21/04/2022, 10.20
LIBANO
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Beirut, Unicef: la crisi economica ha triplicato la mortalità materna

Secondo gli esperti è in pericolo la salute delle mamme e dei nascituri. Fra i più a rischio vi sono i rifugiati siriani fuggiti dalla guerra. Da ottobre un terzo dei bambini bisognosi di cure non ha avuto accesso all’assistenza sanitaria. Il 40% dei medici e il 30% delle ostetriche hanno lasciato il Paese. 

Beirut (AsiaNews) - La crisi economica che ha colpito il Libano nell’ultimo triennio, causando un impoverimento generale e un peggioramento della qualità di vita, ha triplicato le vittime per complicazioni legate alla gravidanza, minando la salute delle future mamme e alimentando la mortalità infantile. É quanto emerge da un rapporto pubblicato ieri dall’Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, secondo cui fra i fattori che determinano una situazione di criticità vi è la fuga all’estero di medici e ostetriche.

Per quanto riguarda i minori, fra quelli più a rischio vi sono i rifugiati siriani oltre-confine in Libano a causa della guerra. Secondo l’Unicef dall’ottobre dello scorso anno almeno un terzo dei bambini non hanno avuto accesso all’assistenza sanitaria. Il numero di quanti muoiono entro le prime quattro settimane dalla nascita “è aumentato in modo drammatico” fra i rifugiati. Un dato fra gli altri mostra la portata dell’emergenza: da “65 morti neo-natali del primo trimestre del 2020, si è passati a 137 del terzo trimestre”.

Stime ufficiali riportano che il Libano accoglie da tempo 1,5 milioni di rifugiati siriani, che costituiscono circa un quarto della popolazione. “Genitori e famiglie in preda all’angoscia - sottolinea Ettie Higgins, rappresentante Unicef nel Paese dei cedri - non sono in grado di accedere all’assistenza sanitaria di base per il loro figli, mentre gli operatori sanitari specializzati lottano per mantenere operative le strutture”. Circa il 40% dei medici, compresi quanti lavorano a contatto con donne e bambini, ha abbandonato il Paese così come il 30% circa delle ostetriche, minando ancor più la qualità dei servizi offerti da una nazione un tempo considerata hub sanitario della regione. 

In passato il Libano aveva conseguito grandi successi nella riduzione dei decessi legati alla gravidanza e nelle morti infantili. Tuttavia, prosegue la nota dell’agenzia Onu, il numero è andato aumentando di nuovo fra il 2019 e il 2021 passando “da 13,7 a 37 vittime su mille nati vivi”. Faysal al-Kak, coordinatore del Comitato nazionale libanese per la maternità sicura, afferma che il numero di morti è cresciuto in gran parte “a causa della variante Delta del coronavirus” nel 2021, ma la crisi economica ha avuto anch’essa “un impatto” significativo sui decessi. 

“La crisi libanese - spiega l’esperto alla Reuters - è una variabile importante: può essere che le madri non si facciano visitare da un medico, perché incapaci di sostenere i costi”. La sensazione, aggiunge, è che molte non se lo possano permettere. A questo si è aggiunta la variante Delta del Covid-19 con il suo impatto sulla mortalità e il basso tasso di vaccinazione.

L’aumento dei costi dei trasporti e dei servizi a causa del crollo della valuta locale e della rimozione della maggior parte dei sussidi su carburante e medicine ha indebolito l’assistenza sanitaria di base, conferma l’Unicef. Al contempo, sono diminuiti i tassi di vaccinazione infantile, lasciando centinaia di migliaia di bambini vulnerabili a malattie evitabili come il morbillo e la polmonite.

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