21/04/2010, 00.00
KIRGHIZISTAN - RUSSIA - CINA
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Gli interessi di Russia e Cina e il destino del neo-governo kirghiso

Il nuovo governo ha ottenuto un primo gradimento e aiuti economici da Russia e Usa. La Cina sta a guardare, ma il Kirghizistan è essenziale per la sua espansione in Asia centrale. I due Paesi hanno grandi scambi commerciali e le ditte cinesi sono numerose e attive.

Bishkek (AsiaNews/Agenzie) – La caduta del governo del presidente Kurmanbek Bakiyev è stata preceduta da una campagna critica senza precedenti, da parte di media, siti web e radio russe, su frequenze che il Kirghizistan riceve. Esperti ritengono che Mosca abbia contribuito alla caduta di Bakiyev, personaggio ormai scomodo e con grande potere personale, e si chiedono fino a che punto la Russia riuscirà a rinsaldare i rapporti col nuovo governo, a danno di Stati Uniti e Cina.

All’inizio del mese Mosca aveva elevato i dazi all’esportazione in Kirghizistan di prodotti ottenuti dal petrolio, provocando forti aumenti di prezzi che avevano accresciuto la protesta popolare per l’alto costo della vita e la diffusa povertà. La Russia aveva anche mal digerito la concessione a giugno di Bakiyev agli Stati Uniti di mantenere la base aerea di Manas (nella foto) per la guerra in Afghanistan. Esperti ritengono che l’allora presidente avesse prima concordato con Mosca la chiusura della base, ricevendo importanti aiuti economici. Mentre poi ha ottenuto altri aiuti dagli Usa per rinnovare la concessione.

In seguito la Russia ha subito assicurato sostegno al governo provvisorio di Roza Otunbayeva e ha concesso finanziamenti vari per 50 milioni di dollari.

La Otunbayeva ha ottenuto anche il gradimento degli Stati Uniti, dopo che Robert Blake, Assistente alla Segreteria di Stato Usa, ha ricevuto assicurazioni sulla permanenza della base aerea Usa a Manas. La donna progetta di recarsi presto a Washington per incontrare il governo Usa.

Il rinnovato rapporto con la Russia preoccupa Pechino, per la quale il Kirghizistan è importante per aumentare la propria influenza nell’Asia centrale. A dicembre la Cina ha infranto il dominio russo sull’energia della zona, con l’apertura del gasdotto lungo 2mila chilometri che porta il gas dal Turkmenistan attraverso Kazakistan e Uzbekistan fino al Passo Alataw nello Xinjiang, per poi collegarsi al gasdotto che arriva a Shanghai. Il gasdotto non passa per il Kirghizistan. Ma Bishkek è il terzo maggior partner commerciale di Pechino tra gli Stati ex sovietici, dopo Russia e Kazakistan, e le imprese cinesi sono attive nel Paese: pochi giorni prima delle proteste, la cinese Guodian Corp. aveva annunciato investimenti per 4 miliardi di dollari nei settori di energia e riscaldamento del Kirghizistan. Gli scambi commerciali bilaterali sono stati di 10 miliardi di dollari. I cinesi hanno sofferto “pesanti danni” per le proteste di piazza, come il centro commerciale cinese Guoying, bruciato dai dimostranti.

La Cina non ha ancora preso iniziative ufficiali dopo il colpo di Stato. Ma il Kirghizistan è fondamentale nella strategia cinese per una maggiore influenza nell’Asia centrale. Per questo esperti e media cinesi hanno ripetuto in questi giorni che il cambiamento “non colpirà i rapporti con la Cina”. Del resto, anche la Cina può dare robusti aiuti finanziari al Kirghizistan, che non è in grado di migliorare l’economia senza aiuti esterni.

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