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SRI LANKA
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Giornalista scomparso da 12 anni: la moglie si rasa la testa per protesta

di Melani Manel Perera

Prageeth Ekneligoda stava indagando sul presunto uso di armi chimiche da parte del governo contro le Tigri tamil. Era già stato sequestrato un anno prima della sua sparizione. La moglie Sandhaya ha detto di voler continuare la sua lotta contro la famiglia Rajapaksa.

Colombo (AsiaNews) - Si è rasata la testa e ha chiesto l’intervento divino affinché sia fatta giustizia per il marito scomparso 12 anni fa. Sandhya Ekneligoda è convinta che siano stati i sostenitori della famiglia Rajapaksa a rapire il marito Prageeth, il giornalista che stava indagando sul presunto uso di armi chimiche da parte del governo contro le Tigri Tamil. La sparizione è avvenuta nel 2010, quando a capo del Paese c’era Mahinda Rajapaksa, fratello dell’attuale presidente Gotabaya.

Nei giorni scorsi il Forum Ekneligoda ha organizzato una "puja" per segnare il 12mo anniversario dalla scomparsa del fumettista e cronista srilankese. La cerimonia è iniziata il 24 gennaio al monumento Nawagamuwa Pattini Devalaya ed è proseguita al tempio Kaali Kovil di Mutwal il 25 gennaio.

Sandhaya ha detto ai giornalisti presenti di non avere fiducia nel sistema giudiziario dello Sri Lanka: “Credo che solo la Madre Kaali possa punire i dirigenti di questo Paese. Da oggi in poi mi raderò la testa per Kaali Mani per avere giustizia per mio marito". 

La donna ha poi ribadito di non avere intenzione di arrendersi: "Ho camminato per tutta la nazione alla ricerca di mio marito. Ci sono prove che sia stato rapito. Ho intentato una causa”, ha spiegato la donna. “La famiglia Rajapaksa è tornata al potere nel 2019. Per questo non ho fiducia in quello che accadrà in tribunale. I testimoni che hanno parlato con mio marito ora dicono di aver mentito. Sono diventati una barzelletta. Quindi come posso aspettarmi giustizia dai tribunali?”.

Nel 2017 Sandhaya ha ricevuto l’International Women of Courage Award per la sua lotta senza sosta. Fin da subito ha accusato l’amministrazione Rajapaksa di essere coinvolta nel sequestro di Prageeth, che nessuno ha più visto dal 24 gennaio 2010, due giorni prima delle elezioni presidenziali. Al tempo lavorava come giornalista freelance per un sito web pro-opposizione e aveva partecipato alla campagna presidenziale del candidato Sarath Fonseka. 

“Vorrei dire una cosa ai Rajapaksa: anche se uccidete un uomo chiamato Prageeth Eknaligoda, i geni di quell'uomo, le creazioni di quell'uomo, i pensieri di quell'uomo, ciò che quell'uomo ha costruito, saranno trasmessi ai suoi figli un domani. È per le persone che cercano la giustizia, per lo stato di diritto, e per la costruzione di un Paese migliore” ha aggiunto ieri alla puja Sandhaya.

Il governo ha sempre negato le accuse, ma dal 2008 il reporter stava indagando sull’utilizzo di armi chimiche da parte del governo contro le tigri tamil nel nord del Paese. Era già stato rapito e rilasciato dopo 24 ore nell’agosto 2009.

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