25/03/2022, 11.47
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Delhi: food delivery in 10 minuti, proteste per sicurezza dei lavoratori

di Alessandra De Poli

La più nota app indiana del settore ha promesso consegne rapidissime. Immediata la reazione degli utenti: sarebbero i rider a mettere ancora più a rischio la loro vita, in un Paese che è già primo al mondo per numero di morti negli incidenti stradali.

New Delhi (AsiaNews) - Le dichiarazioni di Zomato di voler consegnare il cibo in soli 10 minuti hanno sollevato un vespaio in India. Deepinder Goyal, amministratore delegato della più nota app indiana di food delivery, ha spiegato che l’applicazione Zomato Instant farebbe affidamento da una parte su una densa rete di “stazioni alimentari”, in cui verrebbero immagazzinati i piatti più in voga dei ristoranti, e dall’altra su un sofisticato algoritmo in grado di prevedere la domanda.

Gli utenti hanno criticato le affermazioni del Ceo, esprimendo preoccupazione per i cosiddetti rider, i motociclisti che, sfrecciando nel traffico delle megalopoli indiane, sono maggiormente esposti al rischio di incidenti. Alcuni netizen indiani hanno scritto sui social di poter aspettare la cena anche per più di 10 minuti, visto che nemmeno le ambulanze ci mettono così poco tempo ad arrivare.

Ma la pandemia e i conseguenti lockdown hanno fatto schizzare alle stelle le richieste di consegne di cibo o spesa a domicilio, e hanno dato il via a una spietata competizione tra aziende. Le più popolari sono Zomato e Swiggy. Dopo un investimento di 250 milioni di dollari l’anno scorso, la valutazione di Zomato è salita a 5,4 miliardi di dollari ed è arrivata a 9,5 miliardi all’inizio di quest’anno. La rivale Swiggy, con la sua app Instamart, dopo aver concluso una trattativa con il gruppo SoftBank ha raddoppiato la propria valutazione a 10,7 miliardi. Il settore del food delivery in India, che nel 2020 valeva 4,7 miliardi di dollari, si prevede varrà oltre 21 miliardi nel 2026. 

A farne le spese sono i fattorini indiani: diversi studi hanno evidenziato che i rider si sentono sotto pressione per effettuare le consegne in tempi rapidi, elemento che li spinge a superare i limiti di velocità e a trascurare le regole di sicurezza stradale. Oltre ad essere rapidi, i “gig worker” devono evitare di ricevere recensioni negative da parte dei clienti se vogliono ottenere bonus extra in denaro. Instamart per esempio assegna un aumento settimanale ai rider che guadagnano almeno 47 dollari nei sette giorni lavorativi, una compensazione che fa la differenza tra gli stipendi in città e le minori opportunità di guadagno nelle aree rurali. 

Invece di incrementare gli stipendi di base, le start-up giocano con gli incentivi ai lavoratori. Oltre alle recensioni positive, un rider può accaparrarsi guadagni extra se effettua più consegne negli orari di punta, quando le strade sono più congestionate ed è maggiore la richiesta di cibo a domicilio.

Tuttavia, quando i fattorini restano vittime di incidenti non fatali, un fenomeno all’ordine del giorno in India, anche se hanno una parte di spese mediche pagate dall’azienda, si ritrovano comunque indebitati perché non vengono coperti i danni al veicolo o il sostegno alle famiglie. Soprattutto molti si ritrovano impossibilitati a tornare al lavoro a causa degli infortuni riportati.

Shaik Salauddin, presidente di una federazione di rider indiani, ha affermato di ricevere sempre più richieste di aiuto da parte di motociclisti feriti che cercano un compenso dalle start-up di consegne a domicilio. Anche facendo pochi calcoli (il tempo di parcheggiare, evitare il traffico, effettuare la consegna magari inerpicandosi per diversi piani di scale), è impossibile aspettarsi che sia rispettata la richiesta di portare una cena o una spesa in soli 10 minuti: "Non puoi fare promesse del genere seduto nei tuoi uffici con l'aria condizionata", ha aggiunto Salauddin. “Non c'è più senso di umanità. È tutto profitto".

Secondo la Banca mondiale, in India avvengono 53 incidenti ogni ora con una vittima ogni 4 minuti, un dato che, in base ai rapporti del governo, corrisponde a 450mila incidenti all’anno e più di 150mila morti. Alcuni funzionari di polizia sostengono che gli incidenti settimanali che coinvolgono i lavoratori delle consegne siano raddoppiati.

Nonostante l’India possieda solo l’1% dei veicoli, registra l’11% dei decessi globali, primo Paese al mondo per numero di morti, seguito da Cina e Stati Uniti. Prima della pandemia il dato tra il 2018 e il 2019 è rimasto a un livello pressoché costante, con diminuzioni percentuali non particolarmente significative; al contrario, se guardiamo a un periodo più ampio, tra il 2009 e il 2019 le morti di guidatori di mezzi a due ruote sono più che raddoppiate.

Secondo gli attivisti le cause sono da ricercare anche nella qualità scadente dei caschi utilizzati dai motociclisti e negli scarsi controlli da parte delle autorità su una rete stradale che è la più vasta al mondo dopo quella statunitense. Secondo Anurag Kulshrestha, presidente di TRAX, un'organizzazione no profit che opera nel campo della sicurezza stradale, l'India sta spendendo da 30 a 40 volte in più rispetto agli altri Paesi di recente industrializzazione per lo sviluppo delle infrastrutture, "ma stiamo creando strade pericolose e andando verso uno sviluppo insensato".

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