27/09/2022, 13.23
INDIA
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Delhi: stretta contro gli islamici del Fronte popolare indiano, arresti in tutto il Paese

Due operazioni in pochi giorni della National Investigation Agency contro il movimento accusato di "terrorismo e attività di radicalizzazione" per aver organizzato nel 2019-2020 le dimostrazioni sfociate in violenze nei quartieri musulmani della capitale contro le modifiche alla legge sulla cittadinanza. In carcere anche il leader Oma Abdul Salam. La replica dell'organizzazione: "Proteste con metodi legittimi, nessuna prova contro di noi".

Delhi (AsiaNews) –  Oltre 100 persone associate al Fronte popolare dell'India (Pfi) - una formazione di matrice islamica - sono state fermate o arrestate in sette diversi Stati dell’India oggi nella seconda maxi-operazione in una settimana contro il gruppo disposta dalla National Investigation Agency, l’agenzia per la sicurezza interna indiana. L’accusa è quella di presunti legami con il terrorismo. Tra gli arrestati vi sarebbero 25 dei suoi leader, compresi quelli affiliati al Partito socialdemocratico dell'India, il braccio politico del gruppo.

Il Fronte popolare indiano è un’organizzazione nata nel 2007 dalla fusione di tre sigle musulmane dell'India meridionale. Si descrive come una realtà che lavora per “il raggiungimento della promozione socio-economica, culturale e politica dei poveri e degli oppressi e della nazione in generale”. L’agenzia investigativa sta indagando sulle sue attività finanziarie, con l'accusa di aver istigato nel Paese le proteste del 2019-2020 contro la modifica della legge sulla cittadinanza con i gravi disordini nel nord-est di Delhi e una presunta “cospirazione” nel distretto di Hathras, nell'Uttar Pradesh, dopo lo stupro e l'omicidio di una donna Dalit.

Raid sono stati effettuati in diverse zone di New Delhi, tra cui i quartieri di Nizamuddin e Shaheen Bagh. "Abbiamo adottato misure preventive e, come parte di esse, abbiamo dispiegato forze paramilitari per assicurare la situazione dell'ordine pubblico e mantenere la pace e la tranquillità nella zona", ha dichiarato un funzionario di polizia all’agenzia indiana PTI.

Le nuove incursioni sono avvenute cinque giorni dopo che 108 funzionari del Fronte popolare indiano, tra cui il suo stesso presidente Oma Abdul Salam, erano stati arrestati in un’altra ondata di raid in 15 Stati indiani con l'accusa di finanziamento del terrorismo e organizzazione di campi di addestramento e radicalizzazione.

Il movimento al centro dell’operazione accusa i nazionalisti indù del Bjp al governo di aver orchestrato questi raid per creare un'atmosfera di terrore. “La Nia - ha commentato un militante del Karnataka, una delle roccaforti del Fronte popolare dell'India - non ha alcuna prova. Non siamo antinazionali. Stiamo protestando legalmente e non tolleriamo che portino via i nostri leader nel cuore della notte. Se non li rilasciano, dovremo continuare le nostre proteste. Non ci faremo spaventare”. In tutto il Karnataka e nel Kerala vi si sono state dimostrazioni contro la repressione.

Da Bengaluru l'ex primo ministro del governo locale e leader del Bjp BS Yediyurappa ha chiesto al contrario la messa al bando del Pfi. “Il governo centrale deve vietarlo. Avrebbero dovuto farlo molto prima. Un'indagine approfondita rivelerà la cospirazione ordita: stavano pianificando di destabilizzare il governo centrale”, ha detto Yediyurappa.

Il Fronte Popolare dell'India ha uffici in 22 Stati, dal Kerala al Manipur. Secondo gli esperti, la sua crescita è stata favorita dal disagio di una parte dei musulmani di fronte all'ascesa delle frange della destra nazionalista indù.

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