11/11/2021, 11.23
IRAN - AFGHANISTAN
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Centinaia di migliaia di profughi afghani in Iran: bomba umanitaria (anche) per l’Europa

Nella Repubblica islamica vivono 800mila afghani registrati e oltre tre milioni privi di documenti; dal ritorno al potere dei talebani almeno 300mila persone hanno lasciato il Paese per cercare riparo oltre-confine. Teheran risponde agli ingressi con respingimenti; accuse di abusi e violenze. 

Teheran (AsiaNews) - Al confine tra Iran e Afghanistan, nel silenzio della comunità internazionale, si sta consumando una nuova emergenza rifugiati: da settimane, al ritmo di 4-5mila al giorno, cittadini afghani attraversano in modo più o meno regolare la frontiera iraniana per sfuggire ai talebani tornati al potere. Il numero complessivo è nell’ordine delle centinaia di migliaia fra uomini, donne e bambini. E le conseguenze, come avvenuto nel recente passato per la Turchia con i profughi siriani, non riguarderanno solo la Repubblica islamica ma potrebbero finire per coinvolgere l’Europa, già alle prese in queste ore col nuovo fronte tra Polonia e Bielorussia. 

Fra le poche voci di allerta per una situazione che rischia di precipitare vi è quella di Jan Egeland, segretario generale del Norwegian Refugee Council (Nrc), che in settimana ha incontrato i rifugiati entrati nella provincia orientale di Kerman, vicina al confine afghano. L’emergenza potrebbe arrivare a breve anche alle porte del Mediterraneo se il flusso non verrà interrotto; molto di più va fatto per garantire cibo, assistenza e un futuro per quanti scappano dagli "studenti coranici" che ora controllano l'Afghanistan e dalle loro violenze. 

“Molti rifugiati afghani - sottolinea Egeland all’Associated Press - chiamano i parenti dicendo che sono sulla rotta iraniana, ma il desiderio di molti di loro è andare in Europa”. Per l’esperto, Bruxelles dovrebbe “preoccuparsi” meno per qualche migliaio di rifugiati dislocati sulla frontiera fra Polonia e Bielorussia e prestare maggiore attenzione a questo flusso migratorio, che potrebbe trasformarsi in una vera e propria bomba umanitaria. “Solo oggi - ha aggiunto - molte più persone sono venute in Iran di quante ve ne siano sedute al confine polacco-bielorusso”. 

Iran e Afghanistan condividono una frontiera lunga 945 km, con tre punti di valico. Secondo le ultime statistiche, nella Repubblica islamica vivono 800mila afghani registrati e oltre tre milioni privi di documenti; dall’inizio dell’emergenza a Kabul, nell’agosto scorso, almeno 300mila persone hanno lasciato il Paese per cercare riparo oltre-confine. Egeland sottolinea il grande lavoro svolto in termini di accoglienza da Teheran, ma la crisi economica che ha investito il Paese, sommata all’emergenza Covid-19 e la politica di massima pressione a colpi di sanzioni degli Stati Uniti rischia di far precipitare il quadro. “Non c’è economia, non c’è assistenza e vi è poco anche in termini di cibo e alloggi per milioni di bisognosi” ricorda il responsabile Nrc, e con l’arrivo dell’inverno i problemi rischiano “di acuirsi ancor di più”. 

In una situazione di crescente emergenza e di forte pressione su una nazione che non può, da sola, rispondere ai bisogni di tutti questi profughi, i vertici della Repubblica islamica hanno avviato una politica di respingimenti, rimandando oltre i confini decine di migliaia di rifugiati nelle ultime settimane. In alcuni casi vi sarebbero anche episodi di violenze e abusi da parte delle autorità iraniane che rinchiudono i rifugiati in campi di detenzione affollati, sporchi e in cui avvengono ripetuti casi di percosse e assalti, prima di trasportarli ai valichi di frontiera per le operazioni di rimpatrio.

“Non ci considerano esseri umani” racconta all’Afp il 19enne Abdul Samad, che ha lavorato per qualche tempo nell’edilizia in Iran prima di essere deportato, subendo anche un pesante pestaggio delle autorità iraniane perché non aveva i soldi necessari per coprire i costi del rimpatrio. “Ci hanno legato le mani e bendato gli occhi con della stoffa, per poi insultarci” ricorda. La sua storia, come quelle di altri, è difficile da verificare in maniera indipendente e le stesse agenzie Onu attive nell’area non vogliono parlare di situazioni specifiche, ma il clima generale è di alta tensione per una situazione che rischia di esplodere e travolgere l’intera regione e l'Europa.

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