15/10/2009, 00.00
TURCHIA-ISRAELE
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Ha radici profonde la crisi tra Ankara e Gerusalemme

di NAT da Polis
Nata con la polemica su Gaza tra Erdogan e Peres, la tensione si è evidenziata con l’esclusione di Israele da una esercitazione militare. In realtà la Turchia sta ridisegnando la sua strategia nella Regione, nella quale pensa di avere un ruolo chiave anche per l’approvvigionamento di energia all’Europa.
Istanbul (AsiaNews) - Continua la strisciante e latente crisi nelle relazioni tra Ankara e Israele che avuto inizio con il famoso battibecco tra Erdogan e Perez a Davos (nella foto) nella scorsa primavera, quando il premier turco ho biasimato la politica israeliana nei confronti dei palestinesi.
 
Fino ad allora, anche dopo lavvento al potere in Turchia del partito isamico dell’AKP, le relazioni erano state caratterizzate da rapporti privilegiati tra Israele e Turchia, unico Paese musulmano nello scacchiere mediorientale con tali rapporti.
 
Stavolta, motivo dello scontro è stato lannullamento della partecipazione di nazioni estere all’esercitazione militare denominata L’aquila dell’Anatolia, alle quali era prevista la partecipazione di unità dell’esercito Israeliano, che a tale scopo aveva già disposto movimenti di suoi reparti nella zona dellesercitazione.
 
L’aquila dell’Anatolia è una esercitazione internazionale annuale iniziata nel 2000 e si effettuava generalmente tra il 12 e il 23 ottobre, con la partecipazione di Israele.
  
Nel tentativo di smussare la tensione creatasi dall’esclusione di Israele dalle esercitazioni, il Ministero degli esteri turco ha invitato Israele ad evitare speculazioni politiche, in quanto, secondo Ankara, il motivo dell’esclusione risiede nel fatto l’esercitazione ha assunto un carattere nazionale. Allo stesso tempo però il Ministro degli esteri turco Davutoglu, parlando alla CNN, ha invitato Israele a cambiare la sua politica nella striscia di Gaza, se vuole un miglioramento nei rapporti turco-israeliani. Proprio in conseguenza di questa dichiarazione, i media hanno ritenuto che la causa dell’annullamento della esercitazione va addebitata alla questione di Gaza e al rifiuto - considerato offensivo - che le autorità israeliane avevano opposto a Erdogan, quando voleva visitare Gaza, alcuni mesi fa.
 
Significative, perché volutamente sibilline, anche le risposte degli Israeliani espresse tramite il vice presidente del governo Silvan Shalom. Rispondendo alle domande dei giornalisti ha detto:“la Turchia si deve comportare con prudenza”, aggiungendo che, la Turchia è un importante Paese, legato con vincoli strategici con Israele.Spero che i turchi capiscano che mantenere buoni rapporti è nell’interesse dei due Paesi “.
 
A sua volta, Davutoglu, in visita a Halepi in Siria,rispodendo ai giornalisti ha detto: “Abbiamo deciso di annullare la partecipazione internazionale all’esercitazione Aquila dellAnatolia. Dobbiamo tutti comportarci con prudenza. Israele deve dimostrare rispetto ai valori sacri. Nel caso in cui dimostrerà questa sua sensibilità, soltanto allora si potrà stabilire un clima di pace. Desideriamo avere buoni rapporti con i nostri vicini. Siamo uno Stato dalle radici profonde in queste terre e siamo aperti al dialogo con tutti. Di conseguenza deve finire la tragedia di Gaza, rispettare Mescidi Axa, Harem Serif e Gerusalemme Orientale, luogo sacro questultimo, per i musulmani. Ha concluso dicendo: Se vengono prese in considerazione queste sensibilità della Turchia, allora verrà stabilita la pace in questa regione della Terra”.
 
Un alto ufficiale dell’esercito turco, che ha voluto lanonimato, ha riferito che lannullamento dellesercitazione è lultimo colpo di coda nella tensione scoppiata dopo Davos tra Israele e Turchia e ha sottolineato che questultima crisi va addebitata alla manncata consegna degli aerei di produzione israeliana Heron,di cui la Turchia ha bisogno per combattere il terrorismo. Considerazioni che vogliono mettere al riparo le forze armate.
 
Oktay Ekşi, presidente del Consiglio per la stampa in un articolo su Hürriyet ha contestato le considerazioni del rappresentante del governo di Ankara, Cicek, secondo cui non esistono motivazioni politiche nellannullamnto dellesercitazione, in quanto la Turchia sta ridisegnando le sue alleanze strategiche nella regione, da ultimo quella con la Siria, consacrata con labolizione dei visti consolari tra i due Paesi.
 
Ciò, si commenta in ambienti diplomatici, evidenzia il nocciolo dello scontro. La Turchia si ritiene ormai il baricentro degli sviluppi dei rifornimenti energetici del mondo occidentale, come si stanno configurando in questarea, diventando così la paladina di tutti i Paesi musulmani, ricchi di risorse energetiche naturali. L’accordo poi con lArmenia, che ha fatto guadagnare punti ad Ankara nella sua marcia verso l'ammissione nella famiglia europea, favorirebbe l’accelerazione dei lavori del gasdotto Nabucco, favorito dagli Stati Uniti, i quali non vedono di buon occhio la dipendenza energetica europea dalla Russia. Il Nabucco, poi, verrebbe potenziato con rifornimenti provenienti dallIraq del nord, alias Kurdistan, motivo per cui si rende comprensibile la volontà di apertura di Erdogan verso i curdi del proprio Paese. In questa maniera si verrebbe incontro anche alla volontà del Kurdistan di trovare uno sbocco verso il mare attraverso la Turchia. Ciò spinge Ankara a ridisegnare le sue alleanze strategiche nella regione, mettendo così a disagio Gerusalemme, che ha molto investito sul Kurdistan.
 
Alcuni maligni, infine, scottati dal loro appoggio ai regimi di stampo sunnita, cominciano a riprendere in considerazione la possibilità di rivedere  alcune loro prese di posizione su un certo Iran sciita, culturalmente più liberale dal sunnismo.
 
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