17/10/2005, 00.00
INDIA
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Governo indiano invita la Chiesa a collaborare in campo medico

In un discorso sugli aborti preventivi il ministro della Salute applaude all'impegno dei cristiani. Il segretario della commissione Salute della Conferenza episcopale ad AsiaNews: "Il nostro impegno è sinceramente apprezzato. Collaboriamo preservando l'etica cattolica".

New Delhi (AsiaNews) – Il ministero indiano della Salute e del benessere familiare vuole collaborare con i leader cattolici e di altre comunità religiose per controllare la disparità sessuale a la situazione del sistema sanitario nel Paese.

Lo ha detto Anbumani Ramadoss, ministro della Salute, durante un discorso sugli aborti preventivi ed il controllo delle nascite. "Bandire per legge la predeterminazione del sesso del nascituro – dice il politico – ovviamente non è abbastanza perché quello degli aborti selettivi è un problema sociale che possiamo combattere solo cambiando il modo di pensare della popolazione". "Il cambio di mentalità – conclude - può avvenire solo con l'aiuto di chi viene ascoltato, ovvero i leader religiosi".

Secondo uno studio condotto dal governo il numero di femmine ogni mille maschi è più alto nelle comunità cristiane (964/1000); dopo vengono i musulmani (950/1000) ed i buddisti (942/1000). In fondo alla lista vi sono i sikh (786/1000) mentre gli indù, religione di maggioranza, sono nel mezzo (925/1000).

Il ministero ha deciso di applicare i metodi in atto in alcuni Stati indiani a livello nazionale. "Lo stato occidentale del Gujarat e quello settentrionale del Punjab – sottolinea ancora Ramadoss - hanno ottenuto buoni risultati coinvolgendo i leader religiosi nella campagna pro-femmine. A novembre incontreremo tutti i leader a New Delhi per pianificare un lavoro comune che interessi tutta l'India".

La determinazione del sesso del nascituro è proibita dall'Atto sulle tecniche diagnostiche pre-natale del gennaio 1996, ma la semplice azione giuridica non basta: le femmine sono scese dal rapporto 945/1000 del 1991 a quello di 927/1000 nel 2001.

Il dott. Malini Karkal, demografo e attivista sociale da lungo tempo, sottolinea che per le bambine vi è un trattamento discriminante anche dopo la nascita, che va dalla denutrizione, all'assenza di cure mediche e alla quasi impossibilità di ricevere un'istruzione.

A questo proposito AsiaNews ha intervistato p. Alex Vadakumthala, segretario della commissione Salute della Conferenza episcopale, che spiega: "L'impegno dei cattolici è sinceramente apprezzato dal governo. Il ministro poi ha studiato in una scuola cristiana, quindi ci conosce bene". Questo impegno è "particolarmente sviluppato nei 4 Stati del sud, Karnataka, Tamil Nadu, Kerala ed Andra Pradesh: qui il livello globale del sistema sanitario è alto anche grazie al nostro impegno nel campo educativo, sanitario e sociale".

"Abbiamo quasi 600 suore medici – racconta p. Vadakumthala – ed in India questa è una cosa unica. Le religiose operano al 95 % nei villaggi, dove non c'è altro tipo di provvigione medica perché non conviene economicamente aprire ambulatori o dispensari e quindi neanche i privati si impegnano in queste zone. Quasi tutti i medici vanno nelle città".

"Il governo indiano – sottolinea – ha lanciato un programma chiamato Rural Health Mission in cui chiede la collaborazione della Chiesa per la situazione sanitaria dei villaggi. Noi abbiamo detto molto chiaramente che abbiamo intenzione di collaborare con governo e Organizzazioni non governative solo se vengono rispettati l'etica e la morale cattolica".

Il governo indiano "sa che i progetti di sviluppo sanitario ed educativo nel Paese possono migliorare molto con l'aiuto della Chiesa cattolica e – conclude - vuole collaborare per migliorare la situazione".

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