16/09/2011, 00.00
TAIWAN - CINA
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Dopo l’incidente dei jet, Taipei chiede nuovi aerei a Washington

Due vecchissimi F5 si sono schiantati contro un aereo nell’est di Taiwan, e la morte dei 3 piloti ha scatenato nuove richieste di armi agli Usa. Mentre la candidata democratica critica il presidente Ma e dice: “Siamo pacifici, ma vogliamo essere al sicuro dalla Cina”. Per la prima volta in 10 anni, il Dipartimento di Stato si defila da un incontro Usa-Taiwan su difesa e sicurezza.
Taipei (AsiaNews) – Gli aerei militari in dotazione all’esercito di Taiwan “sono ormai delle bare volanti”, e gli Stati Uniti devono sbrigarsi a venderne di nuovi all’isola: “Non si tratta più di una questione soltanto di Difesa. Qui c’è in gioco la vita dei nostri soldati”. È la reazione unanime della società e della politica dell’ex Formosa dopo l’incidente aereo avvenuto lo scorso 13 settembre che è costato la vita a 3 piloti.

Nella giornata di martedì due vecchi F5 della “Air force” di Taiwan sono scomparsi dai radar poco dopo il decollo dalla base di Hualian, nell’est dell’isola. Un testimone ha dichiarato di aver visto i due jet volare a bassa quota, per schiantarsi successivamente sulle vicine montagne: le cause dello schianto sono ancora ignote, ma gli ufficiali di Taiwan lo attribuiscono all’età dei jet. I corpi dei 3 militari sono stati ritrovati ieri.

Luo Shou-he, portavoce dell’esercito nazionale, ha confermato l’avvenimento e ha rinnovato le richieste del governo a Washington affinché sblocchi la vendita dei nuovi F16: “Abbiamo veramente bisogno di questo rimpiazzo”. La flotta aerea militare di Taiwan infatti è composta principalmente da aerei con 35 o più anni di età: tuttavia la Cina, che considera l’isola una “provincia ribelle” sotto il proprio controllo, spinge gli Stati Uniti a rifiutare l’accordo commerciale.

Washington, secondo il “Taiwan Defence Act”, sarebbe in teoria obbligata a vendere a Taipei le armi di cui ha bisogno per difendersi contro la Cina. Tuttavia le pressioni economiche di Pechino e la presa di potere da parte del presidente Ma Yingjeou – un nazionalista che ha compiuto diverse aperture nei confronti della Cina continentale – hanno frenato la situazione. Ora però la questione è tornata d’attualità, con gli Usa sempre più timorosi di suscitare le ire di Pechino.

Proprio ieri è stato confermato che per la prima volta in 10 anni, ad un incontro Usa-Taiwan sull’industria di difesa e sicurezza, non sarà presente nessuna personalità del Dipartimento di Stato Usa. Il raduno si terrà in Virginia dal 18 al 20 settembre. All’incontro sarà comunque presente una personalità del Pentagono.

Nel dibattito sulla vendita di armi, si è inserita anche Tsai Ing-wen, candidata del Partito democratico che a gennaio sfiderà Ma alle prossime presidenziali. Nel corso di una visita proprio a Washington, la Tsai ha riconosciuto che durante l’ultima presidenza democratica – targata Chen Shui-bian, indipendentista della prima ora – i rapporti fra le due nazioni sono stati “difficili” ma ha sottolineato: “Siamo cresciuti insieme alla nostra democrazia”.

Parlando presso l’American Enterprise Institute, un think tank conservatore, ha aggiunto: “L’approccio nei confronti della Cina sarà stabile e bilanciato”. Ma ha subito dopo criticato il presidente in carica perché, pur chiedendo i nuovi jet agli Stati Uniti, “non ha messo da parte come previsto il 3 % del Pil per l’acquisto di armi. Noi amiamo la pace ma desideriamo anche metterci al sicuro”.

Il presidente americano Barack Obama dovrebbe decidere verso la fine di questo mese sulla vendita degli F 16 a Taiwan.
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