09/02/2023, 10.46
TURCHIA
Invia ad un amico

Diyarbakir, le ferite dei curdi nel dramma del terremoto

di Dario Salvi

Una fonte di AsiaNews testimonia “l’aiuto reciproco” e il “sostegno vicendevole” nel dramma del terremoto. Un ristorante offre cibo gratuito, scuole private e società aprono le loro porte per accogliere gli sfollati. Come in passato sembrano però emergere falle nella macchina dei soccorsi governativa. Allarme anche dall’Unesco per i siti patrimonio dell’umanità in pericolo. 

Milano (AsiaNews) - “Quello di cui abbiamo bisogno è la solidarietà racchiusa nel cuore delle persone, quello di cui abbiamo bisogno è l’aiuto reciproco, di sostegno vicendevole. Un esempio fra i tanti? Un ristorante che offre cibo gratuito, un pasto caldo senza chiedere nulla in cambio [nella foto]”. A parlare è Güzide (che chiede di essere citata solo per nome), una fonte di AsiaNews a Diyarbakir, area a maggioranza curda a sud-est della Turchia anch’essa colpita duramente dal terremoto del 6 febbraio. “Alcune scuole private, diverse società e organizzazioni non governative - prosegue - hanno aperto le porte delle loro sedi agli sfollati, offrendo un riparo. La situazione comincia a farsi davvero dura, fa molto freddo ed è impossibile restare all’aperto per molte ore”. 

“In città diversi edifici sono crollati” racconta Güzide, attiva nel campo della comunicazione, “e molte persone sono morte, altre ancora sono intrappolate” fra le macerie delle case. In questa fase molti sono i bisogni: “Le persone - prosegue - hanno urgente bisogno di tende, di un riparo, e anche di cibo. In realtà hanno bisogno di tutto”, dalle coperte ai vestiti, perché “hanno perso la casa con all’interno ogni bene”. Vi è poi il lato umano della tragedia, rappresentato dalla perdita “di familiari, di parenti, di amici. Ora ciò che conta è che possano trovare un posto dove stare e un aiuto”, poi si dovrà pensare al sostegno psicologico e alla ricostruzione del tessuto urbano e sociale.

Intanto continua ad aggravarsi il bilancio del sisma, che ha causato sinora oltre 16mila vittime, ma altre ancora sono sepolte dalle macerie in Turchia e Siria. Ieri Ankara aveva imposto pesanti restrizioni alla rete, in particolare Twitter, nelle stesse ore in cui il presidente Recep Tayyip Erdogan visitava alcune aree colpite. Blocchi rientrati nella mattinata di oggi, dopo l’ondata di proteste sollevata da opposizioni, intellettuali e attivisti i quali hanno fatto notare che i social sono strumento prezioso nell’opera dei soccorritori e di coordinamento degli aiuti. Durante i sopralluoghi lo stesso Erdogan ha ammesso ritardi e problemi, ma ha anche aggiunto che era impossibile prevedere una simile catastrofe. Parole che guardano alle elezioni del 14 maggio - confermate anche nelle aree in stato di emergenza - in cui il leader e il governo si giocano il futuro politico e molti equilibri potrebbero cambiare in Turchia e Medio oriente. 

Intanto a Diyarbakir e in tutta la regione a maggioranza curda, teatro di repressioni e offensive in passato per sedare tensioni etniche con la scusante del terrorismo e dell’indipendentismo (leggi Pkk), si rischia di assistere a scene già viste. Una sorta di abbandono delle autorità centrali e la macchina degli aiuti che si trasforma in un “fai da te” che unisce vigili del fuoco e semplici cittadini, senza le squadre di esperti in disastri e mezzi essenziali per le operazioni di soccorso e recupero. La distruzione è estesa in questa città di 250mila abitanti a quasi 200 km dall’epicentro del sisma e molti accusano le istituzioni di corruzione diffusa, che avrebbe amplificato - a partire dagli edifici costruiti senza tenere conto dei criteri anti-sismici - la tragedia. Abusi e corruttela istituzionalizzati sotto Erdogan, mentre si rincorrono voci di attacchi dell’aviazione turca contro obiettivi curdi Ypg in Siria anche durante il terremoto. 

“Per ora non vediamo molti enti governativi operare nell’area” sottolinea la fonte di AsiaNews, ma “vi sono diverse Ong che hanno allestito un tavolo di crisi e che cercano di prestare aiuto quando vengono contattate e in caso di bisogno. Queste realtà - prosegue - cercano di fornire un primo soccorso e, nonostante l’emergenza, stanno facendo un buon lavoro”. “Nella zona sono presenti tensioni politiche - conclude Güzide - ma quello di cui dobbiamo parlare ora è come aiutare le persone, di come essere solidali, trovare un pasto caldo e un posto sicuro. Di ristoranti che offrono cibo e locali che aprono le loro porte per fornire un riparo”. 

Infine, oltre a quello in vite umane, a preoccupare è anche il bilancio pesantissimo dei danni a livello architettonico e culturale. Gli esperti Unesco lanciano l’allarme per il “cedimento di diversi edifici” alla Fortezza di Diyarbakir, sito riconosciuto come patrimonio dell’umanità, e per i danni ai vicini Giardini Hevsel. L’intera zona era un importante centro di epoca prima romana, poi bizantina, islamica e infine ottomana e oggi risulta difficile da raggiungere perché isolata e per le vie di comunicazione interrotte. Fra i patrimoni a rischio anche il Göbekli Tepe (“sacre rovine” in curdo), sito archeologico 18 km a nord della città di Şanlıurfa, e il Nemrut Dağı con le sue statue giganti. 

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Mons. Bizzeti: Antiochia è una città post-atomica. Sisma e migranti, risposte comuni
27/02/2023 10:51
Vicario d’Anatolia: non silenzio, ma solidarietà nella ‘tragedia del terremoto’
20/02/2023 13:03
Sacerdote a Iskenderun: dal sisma l’unità fra Chiese, la preghiera di cristiani e musulmani
13/02/2023 13:37
Sisma in Turchia: Antiochia rasa al suolo. Paese unito nel dolore, diviso dalla politica
11/02/2023 11:59
Mons. Bizzeti: Antiochia, il sisma ha segnato ‘la fine di un’epoca’
15/03/2023 10:23


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”