Con la retata alla Hyundai Washington colpisce gli investimenti imposti a Seoul
Oltre 300 lavoratori sudcoreani sono stati arrestati a Savannah mentre si trovavano nello stabilimento che produce batterie elettriche. Il presidente Donald Trump li ha definiti “immigrati illegali”, ma si tratta di ingegneri specializzati necessari alle fabbriche straniere che hanno deciso di investire negli Stati Uniti per soddisfare le richieste del tycoon. A Seoul indignazione e timori per la cooperazione sulla Difesa.
Seoul (AsiaNews/Agenzie) - I circa 300 lavoratori sudcoreani arrestati in un impianto della Hyundai nella città di Savannah, in Georgia, negli Stati Uniti, torneranno in Corea del Sud, ha riferito il governo di Seoul dopo un viaggio del ministro degli Esteri a Washington. Ma la vicenda ha generato shock, confusione e rabbia tra i sudcoreani, perché l’impianto di batterie elettriche dove i lavoratori sono stati arrestati rientrava tra le richieste di investimento degli Stati Uniti alla Corea del Sud per concludere gli accordi commerciali sui dazi.
Il presidente statunitense Donald Trump ha parlato di “immigrati illegali” catturati e detenuti dalla United States Immigration and Customs Enforcement (ICE), l’agenzia federale che gestisce le frontiere e l’immigrazione. In realtà si tratta di ingegneri e installatori di attrezzature assunti per svolgere un lavoro altamente specializzato e che erano autorizzati alla permanenza negli Stati Uniti dal visto B-1. Secondo l’avvocato Charles Kuck, che rappresenta quattro dei cittadini sudcoreani arrestati, era nei programmi dei lavoratori di restare solo per un paio di settimane e comunque “mai più di 75 giorni”.
Il visto B-1 consente ai lavoratori stranieri di soggiornare fino a sei mesi, ottenendo il rimborso delle spese mentre percepiscono lo stipendio nel loro Paese. Inoltre, la Corea del Sud rientra tra i Paesi i cui cittadini possono utilizzare il Sistema elettronico di autorizzazione al viaggio (ESTA), che prevede l'esenzione dal visto se sono in grado di fornire una “motivazione legittima” per la loro visita, e questo fondamentalmente conferisce loro lo status di visto B-1 per un massimo di 90 giorni, hanno spiegato diversi legali specializzati in questioni migratorie.
Dopo il raid l’ICE ha diffuso immagini dei detenuti con catene ai polsi, alle caviglie e alla vita, generando un’ondata di indignazione in Corea del Sud. Trump ha inoltre sostenuto che la carenza di operai specializzati debba essere sopperita formando cittadini statunitensi, ma Kuck ha sottolineato all’Associated Press che un’operazione del genere richiederebbe dai tre ai cinque anni. Infatti nessuna azienda negli Stati Uniti produce le macchine utilizzate nello stabilimento di batterie della Georgia, quindi i lavoratori sudcoreani hanno dovuto venire dall'estero per installare o riparare le attrezzature in loco, una prassi abbastanza comune e da decenni messa in atto con diversi tipi di aziende straniere.
Secondo il consiglio sindacale di Savannah, i lavoratori sudcoreani avrebbero invece gettato cemento, montato acciaio, eseguito lavori di carpenteria e installato tubature, tutte attività che non rientrano nelle norme di esenzione dal visto. “In sostanza, il nostro lavoro veniva affidato a immigrati clandestini”, ha affermato Christi Hulme, presidente del Savannah Regional Central Labor Council. Anche migranti provenienti da Messico, Guatemala, Colombia, Cile, Ecuador e Venezuela sono stati detenuti, mentre coloro che non sono stati arrestati hanno comunque riferito di temere di tornare al lavoro. L’ICE, infatti, durante l’operazione, la più grande mai realizzata finora in un luogo di lavoro nell’ambito del proprio programma di espulsioni di massa, ha utilizzato veicoli militari, droni ed elicotteri.
Il ministro degli Esteri della Corea del Sud aveva definito la vicenda “una questione molto grave” che non si sarebbe mai aspettato, mentre diversi dirigenti d’azienda sudcoreani hanno spiegato di essere stati costretti a inviare i loro lavoratori specializzati negli Stati Uniti facendo ricorso all’ESTA o al visto B-1 perché “è estremamente difficile ottenere un visto H-1B, necessario per gli ingegneri specializzati in batterie. Ecco perché alcune persone hanno ottenuto visti B-1 o Esta”, ha spiegato alla Reuters Park Tae-sung, vicepresidente della Korea Battery Industry Association.
Diversi commentatori sostengono che questo modo di agire degli Stati Uniti non sarà dimenticato in Corea del Sud e sul lungo termine avrà un impatto anche sugli interessi nazionali statunitensi. Le relazioni tra i due Paesi erano già tese in seguito ai colloqui sui dazi, avvenuti in concomitanza di una serie di esercitazioni militari per rispondere ad eventuali minacce provenienti dalla Corea del Nord. L’aliquota era stata portata dal 25% al 15%, ma in cambio Washington aveva chiesto a Seoul di investire 350 miliardi di dollari negli USA e comprare energia per 100 miliardi. Hyundai si era impegnata per 26 miliardi di dollari.
Secondo un recente sondaggio, quasi il 60% dei sudcoreani ritiene eccessivo l’arresto dei lavoratori e ha espresso disappunto nei confronti del governo statunitense. Diverse compagnie sudcoreane hanno bloccato la costruzione di nuovi stabilimenti in Georgia, considerato un centro nevralgico per gli investimenti coreani negli Stati Uniti. Più di 110 aziende coreane, tra cui Hyundai Motor Group, SK On e Hanwha Qcells gestiscono qui le loro attività.
15/07/2022 11:48
23/05/2022 12:05