26/01/2017, 15.13
LIBANO
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Beirut, un incontro islamo-cristiano per rilanciare il dialogo e la lotta al fondamentalismo

di Fady Noun

Sul tema “Il Libano ci unisce”, l’ambasciata saudita a Beirut ha promosso un incontro interreligioso. Un’iniziativa volta anche a “dissipare” le “nuvole” che hanno offuscato le relazioni fra Libano e Riyadh. Muftì sunnita: promuovere il vivere comune fra cristiani e musulmani. Assente la rappresentanza sciita, in polemica contro gli attacchi sauditi a Hezbollah.

 

Beirut (AsiaNews) - Sul tema “Il Libano ci unisce”, l’incaricato d’affari dell’ambasciata saudita in Libano Walid Boukhari ha promosso ieri un incontro interreligioso nazionale nella sede della rappresentanza diplomatica a Yarzé. Obiettivo dell’incontro, quello di “dissipare le nuvole che si sono ammucchiate di recente nel cielo delle relazioni libano-saudite”. Si è trattato di un prolungamento del processo di riavvicinamento emerso nella recente visita ufficiale del presidente Michel Aoun, a gennaio, nel contesto delle relazioni fra Beirut e Riyadh.

L’incontro si inserisce nel quadro del riequilibrio in atto nelle relazioni diplomatiche fra Libano e Arabia Saudita, dopo un lungo periodo di gelo dovuto al rifiuto opposto da Beirut a seguire Riyadh nella linea dura contro Hezbollah, classificato come “organizzazione terrorista”. Una posizione inaccettabile per i vertici del Paese dei cedri, dato che il movimento combattente rappresenta una larga parte della comunità sciita in Libano, ed è anche rappresentato al governo e in Parlamento.

La riunione si è tenuta in presenza del muftì della Repubblica, sceicco Abdel Latif Derian, del leader druso Naïm Hassan, di un rappresentante del patriarcato maronita, l’arcivescovo di Beirut mons. Boulos Matar, e di rappresentanti delle diverse comunità religiose. Hanno partecipato anche i membri della Commissione nazionale per il dialogo islamo-cristiano, Harès Chéhab e Mohammad Sammak e il nunzio apostolico mons. Gabriele Caccia.

Di contro, la comunità sciita non era presente all’incontro perché il proprio rappresentante, lo sceicco Abdel Amir Kabalan, vice-presidente del Consiglio superiore sciita, ha declinato all’ultimo l’invito adducendo motivi di salute. Fonti diplomatiche hanno spiegato che il figlio, sceicco Ahmad Kabalan, muftì jaafarita, avrebbe dovuto presenziare in sua vece ma “impedimenti dell’ultimo minuto” ne hanno bloccato la partecipazione.

Tutto questo fa pensare che le autorità sciite, ostili all’Arabia Saudita, si sono volute mantenere di proposito lontane dall’incontro.

Per garantire maggiore solennità all’evento, la parte saudita era rappresentata da Mohammad el-Issa, segretario generale dell’Organizzazione della conferenza islamica (Oic) e da Fayçal Ben Moammar, segretario generale del Centro mondiale del re Abdallah per il dialogo interreligioso, a Vienna. Prendendo la parola all’inizio della riunione, Boukhari ha precisato che essa si inserisce nel contesto delle iniziative volte a favorire il dialogo interreligioso e interculturale lanciato dal re Abdallah durante il congresso mondiale per il dialogo interreligioso del luglio 2008, a Madrid. “Il congresso - ha aggiunto - aveva per obiettivo quello di opporre la fede alla visione atea, la virtù al vizio, la giustizia all’oppressione, la pace ai conflitti e alle guerre, la fratellanza umana al razzismo”. È grazie a questo congresso, ha precisato il diplomatico, che la monarchia saudita ha fondato “il centro per il dialogo nella capitale austriaca”.

Il re si era impegnato per questa conferenza, nel contesto di un “dialogo costruttivo” fra l’islam e le altre grandi religiosi “al momento della sua inaugurazione”. “Tutti noi - ha aggiunto il monarca nell’occasione - crediamo in un Dio unico, e ci riuniamo qui oggi per dire che le religioni devono essere un mezzo per appianare le differenze e non per fomentare divisioni o controversie”. Anche qui oggi, nel cuore del Libano, ha concluso Walid Boukhari, questo incontro vuole significare nella storia che in questo Oriente “noi viviamo sotto un cielo rappresentato da annunci divini”.

Da parte sua, il muftì Abdel Latif Deriane, ponendo una netta distanza dall’estremismo, ha voluto anch’egli riaffermare l’affiliazione araba dell’islam che professa e difende, in contrapposizione a una lettura “persiana” della fede musulmana, sinonimo dell’egemonia iraniana. Egli ha inoltre sottolineato la “necessità di questi incontri fra capi delle comunità in queste circostanze difficili che riguardano un Oriente pieno di sfide lanciate alle religioni e all’identità araba”. “Preserviamo la solidarietà, il vivere insieme fra cristiani e musulmani - ha aggiunto il muftì della Repubblica - e non permetteremo lo sviluppo in Libano di un ambiente favorevole all’intolleranza e all’estremismo”. Un riferimento nemmeno troppo velato a quanto avvenuto nei giorni scorsi, quando un kamikaze è stato arrestato mentre era sul punto di azionare la cintura esplosiva in un caffè alla moda di rue Hamra, a Beirut. “Il Libano non può che stare accanto all’Arabia Saudita e agli Stati che fanno parte del Consiglio di cooperazione del Golfo” ha concluso il muftì, che rappresentano “nel profondo” l’anima araba del popolo libanese e ai quali “il Libano si aggrappa con forza”.

Nel suo intervento mons. Boulos Matar, rappresentante del patriarcato maronita, ha sottolineato che cristiani e musulmani formano “la metà degli abitanti del pianeta”. In questo contesto, la fratellanza e il rispetto reciproco “voluto da Dio”, possono essere il viatico per garantire la pace “in tutto il mondo”. Ci siamo modellati nell’incontro avvenuto nel corso dei secoli, ha ricordato il prelato, e di questo “ne siamo fieri”. “Sappiamo perfettamente - ha aggiunto - qual è il vero islam e voi sapete qual è la vera essenza del cristianesimo”. Nei nostri cuori e nelle nostre menti “l’immagine dell’islam è bianca”, perché la fede musulmana “è di fondo umanesimo e apertura su tutto. L’islam non accetta l’estremismo che ha altrove la sua fonte, non certo nella religione, e che scomparirà come è apparso”.

 

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