22/04/2009, 00.00
SRI LANKA
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Continua l’ondata dei profughi in fuga dalla zona di guerra

di Melani Manel Perera
L’esercito parla di oltre 100mila persone. Per la Croce rossa “la situazione è al limite della catastrofe”. P. Sebamalai, parroco a Vavuniya, racconta che 10 scuole della città sono trasformate in campi profughi: “Hanno con sé solo i vestiti che portano addosso”. La popolazione si organizza per aiutare gli sfollati, ma solo i militari possono entrare nei centri di accoglienza.
Colombo (AsiaNews) - “Nella sola Vavuniya 10 scuole trasformate in centri di accoglienza sono stracolme di profughi. Hanno bisogno di vestiti e di ogni genere di prima necessità. Sono fuggiti e posseggono solo ciò che hanno addosso”. Raggiunto per telefono da AsiaNews, p. Anthony Sebamalai, parroco della chiesa di St. Anthony a Vavuniya descrive una situazione drammatica nel nord dell’isola.
 
L’esercito afferma che da ieri, dopo l’assalto alla linea di difesa dei ribelli Tamil, oltre 100mila persone sono fuggite attraverso la laguna di Nanthi Kadal. Ma p. Sebamalai  dice che “il flusso di profughi non è iniziato solo lunedì e martedì”. “Questa gente ha con sé solo i vestiti che porta addosso: hanno lasciato quel poco che avevano e sono scappati via”.
 
Pierre Krähenbühl, direttore delle operazioni del Comitato internazionale della Croce rossa (Icrc), ha affermato che “la situazione è al limite della catastrofe” e auspica il dispiegamento di “eccezionali misure precauzionali per limitare ulteriori spargimenti di sangue nella no-fire-zone”.
“I miei parrocchiani come tutti gli abitanti di Vavuniya - racconta p. Sebamalai - raccolgono cibo, vestiti e tutto quello che può servire ai profughi e lo consegnano nelle mani degli ufficiali dell’esercito perché non è permesso a nessuno di avere a che fare direttamente ai profughi”.  Lo stesso religioso afferma di aver potuto visitare solo due dei campi in cui sono raccolti i cosiddetti Internal dislpaced people (Idp) durante l’ultimo cessate il fuoco durante le feste del capodanno tamil e singalese.
 
Anche p. Anthony Victor Soosai, vicario generale della diocesi di Mannar, è pronto “a visitare gli sfollati insieme ad altri sacerdoti appena possibile”. “Potrò raccontare la situazione solo dopo la mia visita”, dice ad AsiaNews. E come lui rispondono i responsabili della Caritas che stanno cercando di organizzarsi al meglio per rispondere all’aggravarsi della situazione, dovuta all’improvvisa ondata di profughi. Gli operatori umanitari delle ong locali non vogliono rilasciare commenti per non suscitare le critiche del governo che potrebbero portare al divieto di aiutare i profughi.
 
Il ministero della Difesa di Colombo afferma che le operazioni militari proseguono e si intensificano. Fonti dell’esercito hanno dichiarato di aver ucciso due leader del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) e di aver preso in custodia l’ex portavoce e responsabile dei media delle Tigri arresosi ai militari. I militari temono tuttavia che il capo supremo del Ltte, Velupillai Prabhakaran, possa fuggire alla cattura via mare. Pattugliando la zona costiera le navi dell’esercito affermano di aver fermato 92 imbarcazioni con a bordo oltre 1500 civili.
 
I ribelli accusano l’esercito di aver ucciso almeno 1000 civili nelle operazioni di ieri. I militari rispondono affermando che i guerriglieri tamil usano i civili come scudi umani e “diffondono notizie false per evitare l’ormai imminente disfatta”. Poiché la zona degli scontri è chiusa ai media locali e stranieri non c’è possibilità di verificare nessuna delle versioni dei fatti. La Croce rossa ricorda che la zona teatro degli scontri è molto ristretta, poco meno di 20 chilometri e ciò rende più difficile ai civili sfuggire alle azioni di guerra.
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