20/05/2025, 11.03
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Elezioni amministrative, primo 'successo' del nuovo governo libanese

di Fady Noun

Fra le criticità la bassa affluenza in alcune aree (nella capitale un misero 21%) e l’assenza di una visione nazionale sul decentramento. Un fattore che blocca l’emergere di una autorità locale veramente autonoma. Un passo comunque positivo nella prospettiva delle elezioni politiche del maggio 2026.

Beirut (AsiaNews) - Appena uscito dalla devastante guerra tra Israele e Hezbollah, che si è conclusa sotto coercizione militare nel novembre 2024, e a soli quattro mesi di distanza dall’elezione del presidente Joseph Aoun il 9 gennaio scorso, il nuovo governo ha organizzato le elezioni municipali. E, per come si sono svolte, vanno considerate un successo da ascrivere senza ombra di dubbio a suo merito. Tre domeniche successive di maggio sono già state dedicate a queste tornate elettorali, che erano state rinviate tre anni fa (nel 2022) e frammentate per motivi logistici.

Le ultime votazioni comunali in Libano si sono tenute nel 2016, mentre il mandato di questi organi intermedi è della durata di sei anni. Queste elezioni si concluderanno domenica prossima, 25 maggio, con il voto nei comuni del Libano meridionale, compresi i villaggi devastati da Israele, le cui popolazioni voteranno al di fuori dei loro comuni, ma pur sempre - come da qualche tempo accade - sotto l’occhio talvolta mortale dei droni.

Una delle lezioni principali di queste elezioni, oltre al successo formale, è che l’assenza di una visione nazionale delle politiche di decentramento continua a ostacolare l’emergere di un potere locale veramente autonomo. E di una amministrazione capace di portare avanti un progetto collettivo al di là delle immediate appartenenze politiche e partitiche. Ciò rende queste elezioni municipali una innegabile preparazione alle elezioni politiche in programma per il mese di maggio del 2026. Una tappa fondamentale in una nazione in cui le divisioni politiche causate dalle armi di Hezbollah continuano a dominare la scena istituzionale.

Il più grande scrutinio delle elezioni municipali si è tenuto domenica 18 maggio nella capitale, Beirut, e nelle muhafaza - divisioni amministrative di primo livello - della Bekaa e di Baalbeck. Al termine di questa giornata di voto, per la quale sono stati invitati alle urne più di un milione di elettori, l’affluenza non ha superato il 21% a Beirut, mentre ha toccato quota 45% nella Bekaa. Va detto che un’analisi di queste elezioni risulta essere istruttiva: in particolare emerge come segnale negativo nella capitale, laddove il dato sta a indicare una forte disaffezione dell’elettorato della capitale, che sembra aver perso ogni illusione di cambiamento.

Detto questo la vittoria a Beirut, una città “sunnita” dove i membri della comunità rappresentano più del 50% dell’elettorato, è andata a una lista composita guidata dal deputato Fouad Makhzoumi; una compagine peraltro sostenuta - in un’alleanza che sembrerebbe contro-natura - sia dalle Forze Libanesi che dal tandem sciita di Hezbollah e del movimento Amal. Il suo obiettivo dichiarato, raggiunto al 90%, era quello di eleggere una lista di 24 membri che rispettasse il principio di parità musulmano-cristiana; un valore stabilito “in modo simbolico”, e senza tener conto di alcuna maggioranza religiosa, da Rafic Hariri dopo la guerra civile. Del resto la legge elettorale per i comuni non impone quote specifiche ai consigli comunali eletti.

L'azzardo ha quasi pagato, in quanto la lista di Makhzoumi è stata battuta solo da Mahmoud el-Jamal, un ex ufficiale nell’orbita del Movimento del Futuro. Tuttavia, quest’ultima elezione è stata celebrata nelle strade come una “vittoria sunnita” su una coalizione di partiti che aveva certamente buone intenzioni, ma che doveva il suo successo solo ai voti assicurati dalla comunità sciita.

Secondo gli analisti si tratta di un’eco, non ancora superata, del colpo di forza di Hezbollah del 2008 contro i quartieri sunniti, che ha stabilito l’egemonia politica del Partito di Dio fino alla guerra del 2023-24. Ciò è tanto più vero in quanto il movimento filo-iraniano continua a “sfidare” l’opinione della stragrande maggioranza dei libanesi e si rifiuta di riconoscere l’enorme errore commesso nell’avviare unilateralmente le ostilità contro Israele, a sostegno di Hamas, l’8 ottobre 2023. Una scelta che ha portato alla sua sconfitta e allo schiacciamento del Paese dei cedri da parte della macchina militare dello Stato ebraico. Il voto di Beirut è stato segnato anche da un calo del numero di parlamentari e di ong emanazione delle proteste del 2019 (Beirut madinati), segnando la fine - forse momentanea? - di un’altra speranza di cambiamento.

Forze libanesi a Zahlé

Tuttavia, lo scrutinio del 18 maggio scorso è stato caratterizzato dalla vittoria decisiva della lista “Forze Libanesi” a Zahlé, la grande città cristiana della Bekaa. Questo successo ha rispecchiato quello del tandem sciita nei distretti prevalentemente sciiti di Baalbeck e Hermel, anche se gli osservatori hanno visto un certo declino del controllo di Hezbollah sulla sua base popolare, come si evince dalla minore affluenza rispetto al 2016.

Le prime due fasi delle elezioni municipali si sono tenute il 4 maggio nel mohafazat (governatorato) del Monte Libano, e la domenica successiva 11 maggio nel Nord Libano. Nel primo caso lo scrutinio è stato caratterizzato da un’affluenza moderata e inferiore al 50% ad eccezione dei caza (suddivisione amministrativa di secondo livello) di Koura (59,40%) e Jbeil (56,70%). Il movimento di astensione, notevole a Beirut, è stato riscontrato anche in aree urbane come Metn e Baabda.

In generale, nel Metn, Baabda e in parte del Kesrouan - che sono in prevalenza cristiani - gli elettori hanno espresso stanchezza nei confronti dell’apparato partitico, favorendo i profili orientati alla gestione dei servizi pubblici locali (rifiuti, illuminazione, strade). Il conteggio dei voti ha confermato una distribuzione eterogenea dei guadagni elettorali, con nessun partito in grado di rivendicare una chiara egemonia sul Monte Libano. Il Movimento Patriottico Libero (Cpl), le Forze Libanesi (FL), il Kataëb e numerose liste indipendenti hanno ottenuto vittorie isolate in comuni simbolici. Il panorama rimane quindi caratterizzato da frammentazione, accordi locali e coalizioni di circostanza, che sono comunque comuni nelle elezioni comunali.

Scandalo a Tripoli

Nel Nord Libano le elezioni più turbolente si sono svolte a Tripoli, il capoluogo a maggioranza sunnita. In questa città, i risultati hanno richiesto tre giorni per essere pubblicati e lo spoglio si è svolto in un’atmosfera tesa, caratterizzata da sospetti di frode. Le liste sponsorizzate dal deputato Ashraf Rifi e dall’ex primo ministro Nagib Mikati hanno condiviso i 24 seggi del consiglio comunale. Ma lo scandalo dello scrutinio ha portato al licenziamento del governatore locale Ramzi Nohra, ritenuto responsabile del caos.

Infine, l’esercito ha compiuto almeno 86 arresti dopo che due persone - la giornalista di LBCI Nada Andraos e un giovane che rimane in condizioni critiche - sono state ferite da “colpi di festeggiamento” esplosi dopo l’annuncio dei risultati.

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