20/01/2012, 00.00
COREA
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Buddisti coreani: Pace e armonia per il Sud e per il Nord

di Theresa Kim Hwa-young
Il capo dell’Ordine Jogye, la più importante setta buddista sudcoreana, parla delle attività per il 50esimo anniversario della loro fondazione e sottolinea l’importanza della cooperazione fra gli esseri viventi per uno sviluppo armonioso dell’anima. Invitato a Seoul il capo dei buddisti del Nord per la nascita di Buddha.
Seoul (AsiaNews) – L’Ordine Jogye, la setta buddista più numerosa della Corea del Sud, ha invitato il presidente della Federazione buddista nordcoreana a Seoul in occasione della festività della nascita del Buddha. Lo ha annunciato il venerabile Jaseung, presidente dell’Ordine, in occasione del discorso pronunciato per il 50esimo anniversario di fondazione della setta. Il religioso ha sottolineato l’importanza del concetto di “pace e armonia” per l’anno che verrà e ha ricordato che con la Corea del Nord “si deve convivere nel miglior modo possibile”.

L’Ordine, ha spiegato Jaseung, “si concentrerà su questi temi. Perché è facile pronunciare la parola armonia, ma è anche vero che i conflitti sono inevitabili fino a che le persone scelgono di vivere da sole. Questo è un anno importante per la Corea, dato che abbiamo davanti le elezioni presidenziali e generali: quindi l’armonia è la cosa più importante di tutte”.

Parlando ai suoi fedeli, il religioso ha espresso la sua preoccupazione per “l’aumento di crimini, divorzi e suicidi” e ha presentato i piani preparato dal suo Ordine per allentare la tensione sociale. Fra questi spicca la “Friends on the Path”, la fondazione che opera per sostenere i meno fortunati, le famiglie multiculturali e i bambini malati.

Per quanto riguarda i rapporti fra l’Ordine e la Corea del Nord, il venerabile ha spiegato che le cose “rimangono le stesse anche dopo la morte di Kim Jong-il. Il nostro motto prevede di vivere accanto al Nord: abbiamo invitato il capo della Federazione buddista nordcoreana a Seoul per la nascita di Buddha”. La religione in Corea del Nord è vietata e perseguitata con durezza: tuttavia, sull’esempio cinese, Pyongyang ha permesso l’istituzione di gruppi religiosi di facciata.
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