08/05/2015, 00.00
INDIA – BANGLADESH
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Dopo 41 anni, India e Bangladesh si accordano sulle terre contese

di Nozrul Islam
New Delhi ha approvato all’unanimità l’emendamento che consente l’attuazione dell’intesa India-Bangladesh Boundary, in sospeso dal 1974. Ora gli abitanti di queste comunità potranno tornare nel Paese d’origine o acquisire la cittadinanza di quello ospitante. Una “pietra miliare” nei rapporti bilaterali tra le due nazioni.

New Delhi (AsiaNews) – Dopo 41 anni di dispute India e Bangladesh hanno raggiunto un’intesa storica che ridisegnerà i confini tra i due Paesi e stabilirà una volta per tutte la sovranità sulle enclavi. Ieri il Parlamento di New Delhi ha passato il 119mo emendamento della Costituzione, che rende effettivo l’accordo India-Bangladesh Boundary del 1974. In una rara dimostrazione di unanimità, tutti i 331 membri della Lok Sabha (Camera del popolo o Camera bassa) hanno votato in favore del decreto. A Dhaka la notizia è stata considerata una vittoria del Bangladesh sul “fratello maggiore”, e la consacrazione di un ritrovato avvicinamento tra le due nazioni.

India e Bangladesh condividono 4.096 chilometri di confine. Lungo appena 2,4 chilometri sorgono oltre 150 enclavi – 51 quelle bangladeshi in India, poco più di 100 quelle indiane in Bangladesh –, abitate da circa 50mila persone. Un numero esiguo rispetto alla popolazione complessiva delle due nazioni – 162 milioni per Dhaka, 1,2 miliardi per New Delhi –, ma che ha sempre rappresentato una “stranezza” storica rimasta dopo la Partizione del 1947. Tuttavia, per queste comunità il cortocircuito ha significato un’ingiustizia che ha tolto loro diritti politici, economici e sociali.

L’attuazione dell’accordo permetterà a ciascun lato di acquisire le enclavi nei propri confini. Chi vive in queste zone avrà il diritto di tornare nel proprio Paese d’origine, oppure di restare e diventare cittadini della nazione in cui vivono – ormai – da anni.

Parlando con Sheikh Hasina, sua controparte bangladeshi, il Primo ministro dell’India Narendra Modi ha definito la mossa “una pietra miliare” nei rapporti bilaterali tra i due Paesi. In Bangladesh, dove l’89% della popolazione è musulmana, Modi non è molto amato perché considerato “anti-islamico”. Tuttavia non sono mancate le congratulazione da parte di tutta la leadership bangladeshi.

In realtà ad aprire la strada all’approvazione del 119mo emendamento era stato il governo dell’ex Primo ministro Manmohan Singh (Congress, oggi all’opposizione). Una responsabilità che Sushma Swaraj, attuale ministro degli Affari esteri  e membro del Bharatiya Janata Barty (Bjp, nazionalisti indù), ha riconosciuto subito dopo il voto. Ringraziando l’ex premier presente in aula, ha detto: “Manmohan Singh è colui che ha dato inizio a tutto. Io ho solo completato il compito. La legge, dal primo all’ultimo comma, è identica a quella presentata nel 2013 dalla United Progressive Alliance (Upa)”. L’Upa è la coalizione guidata dal Congress.

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