24/09/2025, 11.36
INDONESIA
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Jakarta pronta a inviare 20mila soldati di peacekeeping a Gaza e nei teatri di conflitto

di Mathias Hariyadi

Il presidente indonesiano Prabowo Subianto lo ha annunciato all’Assemblea generale dell’Onu. Nel suo discorso ha riaffermato l’impegno per la soluzione dei due Stati come unica via al conflitto israelo-palestinese, condannato le violenze nella Striscia e aperto a un futuro riconoscimento di Israele se riconoscerà la Palestina. La lunga storia dei contatti portati avanti con discrezione dal più popoloso Paese musulmano al mondo con lo Stato ebraico.

Jakarta (AsiaNews) – L’Indonesia è pronta a schierare più di 20mila militari nelle missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite in diversi teatri di conflitto, nella Striscia di Gaza come in Ucraina. Lo ha annunciato ieri il presidente Prabowo Subianto durante il suo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni unite a New York sulla risoluzione pacifica della questione palestinese.

“L’Indonesia è pronta a mandare 20mila o più dei nostri figli e figlie per contribuire a garantire la pace a Gaza o altrove, come in Ucraina, Sudan o Libia. Ovunque la pace sia necessaria e debba essere mantenuta, noi siamo pronti”, ha dichiarato Prabowo.

Il presidente indonesiano ha aggiunto che il mantenimento la pace globale “non può essere raggiunto solo con le parole, ma deve essere sostenuto da azioni concrete”. Ha poi respinto la dottrina secondo cui “i forti possono fare ciò che vogliono mentre i deboli devono soffrire”, precisando che “il potere non è verità. La verità deve rimanere verità. In questo senso l’Indonesia è oggi uno dei maggiori contributori alle forze di peacekeeping delle Nazioni unite”.

Nel suo discorso, l’ex comandante delle forze speciali Kopassus ha ribadito anche la posizione di Jakarta sulla questione israelo-palestinese: la soluzione dei due Stati come “unica via percorribile per la pace”. Ha condannato la tragedia umanitaria in corso a Gaza, dove “migliaia di civili, molti dei quali donne e bambini, sono stati uccisi”, e ha chiesto “una fine immediata della violenza”.

“L’Indonesia riafferma il suo impegno per la soluzione dei due Stati nella questione palestinese. Solo questa soluzione porterà la pace”, ha detto Prabowo. Ha quindi affermato che, una volta che Israele riconoscerà l’indipendenza della Palestina, anche l’Indonesia riconoscerà lo Stato d’Israele, sostenendo garanzie di sicurezza per entrambi i popoli. “Dobbiamo anche riconoscere, dobbiamo anche rispettare e dobbiamo anche garantire la sicurezza di Israele. Solo allora potremo avere una pace reale”, ha dichiarato, concludendo il suo intervento con la parola ebraica “Shalom”.

Ufficialmente l’Indonesia, il più popoloso Paese musulmano al mondo, non intrattiene relazioni diplomatiche con Israele, ma nel corso dei decenni non sono mancati contatti discreti. Durante l’era di Suharto (1967-1998), per esempio, piloti dell’Aeronautica indonesiana furono inviati a Tel Aviv in segreto per essere addestrati sull’uso degli F-5E Tiger. “Per evitare l’attenzione pubblica, i piloti non volavano direttamente da Jakarta a Israele. Facevano scalo in diversi Paesi latinoamericani ed europei prima di atterrare a Tel Aviv”, ha ricordato un giornalista indonesiano, il cui fratello partecipò alla missione.

Anche i pellegrinaggi religiosi hanno da decenni rappresentato un canale di contatto indiretto: migliaia di indonesiani hanno ottenuto visti tramite l’ambasciata israeliana a Singapore per visitare la Terra Santa. “Forse negli ultimi tre anni i numeri sono diminuiti in modo significativo a causa della guerra di Gaza”, ha spiegato una guida turistica indonesiana.

Allo stesso tempo l'Indonesia ha collaborato con Israele per il lancio di aiuti aerei a Gaza e dopo gli attacchi all'ospedale indonesiano che si trova nel nord della Striscia di Gaza il ministero degli Esteri aveva rilasciato delle dure dichiarazioni contro lo Stato ebraico per aver attaccato, danneggiato e occupato la struttura sanitaria.

Questa doppia realtà – sostegno intransigente a livello pubblico alla Palestina, ma al tempo stesso rapporti indiretti e discreti con Israele – ha sempre definito la diplomazia indonesiana e spiega i toni calibrati del discorso di Prabowo, in contrasto con le condanne durissime pronunciate dai leader arabi nello stesso forum.

Negli anni un ruolo significativo è stato svolto anche da figure musulmane legate alla Nahdlatul Ulama (NU), la più grande organizzazione islamica del Paese di stampo moderato. Abdurrahman Wahid, noto come Gus Dur e quarto presidente dell’Indonesia, nel 1994 accettò l’invito del premier israeliano Yitzhak Rabin per assistere alla firma del trattato di pace tra Israele e Giordania. La sua visita a Tel Aviv suscitò polemiche sul piano interno, ma confermò la sua convinzione che fosse necessario costruire ponti di dialogo tra popoli e religioni.

Questa tradizione di apertura verso il mondo ebraico e israeliano è continuata fino ai giorni nostri. Nel luglio 2024 il presidente della NU, Yahya Cholil Staquf (Gus Yahya), ha rivelato che cinque quadri dell’organizzazione hanno incontrato in Israele il presidente Isaac Herzog. L’incontro, parte di un percorso di comunicazione interreligiosa, ha visto la partecipazione di accademici e giovani dirigenti della NU: Zainul Maarif, Munawar Aziz, Syukron Makmun, Nurul Bahrul Ulum e Izza Annafisah Dania.

La notizia aveva riattizzato il dibattito pubblico in Indonesia, ma per la NU l’orientamento rimane quello di proseguire l’eredità di Gus Dur, promuovendo dialogo, tolleranza e costruzione di ponti di pace in un conflitto che appare senza fine.

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