14/05/2019, 14.54
MALAYSIA
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Due Rohingya tra i jihadisti: sventato piano terroristico contro templi e chiese

Hanno 20 e 25 anni. Il più giovane è in possesso di una carta Onu per i rifugiati ed è legato ai ribelli islamisti in Myanmar. La cellula riceveva ordini dalla Siria. I terroristi volevano vendicare la morte di un pompiere musulmano di etnia malese. Erano pronti ad entrare in azione durante la prima settimana di Ramadan.

Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – Pianificavano attentati su larga scala contro tempi buddisti, indù e chiese della capitale per uccidere “personalità di alto profilo”: le autorità malaysiane hanno arrestato una cellula jihadista di cui facevano parte due miliziani Rohingya. Lo ha annunciato ieri in una conferenza stampa Abdul Hamid Bador, nuovo ispettore generale della polizia. Gli altri due miliziani posti in stato di fermo sono un cittadino malaysiano ed uno indonesiano.

I fermi sono il risultato di due operazioni condotte dalle forze di sicurezza a Kuala Lumpur e Terengganu, tra il 5 ed il 7 maggio scorsi. Gli ufficiali hanno sequestrato anche una pistola automatica, 15 proiettili e sei ordigni esplosivi improvvisati (Ied).

Abdul Hamid ha rivelato ai cronisti che la cellula riceveva ordini dalla Siria. Ad impartirli un altro cittadino malaysiano, la cui identità è ancora oggetto di indagini. “Questo individuo ha dato il via libera agli attacchi, pianificati a partire dallo scorso gennaio. Le comunicazioni avvenivano via Whatsapp”, ha dichiarato.

I quattro terroristi volevano vendicare la morte di un pompiere musulmano di etnia malese, morto lo scorso novembre durante gli scontri settari presso un tempio indù di Subang Jaya (Selangor). La cellula era pronta ad entrare in azione durante la prima settimana di Ramadan (iniziato il 6 maggio).

Uno dei sospetti Rohingya in custodia è un 20enne titolare di una carta per i rifugiati rilasciata dalle Nazioni Unite (Onu). Il giovane ha ammesso di sostenere l'Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa). Il gruppo armato di stampo islamista opera nello Stato di Rakhine (Myanmar). I ribelli islamici sono responsabili per l’inizio delle violenze che hanno spinto oltre 700mila Rohingya a fuggire nel vicino Bangladesh. “[Il sospetto] Intendeva attaccare l’ambasciata del Myanmar a Kuala Lumpur”, ha affermato Abdul Hamid. L’altro Rohingya arrestato è un 25enne facente parte di una fazione locale dello Stato islamico (Is).

Nazione a maggioranza islamica, la Malaysia è vista come un rifugio sicuro nel Sud-Est asiatico dai Rohingya che fuggono dal Myanmar. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), il Paese ne ospita almeno 90.200; gruppi di attivisti affermano tuttavia che il numero reale sfiorerebbe le 200mila unità.

Lo scorso anno, il ministro della Difesa di Kuala Lumpur, Mohamad Sabu, ha espresso timori per la possibilità che gli espatriati Rohingya siano attratti da ideologie estremiste. “Siamo preoccupati – ha dichiarato – che possano essere manipolati per poi diventare attentatori suicidi o reclute in cellule terroristiche”.

La radicalizzazione della minoranza etnica, cominciata alla fine degli anni '70, trova terreno fertile in una popolazione di rifugiati permanenti. Analisti denunciano che i rifugiati Rohingya sono corteggiati da gruppi islamisti del Medio Oriente e dell'Asia del Sud: la dinamica rischia di trasformare gli affollati campi al confine tra Bangladesh e Myanmar in un nuovo vortice di instabilità per la regione.

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