28/05/2010, 00.00
INDIA
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Deraglia un treno nel West Bengal: almeno 65 morti. Sospetti sui maoisti

di Nirmala Carvalho
Almeno 200 i feriti, alcuni ancora intrappolati fra le lamiere. La Chiesa del Bengala condanna la violenza e chiede che maoisti e governo si mettano a dialogare. I maoisti si proclamano difensori dei contadini e delle minoranze etniche. Ma secondo mons. D’Souza, sono proprio i più poveri ad essere vittime della violenza. La resistenza maoista – presente in 20 dei 28 Stati indiani – ha lanciato da oggi una “settimana nera” per contrastare la campagna antiterrorismo del governo.
New Delhi (AsiaNews) – Un treno ad alta velocità nel nord est dell’India è deragliato nella notte e si è scontrato con un treno merci, uccidendo almeno 65 persone. Vi sono anche centinaia di feriti. Alcuni sono ancora intrappolati nelle carrozze: le squadre di soccorso non riescono a liberarli a causa delle lamiere accartocciate.
 
Governo e popolazione sospettano che l’incidente sia un attacco di maoisti, molto forti nella zona. Il treno Gyaneshwari Express stava andando da Calcutta a Mumbai. Il disastro è avvenuto all’1.30 di notte, nel distretto di West Midnapore (West Bengal), fra le stazioni di Khemasoli e Sardiya.
 
I ribelli maoisti controllano ampi territori in India, soprattutto le zone rurali che beneficiano poco del grande sviluppo economico che sta trasformando il Paese. Secondo il premier Manmohan Singh, la ribellione maoista è la principale minaccia alla sicurezza interna dell’India. Da alcuni mesi il governo ha lanciato una vasta operazione negli Stati segnati dalla guerriglia maoista. L’operazione, dal nome “Caccia verde” – perché si svolge soprattutto nella jungla – ha portato ad alcune vittorie della polizia, ma anche a centinaia di morti, vittime di attacchi.
 
I maoisti avevano promesso di lanciare da oggi una “settimana nera” per condannare “le atrocità contro i villaggi” e per fermare la campagna armata contro di loro.
 
In una dichiarazione ad AsiaNews, mons. Thomas D’Souza, segretario della Conferenza episcopale del Bengala, ha detto che “la Chiesa condanna ogni violenza e offre preghiera e condoglianze alle famiglie delle vittime che hanno perso la vita nell’incidente”.
 
Interrogato sulla possibilità che l’incidente sia un attacco maoista, il vescovo ha affermato: “La violenza va condannata in ogni forma. Il nostro desiderio è che tutte le parti giungano al dialogo, anche se c’è ancora molta strada da fare”.
 
“Questo problema [la resistenza maoista-ndr] esiste da tempo, ma senz’altro non è mettendo esplosivi ai binari che le cose si risolvono. La violenza non può essere mai giustificata. In questa situazione, chi ci va di mezzo sono sempre i poveri ad essere colpiti e a soffrire di più”.
 
Si calcola che essi siano fra 10 e 20 mila guerriglieri, che rivendicano una lotta violenta in difesa dei contadini senza terra e delle minoranze etniche locali. Almeno 20 dei 28 Stati dell’India hanno sacche di resistenza maoista. L’anno scorso i maoisti hanno fatto almeno 600 vittime. Dal 2009 il governo li ha bollati come “terroristi”.
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