14/06/2007, 00.00
PALESTINA
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Gli scontri di Gaza, la fine del sogno palestinese

di Bernard Sabella
Solo oggi ci sarebbero almeno 14 morti e decine di feriti per i quali negli ospedali manca tutto. Hamas sembra aver vinto a Gaza, ma Abbas ordina alla guardia presidenziale di attaccare e potrebbe annunciare lo scioglimento del governo. Si ipotizza la possibilità di due Stati palestinesi. L'analisi di un esponente del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente e deputato di Fatah.
Gerusalemme (AsiaNews) – Hamas sembra stia vincendo la sanguinosa battaglia di Gaza, l’Autorità nazionale palestinese sta facendo arrestare esponenti del movimento islamico in Cisgiordania; Hamas ha lanciato un ultimatum agli uomini di Fatah presenti a Gaza di arrendersi entro le 19 di questa sera, da Ramallah arriva la notizia che il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas ha dato ordine alla Guardia presidenziale di attaccare Hamas e sta pensando di sciogliere il governo di unità nazionale. E si sparge la voce che qualcuno sta pensando ad una divisione di Gaza dalla Cisgiordania,nella prospettiva di dar vita a due Stati palestinesi.
 
Le notizie da Gaza, intanto, continuano a dare numeri crescenti di vittime degli scontri: in mattinata si parlava di 80 morti negli ultimi 5 giorni ai quali, nel primo pomeriggio di sono aggiunti i 14 che hanno perso la vita nell’assalto di Hamas al quartier generale della Sicurezza preventiva (Fatah). E per le decine e decine di feriti, gli ospedali di Gaza fanno sapere di non avere corrente elettrica, né scorte di sangue, né acqua.
 
Una testimonianza su questa drammatica situazione è data ad AsiaNews dal professor Bernard Sabella, deputato di Fatah a Gerusalemme, membro del Servizio ai rifugiati palestinesi in Medio Oriente del Consiglio delle Chiese.
 
Gli scontri tra le fazioni nella Striscia di Gaza provocano serie preoccupazioni tra i suoi cittadini ed i nostri colleghi nel Dipartimento del Consiglio delle Chiese per il servizio ai rifugiati palestinesi in Medio Oriente (Dspr). Si teme che la situazione di conflitto interno possa ulteriormente peggiorare, gettando Gaza nel caos e nell’instabilità. Si parla anche, adesso, di una separazione della Striscia dalla Cisgiordania con ripercussioni per la continuità e la sopravvivenza della stessa Autorità nazionale palestinese.
 
La lotta interna ha messo al primo posto non i problemi nazionali, ma un problema politico secondario: con Hamas al potere in Gaza c’è la possibilità che alla fine degli scontri essa prenda il posto dell’Autorità nazionale e delle sue strutture civili e di sicurezza. Se ciò accade, i palestinesi dovranno far fronte a una nuova situazione che porterebbe a vari scenari, ma nessuno di essi aiuterebbe l’attuarsi delle nostre aspirazioni per uno Stato indipendente di Palestina.
 
Come altri palestinesi, al Dspr temiamo che questo nuovo sviluppo renderà ancora più povero e più debole il nostro popolo. Insieme a centinaia di persone per le strade di Gaza e nella West Bank abbiamo domandato alle varie fazioni di fermare questa follia. Questi tempi tristi ci ricordano che abbiamo bisogno di una leadership politica capace di mettere i temi nazionali al primo posto, prima di ogni altro problema particolare.
 
La lotta interna di Gaza concede respiro a Israele e distrae l’attenzione dalla causa che è alla radice dell’instabilità nella Terra Santa, e cioè l’occupazione israeliana di territori palestinesi e il controllo sul nostro popolo. Se ci combattiamo l’un l’altro il mondo dimenticherà il male che vi è nell’occupazione e la necessità di porre fine ai 40 anni di occupazione israeliana, con tutte le sue violazioni e misure per negare i nostri diritti basilari di libertà e autodeterminazione.
 
Alcuni in Palestina domandano a Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), di prendere una posizione più dura verso Hamas. Ciò significa dissolvere il governo di unità nazionale guidato da Hamas. Significa anche sciogliere il Parlamento eletto il 25 gennaio 2006, dove Hamas ha la maggioranza. Corrono perfino voci che nella West Bank l’Anp ha arrestato in massa centinaia di funzionari di Hamas, per costringere Hamas a fermare la lotta a Gaza .
 
La lotta interna e le contromisure proposte rischiano di segnare la fine delle possibilità di una visione comune del nostro futuro, che combini insieme gli elementi religiosi e laici della politica palestinese. Dobbiamo ammetterlo: siamo in una profonda crisi politica che può ricadere su tutte le sfere della nostra vita sociale, culturale, economica. I palestinesi di tutte le fazioni devono impegnarsi a trovare una soluzione. Oggi è necessario sostenere il presidente Abbas perché non deviamo la nostra lotta dallo scopo di giungere all’indipendenza attraverso la fine dell’occupazione. La questione nazionale deve avere la precedenza sulle questioni legate alle fazioni. Uniti, resistiamo; divisi, cadiamo. Ogni aiuto che Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Lega Araba e altri possono dare per superare il blocco in cui siamo oggi, è benvenuto. Ma alla fine, la soluzione verrà fuori dal modo in cui rimarremo uniti.
 
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