09/09/2025, 14.26
TERRA SANTA
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Gerusalemme: dopo otto secoli torna a suonare l’organo più antico del mondo

Uno strumento a canne di epoca medievale, che accompagnava le liturgie all'epoca dei crociati, è stato scoperto a Betlemme e restaurato nell’ambito del progetto Resound guidato dal musicologo spagnolo David Catalunya. La presentazione questa mattina al convento di San Salvatore, sede della Custodia della Terra Santa. Ora nuovi studi sulle campane.

Gerusalemme (AsiaNews) - È l’organo più antico della cristianità - e del mondo - e torna a far risuonare le sue note dopo oltre 800 anni di silenzio. Si tratta di uno strumento a canne risalente all’epoca medievale, scoperto a Betlemme e restituito all’uso grazie ad un restauro accurato nell’ambito del progetto Resound guidato dal musicologo spagnolo David Catalunya, che definisce il lavoro “un miracolo”. La presentazione ufficiale si è tenuta questa mattina presso il convento del Santo Salvatore a Gerusalemme, sede della Custodia della Terra Santa, parte di un evento internazionale promosso e curato dai religiosi. 

Lo strumento, costruito in Francia nell’undicesimo secolo, viene portato in Terra Santa nel XII con lo scopo di accompagnare la liturgia dei crociati e, per questo, può essere considerato il più antico al mondo capace ancora oggi di produrre suoni. Uno strumento ancora più antico di quello della basilica di Valère a Sion, nel cantone del Vallese, in Svizzera, costruito tra il 1430 e il 1435, come spiega in un articolo il sito terrasanta.net.

Il progetto “L’organo di Betlemme” è promosso dall’Istituto Complutense di Scienze Musicali (Iccmu) in collaborazione col Museo Terra Sancta e i francescani della regione. A guidare la ricerca lo spagnolo Catalunya, la cui passione per gli strumenti storici lo ha portato nella città santa alla ricerca di un tesoro liturgico sepolto nel XIII secolo. Nel 1906, uno scavo condotto da archeologi francescani dello Studium Biblicum Franciscanum (Sbf) sotto il giardino della basilica della Natività a Betlemme ha portato alla luce 222 tubi di bronzo, un carillon di tredici campane e altri oggetti liturgici nascosti dai crociati. Questo patrimonio unico è stato accuratamente conservato dai religiosi, che hanno accolto con entusiasmo questo innovativo progetto di ricerca.

“L’organo di Betlemme” sarebbe stato nascosto dai crociati prima di partire con la collaborazione dei chierici latini agostiniani nelle fasi precedenti la loro espulsione dalla Terra Santa, sepolto insieme a campane e oggetti liturgici dentro la chiesa della Natività. Lo strumento è stato poi portato al convento della Flagellazione, luogo in cui è stato fondato oltre un secolo fa lo Studium.

I reperti sono stati ignorati per diverso tempo dal mondo accademico, quando nel 2019 Catalunya, allora giovane ricercatore all’Università di Oxford, trova una nota manoscritta che fa riferimento allo strumento. Una scoperta che lo spinge a promuovere un progetto ambizioso di studio e recupero condotto a Madrid grazie al progetto Resound, finanziato dal Consiglio europeo della ricerca (Erc) e coordinato dall’Istituto complutense di Scienze musicali (Iccmu).

Tuttavia, la svolta nei lavori si registra il 20 maggio scorso quando gli studiosi scoprono che otto delle 222 canne d’organo originali sono in uno stato di conservazione tale da poter risuonare senza senza alcun intervento di restauro. “Suonavano - spiega il musicologo spagnolo - come se fossero state costruiti ieri. È stato come aprire la tomba di un faraone: per giorni ci siamo sentiti in un sogno”. I ricercatori hanno provato a inserire una delle canne medievali nel corpo di un organo portatile, ottenendo un suono limpido e potente tale da segnare il ritorno in vita dello strumento dopo otto secoli di silenzio. Catalunya sottolinea come il timbro di questo organo medioevale sia diverso da quelli rinascimentali o moderni: “È un suono sorprendente, con molto carattere, ricco e variegato nei registri bassi, medi e alti” spiega. Una sonorità “che ci permette di immaginare, per quanto possibile, l’atmosfera della liturgia medievale”.

Come prima mondiale, David Catalunya ha suonato musica su alcune delle canne originali, producendo la stessa vibrazione che un tempo accompagnava le liturgie crociate nella chiesa della Natività a Betlemme. “Oggi questa voce dimenticata - afferma - può essere ascoltata di nuovo, non solo come oggetto di studio, ma come un’esperienza vivente che collega arte, storia ed emozione. Come una Pompei musicale, è una finestra unica sul passato, una reliquia vivente”.

Álvaro Torrente, direttore dell'Istituto Complutense di Scienze Musicali - principale centro di ricerca musicale in Spagna - ha dichiarato: “L’organo di Betlemme non è solo un tesoro del passato che ora possiamo contemplare e ascoltare. È anche una fonte unica di conoscenza sulla musica, l’ingegneria e l’organologia europea, in grado di trasformare radicalmente la nostra visione della cultura medievale. È come trovare un dinosauro vivente: qualcosa - conclude - che una volta sembrava impossibile e improvvisamente diventa reale davanti ai nostri occhi e orecchie”. Infine, il lavoro dei ricercatori e musicologi non è ancora concluso: una delle ricerche ancora aperte riguarda il possibile rapporto tra l’organo e le campane ritrovate negli stessi scavi a Betlemme.

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