10/07/2023, 13.06
HONG KONG-CINA
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Chow cardinale, speranza per Hong Kong e un ponte verso la Cina

di Gianni Criveller *

Interpellato sulla sua nomina annunciata da papa Francesco il vescovo ha detto di continuare di sperare che nella metropoli "ci sia più riconciliazione e più speranze per i giovani, specialmente quelli che sono stati in carcere". Grande gioia anche nelle comunità cattoliche della Cina continentale. P. Criveller, missionario del Pime e sinologo: "Segno importante di vicinanza alle sofferenze create nella metropoli dalla Legge sulla sicurezza nazionale". Con Zen e John Tong ben tre cardinali a Hong Kong. 

Hong Kong (AsiaNews) – È stato accolto con gioia a Hong Kong ma anche in tante comunità cattoliche della Cina continentale l’annuncio della nomina a cardinale del vescovo Stephen Chow, dato ieri da papa Francesco al termine della recita dell’Angelus. Quando a Hong Kong era ormai sera la diocesi ha diramato un comunicato in cui - diffondendo la notizia - si dice che “il vescovo Chow chiede ai fedeli di continuare a pregare per lui e per la diocesi di Hong Kong”. Interpellato dai giornalisti questa mattina fuori dalla cattedrale dell'Immacolata Concezione il neo-cardinale Chow ha dichiarato che questa nomina è una nuova missione. "Continuo a sperare che ci sia più riconciliazione e più speranze per i giovani, specialmente quelli che sono stati in carcere, in modo che abbiano un futuro. Questo è molto importante", ha aggiunto.

Anche il sito cattolico della Cina continentale Xinde - punto di riferimento per la vita delle comunità in Cina - apre oggi con la notizia del nuovo cardinale di Hong Kong. Nel titolo parla espressamente di una “doppia gioia”: ricorda infatti che - pochi giorni fa - Chow è stato scelto da papa Francesco anche tra i membri del Sinodo. Una sottolineatura importante se si considera che - a differenza di quanto accaduto nel 2018 - nessuno dei vescovi della Cina continentale potrà partecipare ai lavori a Roma. Oltre a un’immagine del recente viaggio di Chow a Pechino (il primo ufficiale di un vescovo di Hong Kong dal ritorno alla Cina nel 1997), Xinde ne pubblica anche due relative ad altri incontri precedenti alla sua nomina a vescovo di Hong Kong, a testimonianza di quanto come provinciale dei gesuiti sia stato sempre vicino alla Chiesa in Cina. Nessun riferimento alla nomina a cardinale di Chow compare, invece, sul sito ufficiale dell’Associazione patriottica China Catholic.  

Chow sarà il quarto cardinale della storia di Hong Kong, due dei quali oltre a lui ancora viventi: il card. Joseph Zen (91 anni) e il card. John Tong (che tra pochi giorni compirà 84 anni). Il primo porporato fu il card. John Baptist Wu, che fu creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1988 e morì nel 2002.

L’attuale vescovo di Hong Kong chiamato a far parte del Collegio cardinalizio ha 63 anni e ha iniziato il suo ministero di vescovo della diocesi il 4 dicembre 2021, nel difficile contesto creato a Hong Kong dalla Legge sulla sicurezza nazionale, voluta da Pechino per stroncare i movimenti pro-democrazia. Di indole prudente, fermamente convinto dell'importanza di evitare divisioni, mons. Chow in questi mesi non ha nascosto le difficoltà che la metropoli oggi vive. In un articolo sul settimanale diocesano Sunday Examiner nell’estate 2022, riconoscendo la mutata situazione, invitò i fedeli ad essere “resilienti come l’erba che cresce tra le crepe”. E nell’ultimo messaggio di Pasqua, ricordando gli oltre 6mila arresti per le manifestazioni del 2019, con coraggio ha auspicato che “possa vedere la luce chi è in carcere”. Anche alla luce di questo la sua nomina assume un significato particolare per Hong Kong, come sottolinea nel commento che riportiamo qui sotto p. Gianni Criveller, missionario del Pime e sinologo.

 

L’annuncio della nomina a cardinale di Stephen Chow, vescovo di Hong Kong, è importante perché la città e la diocesi di Hong Kong sono in uno dei momenti più difficili della loro storia. Questa nomina dice dunque che il papa e la Santa Sede sono vicini e attenti al vescovo, alla diocesi e alla gente di Hong Kong. Da quando nel 2019 sono iniziate le manifestazioni per la democrazia, soppresse con l’introduzione della Legge sulla sicurezza nazionale del 1 luglio 2020, il papa non è mai intervenuto. Eppure numerosi tra i leader democratici arrestati sono cattolici impegnati e lo stesso card. Joseph Zen, che ha dato sostegno al movimento per la democrazia, è stato a sua volta arrestato e condannato (ma mai imprigionato).

Il silenzio del papa aveva addolorato molti cattolici. Anche la lunga attesa per la nomina del nuovo vescovo (la diocesi di Hong Kong è stata vacante per quasi tre anni) è stata vissuta con preoccupazione dalla comunità cattolica. Con questo gesto il papa dice che Hong Kong occupa una posizione importante tra le sue preoccupazioni, come peraltro mostrato anche dall’importante e caloroso incontro con il card. Zen lo scorso 6 gennaio.

Francesco eleva a cardinale un vescovo cinese, l’unico che lui possa creare cardinale senza immediate complicazioni politiche. Hong Kong, con l'elevazione del vescovo Chow, diventa una città con ben tre cardinali, forse la più cardinalizia dopo Roma.

Lo scorso aprile il vescovo Chow ha compiuto, con i suoi più stretti collaboratori, un viaggio a Pechino, dove ha incontrato il vescovo Joseph Li Shan e la comunità cattolica, nel ricordo di p. Matteo Ricci, ora venerabile. È possibile che con questa nomina, il papa voglia anche attribuire al vescovo di Hong Kong, che si muove con molta prudenza, e con parole sempre moderate in una situazione davvero difficile, un ruolo ponte tra la Chiesa universale, la Santa Sede e quella cinese. Del resto proprio un ponte - quello moderno di Tsing-Ma, che a Hong Kong collega l'isola di Tsing Yi alla terra ferma - campeggia nello stemma episcopale scelto da Chow due anni fa insieme al motto dei gesuiti “Ad maiorem Dei gloriam”: “Missione della Chiesa - scrisse il neo-cardinale Chow nella sua spiegazione - è quella di essere un ponte tra le diverse parti per aiutare a incontrarsi percorrendolo”.

* missionario del Pime e sinologo

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