20/05/2011, 00.00
MEDIO ORIENTE – USA
Invia ad un amico

Dal Medio Oriente niente applausi per Obama

di Paul Dakiki
L’appoggio alla rivoluzione dei gelsomini è giunta “troppo tardi”. Critiche da tutto il mondo arabo e anche da Benjamin Netanyahu. Poco convincenti le proposte sull’economia che rischiano di impoverire ancora di più i Paesi della regione. Obama scoraggia il tentativo di far riconoscere all’Onu uno Stato palestinese.
Beirut (AsiaNews) – Non ha avuto grande successo il discorso del presidente Barack Obama sulla sua visione del Medio oriente. I quasi 50 minuti di parole appassionanti e retoriche, lo sguardo fisso sugli uditori (e mai al testo scritto!) hanno impressionato e spinto all’applauso i giornalisti e i politici americani presenti, ma il Medio oriente, proprio la regione a cui il discorso era diretto, non ha mosso un dito.
 
Il lungo testo di Obama (v. qui) esalta la rivoluzione dei gelsomini e la ricerca della democrazia nella regione. Esso offre aiuti e investimenti economici a tutti i Paesi che abbracciano la democrazia e difendono i diritti umani.
 
Eppure, proprio gli attivisti egiziani hanno snobbato il discorso. Su Twitter sono apparsi messaggi del tipo: “Obama ha fatto un discorso? Davvero? Come se me ne importasse…”. Secondo analisti di Al Ahram al Cairo, i giovani della rivoluzione dei gelsomini sono sospettosi per queste aperture di Obama, che arrivano “troppo tardi”, dopo decenni di appoggio al rais Mubarak. Le parole del presidente – essi dicono - mostrano più il timore che il nuovo corso si sviluppi senza il controllo dell’occidente.
 
Anche le promesse di prestiti, investimenti e aiuti non suscitano applausi. “Gli arabi – afferma un editoriale di ArabNews – non abbracceranno la democrazia solo perché vi è del denaro americano. Non vogliamo bustarelle”. Uno studente egiziano fa notare che “gli aiuti per l’Egitto sono una cosa buona, ma l’Egitto ha la sua politica estera e penso che gli Usa dovrebbero trattare l’Egitto non da seguace, come era in passato, ma come un partner”.
 
Le promesse di aiuti e prestiti suscitano scetticismo anche fra gli economisti. “Usa, Europa e  Giappone – afferma una fonte di AsiaNews - non hanno più né risorse né soldi e questa proposta di Obama potrebbe aiutare gli Usa a mettere le mani sull’attivo di questi Paesi e sui giacimenti petroliferi. Le banche internazionali non forniranno fondi senza garanzie reali. Per questo prenderanno in pegno i giacimenti che per ora sono degli Stati della regione, fino a diventarne proprietari quando i Paesi non potranno pagare i debiti (vedi Grecia)”.
 
Come è ovvio, i leader del Bahrein, della Siria e della LIbia hanno criticato i pesanti giudizi a loro rivolti nel discorso del presidente Usa. Ma la critica più pesante viene da un amico degli Stati Uniti, dal premier israeliano che ha blandito come “indifendibile”, la proposta di Obama per uno Stato palestinese nei confini del 1967 (dopo la Guerra dei sei giorni). La notizia di oggi, sul varo di nuovi insediamenti israeliani a Gerusalemme est, è un’altra pesante ipoteca sui desideri e le proposte del presidente americano.
 
I palestinesi sono molto più cauti. Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità palestinese, ha convocato per oggi un raduno della leadership per valutare il discorso di Obama. In esso, il presidente Usa esige da Hamas il riconoscimento di Israele e predice il fallimento dei tentativi di far riconoscere uno Stato palestinese all’Onu, il prossimo settembre. “Ieri – commenta Haaretz – il presidente Usa ha demolito l’unico risultato raggiunto finora dai palestinesi, l’ondata di sostegno internazionale per il riconoscimento dello Stato in settembre”. In tal modo, Barack Obama ha dato un segnale a tutte le diplomazie a “stare con Israele”. Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, ha commentato allo stesso modo: “Obama ha riaffermato il suo assoluto sostegno alle politiche dell’occupazione [israeliana]”.
 
Fra le poche voci positive verso Obama, vi è quella di attivisti del Bahrein, che da mesi dimostrano contro il re per avere riconosciuti i loro diritti. Ma un editoriale del Daily Star di Beirut fa notare che Obama non ha menzionato nemmeno una volta l’Arabia saudita. Eppure i sauditi hanno sostenuto economicamente e militarmente la repressione della rivoluzione dei gelsomini nel vicino Bahrein.
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Cristiani e musulmani a un anno dalla primavera araba
27/12/2011
Le rivoluzioni “colorate” del Medio Oriente e i timori di Pechino
22/02/2011
Mons. Sako: Primavera del mondo arabo possibile solo se tutti i cittadini hanno uguali diritti
19/04/2011
Il G8 promette aiuti economici alla “primavera araba”
27/05/2011
La rivoluzione egiziana, un anno dopo
25/01/2012


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”