20/05/2011, 00.00
SRI LANKA
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Difficile la riconciliazione tra nord e sud, l’insufficiente aiuto del governo

di Melani Manel Perera
A 2 anni dalla fine della guerra civile, il sud del Paese gode i vantaggi della pace. Ma al nord sono troppi i problemi irrisolti: profughi senza casa né lavoro, perdurante presenza dell’esercito, vedove di guerra abbandonate da tutti. La testimonianza di alcuni Tamil.

Colombo (AsiaNews) – Il 19 maggio è stato il 2° anniversario della fine della guerra tra lo Stato e le Tigri di Liberazione Tamil Eelam, che per oltre 30 anni ha insanguinato e diviso il Paese. Il 19 maggio 2009 lo Stato,  dopo l’uccisione del leader ribelle Valupillai Prabhakaran, dichiarò che sarebbe stato l’inizio di un’epoca di Pace e Riconciliazione tra tutti i srilankesi, senza più divisioni né discriminazioni. Da allora così è stato per gli abitanti del sud, ma molte persone che vivono nel settentrione raccontano ad AsiaNews che ancora vivono “nella paura persino di parlare”.

La gran parte del Paese vive ora in pace, senza pericolo di attentati, senza dovere stare sempre attenti per timore delle Tigri Tamil. Chi vive al sud ha i vantaggi di una moderna democrazia. Ma la grande maggioranza degli etnici Tamil, in tutto il Paese, come pure parecchi non Tamil, hanno timore persino a parlare, qualcuno dice ad AsiaNews che “stare tranquilli è meglio che raccontare la nostra agonia”.

La lunga guerra civile costrinse interi villaggi a fuggire, riparando in campi profughi. Molti sfollati ancora vivono in questi campi, senza che il governo abbia provveduto a dare loro una sistemazione stabile nella loro terra. Molti altri vivono in campi “di transito”, che dovevano essere sistemazioni provvisorie. Non hanno mezzi per ricostruire la casa e a molti il governo non ha dato denaro, né mezzi per farlo. Ad altri ha offerto aiuti alimentari per andare via, ma li hanno rifiutati perché durano solo 6 mesi, davvero pochi per ricostruire casa e lavoro e vita sociale.

Molti Tamil mancano di lavoro, quindi di mezzi per vivere. Tra chi vive nei campi si sono contati 48 suicidi, di giovani e di anziani, di gente che non ha studiato ma anche di chi è istruito.

Intere comunità Tamil non possono tornare alle loro terre, perché non sono più loro. Sono state requisite dalle Forze di Sicurezza, o anche da società multinazionali. Anche se c’è la pace, molte zone sono tuttora classificate come di “Massima Sicurezza”, sottoposte alla giurisdizione dell’esercito. Ciò nonostante, in queste zone ci sono ancora violenze e sparizioni.

L’Esercito gestisce circa 60 ristoranti e motel tra Omanthe a Jaffna, lungo la via Palali. I Tamil si chiedono perché queste attività le deve fare l’esercito, anziché i residenti. Anche perché l’Esercito ha maggiori mezzi e loro non possono competere.

In queste zone, l’unico segno visibile di ripresa economica sono le nuove costruzioni, edifici, strade e ponti. Ma gli abitanti della zona raccontano ad AsiaNews che la guerra, oltre a portare via tante persone conosciute e amate, ha tolto loro quello che avevano per vivere, li ha resi dipendenti dalle elargizioni altrui, come mendicanti.

Nella zona di Maddukkarai, distretto di Mannar, sono numerose le vedove di guerra. Queste donne non hanno di che vivere e si racconta che per la povertà sono costrette a cercare uomini che le mantengano. Il governo non ha programmi di aiuti per loro, né per i loro figli, anche se la guerra ha loro portato via tutto.

Testimoni dicono ad AsiaNews che, al di là delle affermazioni trionfali del governo, ci sono di fatto due Sri Lanka. Nel nord, non c’è ancora la “Pace e Riconciliazione” goduta nel meridione.

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