Dhaka, violenze per la morte del giovane leader Hadi. Assaltati i maggiori quotidiani
Il 32enne tra i protagonisti delle proteste contro Sheik Hasina, fondatore del movimento Inqilab Moncho, è morto a Singapore per un colpo di pistola alla testa. Il sospettato sarebbe fuggito in India. In centinaia hanno vandalizzato gli uffici di Prothom Alo e Daily Star a Dhaka. Muhammad Yunus: "Assalto a media indipendenti e a progresso democratico".
Dhaka (AsiaNews) - Violente proteste sono scoppiate a Dhaka dopo la morte di Sharif Osman Hadi, coordinatore di Inqilab Moncho, movimento socio-culturale nato dalla rivolta di luglio 2024. Hadi, noto come il “combattente di luglio” per il suo ruolo nel rovesciare il governo della Lega Awami dell’ex prima ministra Sheikh Hasina, è morto ieri alle 22 mentre era in cura a Singapore.
Dopo aver costituito Inqilab Moncho, in seguito alle rivolte, Hadi aveva organizzato manifestazioni a Shahbagh per chiedere il riconoscimento dei martiri della protesta, ma anche il sostegno dello Stato ai feriti. Inizialmente portavoce del gruppo, è poi diventato il suo coordinatore e ha rapidamente costruito una forte base di sostegno. Noto per le sue dichiarazioni contro la Lega Awami e voce critica dell’India, Hadi appariva spesso nei talk show televisivi del Paese.
Il 12 dicembre, il giorno dopo l’annuncio del calendario delle 13esime elezioni nazionali e del referendum, Hadi è stato colpito con un colpo di pistola alla testa sulla Box Culvert Road a Purana Paltan, Dhaka. Gli investigatori hanno identificato come autore dell’omicidio un leader della Chhatra League, organizzazione vietata, e secondo alcune fonti il sospettato sarebbe fuggito in India.
La notizia della morte di Hadi ha scatenato violenze senza precedenti. Verso mezzanotte, centinaia di studenti e cittadini hanno preso d’assalto gli uffici dei quotidiani Prothom Alo a Karwan Bazar e del Daily Star a Farmgate, Dhaka, vandalizzando e incendiando entrambi gli edifici nonostante l’intervento dell’esercito e della polizia. I giornalisti intrappolati all'interno hanno chiesto aiuto sui social media mentre il fumo avvolgeva i locali.
Porimol Palma, corrispondente cattolico del Daily Star, ha dichiarato ad AsiaNews al telefono: “Il nostro posto di lavoro è stato attaccato davanti alla polizia e all'esercito, noi giornalisti viviamo ancora nella paura”. Ha aggiunto: “Ora mi trovo nella redazione. Quando sono arrivato, ho visto delle auto che circolavano sulla strada, tutto sembrava a posto, ma c’era qualcosa che non andava nel nostro ufficio. Sono estremamente angosciato nel vedere così il mio posto di lavoro, è la mia seconda casa”. Palma ha detto che l’ufficio all'ottavo piano è stato gravemente danneggiato e l’edificio dato alle fiamme dal piano terra al sesto piano.
Un giornalista di Prothom Alo, parlando in forma anonima, ha detto: “Penso che il governo avrebbe potuto impedire l’attacco se avesse voluto. Ma non l’ha fatto”. Aggiungendo che tutto nel loro ufficio al quinto piano è stato bruciato, causando danni irreparabili. “Come giornalista di Prothom Alo, temo di poter essere vittima della violenza della folla in qualsiasi momento”.
Il giornalista in esilio Elias Hossain, ex collaboratore di Ekushey TV e ora residente negli Stati Uniti, è accusato di incitamento alla rivolta attraverso dei post su Facebook. Hossain, che è fuggito dal Bangladesh nel 2015 e gestisce un popolare canale YouTube, ha scritto: “Prothom Alo è finito, venite al Daily Star”. Definendo il Prothom Alo “nascondiglio dell’India” che non può rimanere in Bangladesh.
Il consigliere capo del governo provvisorio Muhammad Yunus ha condannato gli attacchi, definendoli “un assalto ai media indipendenti e al progresso democratico”. Ha espresso le sue condoglianze ai redattori Matiur Rahman (Prothom Alo) e Mahfuz Anam (The Daily Star) e ha assicurato piena sicurezza e collaborazione. “Questo attacco indesiderato e spregevole alla vostra organizzazione e ai giornalisti mi ha profondamente rattristato. Il governo è al vostro fianco in questo momento difficile”, ha dichiarato in un comunicato.
Yunues ha aggiunto: “Questo attacco alle due principali organizzazioni mediatiche del Paese equivale a un attacco ai media indipendenti. Questo incidente ha creato un enorme ostacolo sul percorso del progresso democratico e del giornalismo indipendente nel Paese”. Il consigliere capo ha promesso di incontrare presto i direttori e di garantire la protezione dei media in un contesto di crescente instabilità.






