19/07/2012, 00.00
EGITTO
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Egitto, islamismo e insicurezza lasciano deserte le spiagge del Mar Rosso

A 17 mesi dalla caduta di Mubarak alcuni imprenditori lamentano perdite del 70%. Albergatori, ristoratori e agenti lanciano un appello a Morsi per non islamizzare il settore turistico balneare. Nei primi cinque mesi del 2012 le visite sono calate del 26% rispetto al 2010, i guadagni sono scesi invece del 24%.

Il Cairo (AsiaNews/ Agenzie) - Spiagge semideserte, hall di hotel un tempo affollate da turisti trasformate in magazzini, baristi e camerieri seduti in attesa di clienti: è il triste scenario che da oltre un anno caratterizza le spiagge del Mar Rosso, fino al 2011 perla dell'industria turistica egiziana. A 17 mesi dalla caduta di Mubarak la situazione nei centinaia di resort e villaggi vacanza non è migliorata. Gli operatori del settore sono pessimisti e guardano con paura al nuovo Egitto guidato dai Fratelli Musulmani, che a tutt'oggi non si sono ancora espressi in merito a vendita di alcolici, bikini, piscine promiscue e discoteche.

Waleed, imprenditore turistico di Sharm el - Sheik racconta che "la sua azienda ha perso più del 70% delle entrate ". "L'Egitto - spiega - vive di turismo. Penso che in futuro il presidente Morsi tenterà di islamizzare anche il nostro settore, ma sarà un processo lungo. Nell'immediato non prenderà alcuna decisione,  la popolazione deve mangiare".

Nelle 81 pagine di programma elettorale presentate dai Fratelli Musulmani nemmeno una menziona il turismo da spiaggia, che rappresenta una delle principali entrate dell'industria vacanziera. Alla domanda sul tema, la maggior parte dei leader islamisti glissa, affermando che ora vi sono altre priorità da affrontare e che il settore è marginale e coinvolge poche persone. Tuttavia, promettono di sostenere iniziative culturali, centri per il benessere e tour nel deserto.

Imprenditori e gestori di locali e spiagge sostengono invece che il loro lavoro rappresenti circa l'80% dell'industria turistica egiziana, con numeri in grado di competere con Spagna e Turchia. Samir Makari, economista, sottolinea che il settore impiega in via diretta e indiretta dal 12% al 15% della forza lavoro, con entrate pari all'11% del Pil. Esso è una fonte di impiego in un Paese con un alto tasso di natalità e con un settore manifatturiero stagnante.

Con l'inizio della Primavera araba le entrate e l'offerta di posti di lavoro sono calati in modo drastico. Nei primi cinque mesi del 2012 le visite sono scese del 26% rispetto al 2010, i guadagni del 24%. Secondo Makari, alla minaccia islamista si aggiunge il clima di insicurezza in cui è piombato il Paese. Le continue manifestazioni, gli scontri fra polizia e manifestanti costati 800 morti spaventano i turisti. Mimi Waisband, vice-presidente della Crystal Cruise Public relations, afferma che gli agenti di viaggio e i loro clienti provenienti dai Paesi occidentali hanno paura a viaggiare in Egitto.

La maggior parte degli operatori  guarda con interesse i Paesi islamici sull'altra sponda del Mar Rosso, ma avvertono anche sul futuro di un'islamizzazione radicale dell'Egitto. Un agente di viaggio sottolinea: "L'Arabia Saudita ha le miglori spiagge vergini del Mar rosso, ma non si vede un visitatore. Gli unici sono i musulmani che si recano nel Paese islamico per il pellegrinaggio a La Mecca".   

 

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