24/06/2006, 00.00
CINA
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Cina: minacce di morte ad un attivista non vedente in carcere e al suo avvocato

La denuncia è dello stesso legale, che ha ricevuto una telefonata intimidatoria, mentre Chen Guangcheng, in prigione da marzo per le sue campagne contro la pianificazione familiare forzata, è stato avvertito da autorità carcerarie che 'si può non uscire vivi di qui, se non si collabora'.

Pechino (AsiaNews/Scmp) - Chen Guangcheng, il noto attivista cinese per i diritti umani, non vedente, che è in carcere, e uno dei suoi tre avvocati hanno ricevuto minacce di morte. A denunciarlo ieri è stato lo stesso legale, Li Jingsong.

La polizia dello Shandong ha dichiarato ufficialmente l'arresto di Chen solo lo scorso 11 giugno; ma l'attivista, famoso in tutto il mondo per le sue campagne contro la pianificazione familiare forzata, era sparito già dallo scorso marzo. Le accuse, che la difesa dichiara infondate, sono "danneggiamento della proprietà pubblica ed incitamento al disturbo dei trasporti".

I suoi legali hanno potuto visitarlo in prigione per la prima volta il 21 giugno; tre giorni dopo l'incontro, l'avvocato Li ha ricevuto una chiamata anonima intimidatoria. Lui stesso racconta di aver risposto al suo cellulare e aver sentito un uomo che gridava "stai cercando la morte". E aggiunge: "Lo ha ripetuto almeno sette volte".

Secondo quanto denuncia l'avvocato, anche Chen nel carcere della contea di Yinan ha ricevuto minacce dello stesso genere. "Chen – racconta – mi ha detto che domenica scorsa (18 giugno) uno degli interrogatori lo ha minacciato". "Questo – prosegue – ha avvertito il mio cliente che 'è piuttosto normale che qualcuno muoia in prigione'. Lo ha poi avvertito durante l'interrogatorio che 'qualcuno è morto diversi giorni fa' e che 'non si può uscire di qui se non si collabora'".

L'avvocato Li ha presentato una denuncia a nome di Chen presso l'Ufficio del procuratore generale di Yinan per il trattamento riservato al suo assistito in carcere. "Per quanto mi riguarda - spiega – mi riservo il diritto di fare causa dopo essere tornato a Pechino". Li dice di avere sul suo cellulare la registrazione delle minacce ricevute e di averle inoltrate ad un'altra persona per metterle al sicuro.

Il legale racconta che il gruppo di avvocati della difesa è sempre stato pedinato fin dall'arrivo all'abitazione dell'attivista, il 20 giugno scorso. Ieri pomeriggio il conducente del loro taxi è stato picchiato fuori dal villaggio di Chen. L'incidente non ha permesso agli avvocati di raggiungere i parenti dell'uomo per aggiornarli sulle sue condizioni. È da marzo che alla famiglia non è permesso di incontrare l'attivista.

Chen è famoso nel Paese per l'attività che svolge a favore dei disabili e per la campagna contro la politica governativa di pianificazione delle nascite. E' stato lui ad aiutare alcuni cronisti del Washington Post a trovare le prove della campagna di aborti forzati condotta contro le donne di Linyi, nello Shandong. Grazie ai suoi dati, il giornale americano ha potuto provare che nel corso dello scorso anno le autorità della provincia centro-orientale hanno sterilizzato con la forza oltre 7 mila persone. Dopo la denuncia, l'Agenzia cinese per la pianificazione familiare è stata costretta ad ammettere, il 19 settembre scorso, che alcuni rappresentanti governativi "hanno effettuato aborti forzati e sterilizzazioni contrari ai diritti legali dei cittadini".

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