di Bassora - vediamo aprire nuove cliniche, che in realtà sono luoghi commerciali, non centri medici in un contesto nel quale nessuno conosce i principi della sanità. Ad esempio, è raro che le persone siano in grado di leggere la data di scadenza di uno qualsiasi dei prodotti venduti in questi centri commerciali” mentre i pensatori islamici “insegnano alle persone a credere nel destino” più che alla scienza.

“Assistiamo - racconta il prelato - alla morte di alberi, specialmente di palme, a causa della salinità dell’acqua, perciò assistiamo a una migrazione della popolazione rurale di Bassora. La pesca è in declino, colpita anche da agenti chimici emessi da raffinerie e fabbriche”. Oggi, afferma con rammarico, la città è famosa “per la diffusione di cancro, allergie, avvelenamenti, dissenteria e rigonfiamenti sulla pelle a causa dei timori”. 

“Ho come l’impressione - rivela mons. Habib Jajou - che alcuni leader non siano al passo con la modernità, e continuano a distruggere l’ambiente. Un esempio: mesi fa è stato nominato un nuovo rettore all’università che, appena insediato, ha iniziato a sradicare piante dai giardini per impedire agli studenti [ragazzi e ragazze] si sedersi sotto, perché è proibito dall’islam”. “Le persone - conclude - in pochissimi casi sono consapevoli della questione, perché si trovano ad affrontare problemi ritenuti maggiori come la violenza delle strade, il traffico, la droga, la disoccupazione e la crisi degli alloggi”.

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