29/01/2013, 00.00
EGITTO
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Giornalista egiziano: I Fratelli Musulmani sono in un vicolo cieco

A Port Said, Ismailia e Suez, nessuno rispetta il coprifuoco imposto da Mohamed Morsi. A sfregio i giovani organizzano partite di calcio notturne. La polizia non riconosce più l'autorità del Ministero degli interni. L'imam di al-Azhar si è chiuso in un esilio volontario, in protesta contro gli islamisti, mentre opposizione e Chiese cristiane abbandonano l'"inutile" dialogo con il governo. Anche poveri e analfabeti, principale bacino elettorale del movimento, non vogliono più essere usati come pedine.

Il Cairo (AsiaNews) - "A Port Said, Ismalia, Suez nessuno rispetta il coprifuoco imposto dal presidente Mohamed Morsi. Per sfidare l'ordine a Ismalia, alcuni giovani hanno organizzato una partita di calcio notturna in uno degli stadi della città. Le strade del Cairo, dove non vige lo stato di emergenza, piazza Tahrir e il quartiere di Helipolis sono presidiati da migliaia di persone, in una sorta di sit-in di massa che durerà finché il governo non accoglierà le richieste della popolazione: rivedere la costituzione, revocare il governo e far dimettere il procuratore generale nominato dal presidente". È quanto afferma ad AsiaNews André Azzam, giornalista egiziano, che descrive il caos in cui è piombato l'Egitto, stretto fra le manifestazioni per i due anni della Rivoluzione dei gelsomini e le proteste degli ultras di calcio, costate oltre 30 morti e 500 feriti.

"I Fratelli Musulmani - spiega Azzam - sono lontani dalle esigenze della popolazione egiziana. La loro autorità e la loro popolarità stanno scendendo di giorno in giorno, nessuno vuole dialogare con loro perché essi non hanno argomenti e vogliono difendere solo il potere guadagnato".

Il giornalista cita il doppio boicottaggio compiuto dalle Chiese cristiane - ortodossa, cattolica, protestante ed evangelica - e dai partiti di opposizione che nei giorni scorsi hanno definito "inutili e senza senso" i colloqui proposti dal presidente. In un comunicato stampa, p. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, ha dichiarato "che le sedute sono improduttive e non portano a nulla".  

La minoranza cristiana e i partiti di opposizione non sono i soli a prendere le distanze dall'establishment islamista. Azzam riferisce che anche la polizia e le stesse autorità di al-Azhar stanno boicottando apertamente il governo: "Dopo i fatti di Port Said gli agenti non riconoscono più l'autorità del ministero degli Interni, anch'esso dominato dagli islamisti. Nei giorni scorsi essi hanno impedito ai funzionari di partecipare ai funerali dei poliziotti morti durante l'assalto degli ultras dell'al-Masri alle caserme di polizia della città all'imbocco del canale di Suez. Lo scorso 24 gennaio Ahmed al-Tayeb, grande imam di al-Azhar si è rifiutato di partecipare alle celebrazioni per la nascita di Maometto e da allora vive in una sorta di esilio volontario nel suo villaggio natale vicino a Luxor. Teme l'influenza degli islamisti che vorrebbero governare anche la storica università islamica".  

Azzam sostiene che anche la popolazione rurale, storico feudo elettorale dei Fratelli Musulmani sta abbandonando il movimento. In occasione del 25 gennaio, gli islamisti si sono tenuti lontani dalle manifestazioni per la Primavera araba, organizzando distribuzioni di cibo a metà prezzo nei villaggi e opere di volontariato. "In questo modo - spiega - essi tentano di comprare almeno il consenso degli analfabeti, che però hanno iniziato a comprendere di essere una semplice pedina nelle mani di persone senza scrupoli". "Un tassista del Cairo residente in periferia - continua -  mi ha confessato di aver comprato per la sua famiglia circa 2 chili di carne da uno di questi chioschi. Essa era così vecchia che nemmeno dopo cinque ore di cottura era commestibile. Secondo l'uomo i poveri sono stanchi di essere presi in giro e non sono più disposti a vendersi per un pacco di riso e qualche pezzo di carne immangiabile, vogliono anch'essi partecipare alla costruzione dell'Egitto".  (S.C.)

 

 

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