Giustizia e ambiente: Leone XIV e il ‘testamento sociale’ di Francesco da Port Moresby
Cura del creato e superamento delle divisioni erano stati i temi al centro dell’ultimo viaggio apostolico del pontefice argentino nel settembre dello scorso anno. Già dal nome il successore richiama l’attenzione della Chiesa sulle “cose nuove” e le sfide del presente. La sacralità della vita e la missione di costruire ponti nella società.
Port Moresby (AsiaNews) - Dal momento esatto in cui il card. Robert Prevost, eletto come successore di papa Francesco, assume il nome di Leone XIV, non vi sono dubbi sull’obiettivo del suo imminente ministero. Nel 1891 il suo omonimo Leone XIII inaugurò l’insegnamento sociale della Chiesa con la Lettera Enciclica “Rerum Novarum”: un pontefice di 81 anni - ne avrebbe compiuti 93 - richiamava l’attenzione della Chiesa sulle “cose nuove” che stavano ridisegnando la società con la rivoluzione industriale e l’emarginazione e lo sfruttamento della classe operaia. Da allora, l’appello alla pace, alla giustizia sociale, alla difesa dei deboli, alla priorità della persona, alla dignità del lavoro, alla protezione dell’ambiente, sono risuonati regolarmente nelle parole e negli insegnamenti dei papi e della Chiesa cattolica.
Papa Francesco si è concentrato in particolare sulla cura del creato e della nostra casa comune con la Lettera Enciclica Laudato Si’ e l’Esortazione Apostolica Laudate Deum. Lo ha fatto anche nei suoi discorsi in Papua Nuova Guinea (Png) durante la sua visita del 7-9 settembre 2024. Subito dopo l’incontro di apertura con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico all’Apec Haus, ha riconosciuto l’abbondanza di risorse naturali nel nostro Paese.
“Questi beni - ha detto l’allora pontefice - sono però destinati da Dio all’intera comunità. Anche se nello sfruttamento di queste risorse devono essere coinvolti esperti esterni e grandi aziende internazionali, è giusto che nella distribuzione dei proventi e nell’assunzione dei lavoratori si tenga conto delle esigenze delle popolazioni locali, per migliorare le loro condizioni di vita”. E a Vanimo, il giorno successivo, ha condiviso la convinzione e la speranza che l’armonia della natura favorisca l’amore reciproco e la comunione degli uomini.
La distruzione della natura è una condanna a morte per l’uomo. Tanto più quando l’attacco al creato è accompagnato da un attacco alla persona. Papa Francesco ha fatto alcuni esempi: la povertà urbana e l’abbandono e l’isolamento rurale, le persone emarginate e vittime della violenza della criminalità, delle lotte tribali e delle insensate accuse di stregoneria. “È mia particolare speranza - ha detto alla Casa dell’Apec - che la violenza tribale abbia fine, perché causa molte vittime, impedisce alle persone di vivere in pace e ostacola lo sviluppo”. Il rispetto sociale, la giustizia e la pace sono pilastri dell’insegnamento sociale della Chiesa.
Nel suo discorso inaugurale, papa Leone ha sottolineato l’importanza di costruire ponti tra individui, gruppi e nazioni. Papa Francesco aveva consigliato ai giovani di Port Moresby di lavorare per l’unità contro la divisione, la confusione e la dispersione, di promuovere l’armonia dell’incontro con Dio e con gli altri, di fermare la violenza soprattutto in famiglia: “Nel nome del Signore, vi ricordo che la vita è sacra. La vita non deve essere violata. La vita - aveva affermato - non deve essere abusata in alcun modo!”.
Mentre il Magistero sociale della Chiesa si occupa spesso di minacce esterne e provenienti dall’esterno papa Francesco, parlando da Vanimo, ha sottolineato la necessità di “ricomporre le rivalità, di superare le divisioni - personali, familiari e tribali -, di scacciare la paura, la superstizione e la magia dal cuore delle persone, di porre fine a comportamenti distruttivi come la violenza, l’infedeltà, lo sfruttamento, l’abuso di alcool e di droghe, mali che imprigionano e tolgono la felicità a tanti nostri fratelli e sorelle, anche in questo Paese”.
È una crescita nella vita spirituale e nella dedizione personale che guarisce i mali privati e sociali. La fede è vera solo con la carità. A Vanimo papa Francesco ha riconosciuto che, fin dal XVIII secolo, “uomini e donne consacrati, catechisti e missionari laici non hanno smesso di predicare la Parola di Dio e di offrire aiuto ai loro fratelli e sorelle attraverso la cura pastorale, l’istruzione, l’assistenza sanitaria e molti altri modi”. Tra loro vi erano due martiri, il beato Giovanni Mazzucconi e il beato Pietro To Rot. Papa Francesco ha ricordato entrambi i nomi all’ Apec Haus, e poi ancora Giovanni Mazzucconi nella messa al Sir John Guise Stadium e il Beato Pietro To Rot (presto santo) nell’incontro con i giovani nella stessa sede. Perché “anche in tempi di forti restrizioni alle attività cristiane, [egli] non si è mai arreso”. Sotto Francesco e Leone questo include ciò che si oppone all’azione a favore del creato e dei più poveri dell’umanità.
* missionario del Pime, responsabile advocacy di Caritas Papua Nuova Guinea