16/06/2008, 00.00
MYANMAR
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Giunta militare: via i medici stranieri dalle zone di Nargis

Il governo sostiene di non avere più bisogno di dottori dall’estero e chiude i campi d’accoglienza nella zona del delta dell’Irrawaddy. Bloccato l’ingresso di un team medico dalla Thailandia. Troppi ostacoli dalle autorità, diminuiscono anche gli aiuti dei privati.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – I medici stranieri lasciano il Myanmar dopo che la giunta ha deciso la chiusura di diversi campi d’accoglienza per gli sfollati del ciclone Nargis. I 2,4 milioni di superstiti bisognosi di aiuto iniziano a non poter più contare neppure sul sostegno dei donatori privati, scoraggiati dagli ostacoli costruiti dalle autorità locali per impedire la distribuzione dei soccorsi e l’accesso alle zone disastrate.
 
Il regime militare birmano ha detto alla Thailandia di non inviare il terzo team di medici, il cui arrivo a Yangon era previsto per oggi. La motivazione è che la maggior parte dei campi nella città di Myaung Mya, nel delta dell’Irrawaddy, sono stati chiusi. “Dottori da India, Giappone e Filippine hanno già lasciato il Myanmar – racconta alla Reuters Surachet Satitniramai, coordinatore del gruppo thailandese al ministero della Sanità. “Il governo birmano dice di avere abbastanza dottori per affrontare la situazione”, aggiunge.
 
Nonostante le promesse, la giunta continua a mostrarsi riluttante all’intervento umanitario di Paesi stranieri. Intanto la maggior parte delle vittime del ciclone versa ancora in gravi condizioni e si affievoliscono anche i soccorsi dei privati. Il quotidiano The Irrawaddy avverte che molti hanno deciso di non andare avanti per le eccesive difficoltà incontrate nelle operazioni di aiuto. I donatori rischiano prima di tutto il carcere: come è avvenuto al famoso comico Zarganar, arrestato il 4 giugno, o all’ex giornalista sportivo Zaw Thet Htwe, prelevato dalla polizia il 14 giugno scorso nella città di Minbu. In secondo luogo, molti privati hanno dovuto pagare pedaggi salati per trasportare gli aiuti su strade e lungo i ponti; in alcuni casi sono stati costretti a scambiare il loro materiale con beni di qualità inferiore oppure è stato loro semplicemente confiscato. Un’altra spiegazione per il calo delle donazioni private è anche la scarsa disponibilità di mezzi. I donatori della classe media – ipotizza un analista – hanno fatto quello che potevano, ora con l’aumento dei prezzi dei generi alimentari non hanno più nulla da poter dividere con le vittime.
 
 
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