Disastro X Press Pearl: Colombo non rinuncia al risarcimento

di Melani Manel Perera

Dopo il mancato pagamento della prima tranche da 250 milioni di dollari da parte della società di Singapore armatrice della nave che con il suo incendio nel 2021 provocò uno dei più gravi disastri ambientali degli ultimi anni, la Corte Suprema dello Sri Lanka ha ribadito l'obbligo di risarcimento rinviando ulteriori azioni legali a una nuova udienza fissata per il 26 gennaio.

Colombo (AsiaNews) - La Corte Suprema dello Sri Lanka ha ordinato al procuratore generale di indagare sulle azioni legali da intraprendere contro la compagnia di Singapore X-Press Feeders, proprietaria della nave X-Press Pearl, per non aver pagato il risarcimento disposto in relazione all’incendio del maggio 2021, una delle più gravi catastrofi ambientali avvenuta in mare negli ultimi anni. I giudici di Colombo non hanno infatti intenzione di ritirare l’ingiunzione e hanno fissato per il 26 gennaio una nuova udienza per verificare la situazione.
Nei giorni scorsi con un’intervista all’agenzia AFP l’amministratore delegato di X-Press Feeders, Shmuel Yoskovitz, aveva annunciato l’intenzione di non pagare entro la scadenza del 23 settembre la prima tranche da 250 milioni di dollari del risarcimento da un 1 miliardi di dollari stabilito dalla Corte Suprema di Colombo. Yoskovitz aveva sostenuto che rispettare la sentenza avrebbe “conseguenze gravi per la navigazione globale” e "creerebbe un precedente pericoloso".

In un’udienza davanti a tre giudici di Colombo l’avvocato dei ricorrenti contro il disastro ambientale Ravindranath Dabare ha accusato la compagnia armatrice di oltraggio alla Corte, chiedendo che vengano avviati procedimenti appropriati contro i dirigenti della società. Anche l’avvocatessa Himali Kularatne, in rappresentanza della comunità dei pescatori, ha sostenuto in aula che la compagnia convenuta ha commesso oltraggio alla Corte non rispettando l’ordine di pagamento. Da parte sua presidente del Consiglio degli Avvocati K. Kanageeswaran, intervenendo per conto della Sea Consortium Lanka che rappresenta in giudizio la società di Singapore, ha dichiarato in aula che il suo cliente ha già pagato 300 milioni di rupie (circa 850mila euro ndr) come parte del risarcimento e non avrebbe la capacità finanziaria per pagare di più.

In risposta, il giudice Achala Wengappuli, membro del collegio giudicante, ha affermato che la Corte Suprema ha fatto tutto quanto possibile nei limiti della legge per ottenere il risarcimento dei danni causati dall’incidente. Ha inoltre sottolineato che ora è compito del governo procedere al recupero di tale risarcimento, aggiungendo che non bastano gli arresti dei dirigenti della compagnia per risolvere la questione. La Corte ha quindi ordinato di riconvocare l’udienza il 26 gennaio per valutare i progressi compiuti nell’attuazione delle disposizioni.

Quattro petizioni per violazione dei diritti fondamentali erano state presentate alla Corte Suprema dal card. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, dal Centro per la Giustizia Ambientale e da altre parti, per ottenere risarcimenti per i danni subiti dalla comunità dei pescatori e dall’ambiente a causa del naufragio. Nel frattempo anche l’Ufficio delle Nazioni Unite in Sri Lanka ha espresso preoccupazione per il rifiuto della compagnia di navigazione X Press Feeders di rispettare l’ordine della Corte Suprema: “Invitiamo la compagnia di navigazione a rivedere l’entità dei danni a persone, coste e vita marina – ha scritto in un post pubblicato su X - e a sostenere la giustizia per le comunità e l’ecosistema”.