22/04/2015, 00.00
INDONESIA - ASIA - AFRICA
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Conferenza di Bandung, i leader di Asia e Africa per un nuovo ordine mondiale

di Mathias Hariyadi
I capi di Stato e governo vogliono archiviare le “idee obsolete” alla base di Bretton Woods e gli organismi finanziari internazionali. Il presidente indonesiano Jokowi invita i leader a “lavorare insieme” per una “leadership globale”. Attesa per il possibile incontro fra Xi Jinping e Shinzo Abe. Il presidente iraniano chiede più impegno nella lotta al terrorismo.

Jakarta (AsiaNews) - Lanciare un nuovo ordine mondiale aperto alle potenze economiche emergenti, in grado di archiviare le “idee obsolete” alla base di Bretton Woods e delle istituzioni (vedi il Fondo monetario internazionale, Fmi) che hanno dominato per decenni l’economia e il commercio internazionale. È l’obiettivo lanciato dai leader di Asia e Africa, riuniti in questi giorni a Bandung, capoluogo della provincia di West Java (Indonesia), per celebrare i 60 anni dalla storica Conferenza che ha gettato le basi del Movimento dei Paesi non-allineati durante la Guerra fredda. Fra i maggiori sostenitori del progetto il presidente indonesiano - e padrone di casa - Joko “Jokowi” Widodo, il quale ha invitato i leader dei due continenti a “lavorare insieme” per sviluppare “una nuova prospettiva economica globale”, aperta alle realtà “emergenti”. 

L’evento in programma dal 19 al 24 aprile nel West Java registra la partecipazione di 109 delegati di Asia e Africa, cui si aggiungono 16 Paesi osservatori e 25 organizzazioni internazionali. Il forum intende rafforzare il ponte fra Asia e Africa, promuovendo partnership e condivisione delle esperienze in chiave di sviluppo economico.

Esso è anche una opportunità per discutere dei principali problemi e superare le sfide comuni, potenziando la cooperazione fra i popoli del Sud del mondo, anche se si registrano alcune defezioni di primo piano. Fra queste il premier pakistano Nawaz Sharif e il presidente dello Sri Lanka Maithripala Sirisena, che hanno cancellato all’ultimo la loro presenza. 

Il presidente indonesiano ha auspicato che, in futuro, Asia e Africa siano trattate e abbiano le stesse opportunità delle nazioni sviluppate, in un’ottica di “giustizia globale” a fronte di una persistente disparità di trattamento. “Il pensiero comune secondo cui i problemi economici (dei Paesi di Asia e Africa) - ha detto Jokowi - possono essere affrontati solo dalle agenzie finanziarie mondiali, come Banca mondiale e Fmi o Adb (la Banca asiatica per lo sviluppo) è un errore”.

Egli invita a sradicare disuguaglianze e disparità, insieme “all’egemonia economica di una nazione sull’altra”. E invita al contempo i leader di Asia e Africa a “lavorare insieme per una leadership collettiva globale”, in grado di contrastare l’idea della superpotenza sola al comando. “Il mondo in cui viviamo - ha concluso - è stato per troppo tempo foriero di ingiustizia e disuguaglianze socio-economiche profonde”. 

Tuttavia, l’attenzione degli osservatori internazionali è puntata sul possibile incontro bilaterale fra il presidente cinese Xi Jinping e il Primo Ministro nipponico Shinzo Abe, a margine del Convegno. Questa mattina i due leader si sono stretti la mano a favore di telecamere, prima di partecipare all’assise internazionale. Al centro dell’incontro i temi di natura economica, ma resta sullo sfondo lo scontro sulla richiesta di piene scuse per i crimini del Giappone ai tempi della Seconda guerra mondiale. 

I funzionari cinesi hanno più volte accusato il premier giapponese di militarismo e di voler ripulire il ruolo dell’esercito imperiale ai tempi della guerra, in cui sono morti almeno 20 milioni di cinesi. Al contempo sembrano rientrare le frizioni fra i due giganti asiatici per le controversie territoriali nel mar Cinese orientale, con la contemporanea crescita nel commercio bilaterale per un volume di affari che ha superato i 340 miliardi di dollari nel 2013. 

Il premier Shinzo Abe ha parlato di “profondo rimorso” per le guerre del passato. Il presidente Xi Jinping auspica “nuove relazioni internazionali” che favoriscano la cooperazione fra Asia e Africa e ricorda i “doveri morali” dei Paesi sviluppati di sostenere il resto del mondo “senza doppi fini”. 

Il presidente iraniano Hassan Rohunai si è rivolto ai leader dei due continenti, perché uniscano i loro sforzi nella lotta contro “il terrorismo, l’aggressione e l’estremismo”. Essi sono i mali che oggi colpiscono Asia e Africa, macchiandosi dell’uccisione “di vittime innocenti” per “questioni di natura politica”. 

Infine, l’ambasciatore dell’India in Indonesia Gurjit Singh rilancia i dieci punti emersi a conclusione della Conferenza del ’55, i quali forniscono un aiuto prezioso per “affrontare e prevenire nuovi conflitti in Asia e Africa”. Secondo il punto di vista di Delhi, aggiunge il diplomatico, “i 10 principi di Bandung” sono “le migliori linee guida”. 

La prima Conferenza si è tenuta nel 1955 e ha registrato la presenza di 30 nazioni, molte delle quali avevano raggiunto da poco l’indipendenza. Protagonisti dell’incontro il presidente indonesiano Sukarno, l'indiano Nehru e il cinese Zhou Enlai. Il più prestigioso leader del mondo arabo presente alla conferenza era l'egiziano Nasser. Nella dichiarazione finale in dieci punti veniva proclamata l'eguaglianza tra nazioni, il sostegno ai movimenti impegnati nella lotta al colonialismo e il rifiuto delle alleanze militari egemonizzate dalle superpotenze; inoltre, erano ribaditi alcuni principi fondamentali di cooperazione politica internazionale fra Paesi aderenti.

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