25/07/2019, 10.10
CINA
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Guerra dei dazi, la Cina perde 5 milioni di posti di lavoro

Nello scorso anno il settore industriale è stato colpito in maniera pesante. Quasi due milioni di impieghi spariti a causa dello scontro con Washington. Il Politburo cerca nuove formule per rilanciare l'occupazione, settore chiave per mantenere la stabilità politica e sociale nel Paese. La fuga delle multinazionali.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il settore industriale cinese ha perso nello scorso anno circa 5 milioni di posti di lavoro. Di questi, quasi 1,9 milioni sono scomparsi a causa della guerra commerciale con gli Stati Uniti. Lo scrivono gli economisti Liang Hong e Yi Huan nel rapporto della China International Capital Corp. I due analisti sostengono inoltre che il mercato del lavoro non sia “stabile” come afferma invece il governo.

Il picco di disoccupazione rappresenta il 3,4% del totale nel settore (che include minerario, manifatturiero e pubblica utilità) e lo 0,7% dell'occupazione nazionale. La ricerca non include l'aumento delle tariffe imposte dagli Stati Uniti – dal 10 al 25%, per un totale di 200 miliardi di dollari a carico delle importazioni cinesi – che è entrato in vigore a maggio. Questa omissione suggerisce che la disoccupazione totale crescerà nel prossimo futuro.

Entro la fine di luglio 2019 il Politburo del Partito comunista cinese dovrebbe riunirsi per il trimestrale sull'economia. I 25 membri – leader di fatto del Paese – dovrebbero proporre nuove politiche per aumentare la crescita economica e l'occupazione. Da parte sua, il governo non ha pubblicato dati sull'aumento della disoccupazione dopo la “guerra dei dazi” con Washington, ma ha stimato il fattore “al massimo allo 0,5% di perdite totali”.

Un altro dato rischioso è rappresentato dalla fuga dalla Cina di diverse multinazionali, che temono ripercussioni dall'aumento dei costi di esportazione. La Sony ha chiuso la sua fabbrica di Pechino lo scorso marzo, mentre la sudcoreana Samsung ha annunciato la serrata del complesso di Huizhou “prima della fine di settembre 2019”.

Gli economisti raccomandano al governo “politiche di maggior sostegno alle industrie intensive”: fra queste, un maggior taglio delle tasse e un alleggerimento dei cosati di finanziamento. L'occupazione interna è un fattore cruciale per la stabilità del Paese e del suo sistema politico: nel lulglio 2018, l'esecutivo l'ha inclusa nelle “sei aree cruciali” da difendere ad ogni costo.

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