05/09/2025, 13.07
SIRIA
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Homs: uomini armati assaltano e derubano presule siro-cattolico

Prelevati la croce d’oro, chiavi, telefono e altri effetti personali al vicario generale Naaman. Due uomini hanno detto di appartenere alla “sicurezza” e lo hanno colpito, ferendolo. Attivisti contro i nuovi leader del Paese, incapaci di tutelare le minoranze. A Idlib dopo 14 anni riapre la chiesa di Sant’Anna. 

Damasco (AsiaNews) - Un nuovo episodio di violenza anti-cristiana alimenta le preoccupazioni della comunità ancora scossa dalla strage alla chiesa di Damasco e che fatica a “guarire le ferite” provocate dagli anni di guerra, dalla bomba della povertà e dall’ascesa al potere di una fazione islamica radicale Hts. Nella serata del 2 settembre scorso (ma le informazioni stanno emergendo solo in queste ore), il corepiscopo Michel Naaman, vicario generale dell’arcidiocesi siro-cattolica di Homs, Hama e Al-Nabek, è stato derubato con pistole puntate alla tempia all’esterno della propria abitazione. Il religioso (nella foto) vive nel villaggio a maggioranza cristiana di Zaidal, a circa 7 km dalla città di Homs, dove è avvenuto l’attacco che secondo alcune testimonianze “gli è quasi costato la vita”. Fonti locali raccontano che due uomini “armati e mascherati” lo hanno sorpreso, bloccandolo, sostenendo di essere membri di una milizia che auto-proclama della “Sicurezza generale”. Lo hanno minacciato “con armi”, prosegue il racconto, derubato “della sua croce d’oro assieme ad altri effetti personali”, per poi abbandonarlo e fuggendo indisturbati.

Lo stesso corepiscopo Naaman ha confermato la violenza, raccontando di essere stato “sorpreso da uomini armati al rientro a casa” che “mi hanno minacciato con una pistola” premendolo contro il muro dell’abitazione per poi “sfilargli la croce d’oro” che conservava da oltre 50 anni. Assieme al simbolo religioso lo hanno derubato “di altri effetti personali”, per poi abbandonarlo “in preda al panico e al tremore, da solo e senza chiavi di casa e portando via anche il telefono”. “Sono un uomo di Dio - ha detto loro - non porto armi e non farò resistenza. Ma uomini preposti alla sicurezza non agiscono in questo modo”. Riguardo l’assalto il sacerdote siro-cattolico, che ha riportato ferite alla spalla strattonata dagli assalitori, ha poi aggiunto “di non aver temuto per me stesso, perché il mio pensiero andava alle vittime di simili aggressioni” e la sopravvivenza “era nelle mani di Dio”. Egli ha infine ringraziato gli abitanti del villaggio e i sacerdoti che lo hanno soccorso dopo l’assalto. 

Fra i primi a rilanciare, condannandolo, l’ennesimo episodio di violenze anti-cristiane nella Siria di Ahmed al-Sharaa e di Hay’at Tahrir al-Sham (Hts), nuovi leader del Paese dopo il crollo repentino nei mesi scorsi del regime di Bashar al-Assad, vi è l’Assyrian Human Rights Monitor. “Questo doloroso incidente, che avrebbe potuto costargli la vita, non è semplicemente un crimine isolato, ma piuttosto - afferma il gruppo in una nota - un nuovo anello in una crescente catena di aggressioni contro cittadini innocenti, scuotendo la sicurezza e la stabilità della società”. P. Michel Naaman è stato “terrorizzato con il pretesto della ‘sicurezza’” che non risulta garantita a larghe fasce della popolazione siriana, a partire delle minoranze cristiana, alawita, fino ai drusi. 

Il movimento attivista assiro punta il dito contro i nuovi leader legati ad Hts ritenendoli “direttamente responsabili” per due motivi: l’incapacità di garantire sicurezza e protezione ai cittadini, un compito che spetta allo Stato; la continua facilità con cui il personale preposto in linea teorica alla sicurezza ricorre a maschere e travestimenti per attaccare, colpire, incutere timore o coprire singoli o gruppi di malintenzionati. Invocando una “indagine immediata e trasparente” sull’incidente che ha coinvolto il corepiscopo, il gruppo invoca “misure rigorose ed efficaci per porre fine a tali pratiche criminali ricorrenti e ricostruire la fiducia tra cittadini e forze di sicurezza”.

Infine, dalla Siria giungono anche notizie fonte di speranza per il futuro, in particolare nell’area dove a lungo hanno dominato gruppi jihadisti ed estremisti islamici anche quando nel resto del Paese era ancora presente il regime di Assad. Dal villaggio di al-Yaqoubiya, a ovest di Idlib, nella provincia settentrionale confinante con la Turchia e zona di origine degli attuali leader di Hts, arrivano immagini di festa per la riapertura della chiesa di sant’Anna. Nel fine settimana scorso l’arcivescovo armeno-ortodosso di Aleppo Makar Ashkarian ha celebrato la funzione che ha segnato l’inaugurazione del luogo di culto distrutto e abbandonato nel tempo. La celebrazione di Sant’Anna si tiene tradizionalmente ogni anno nell’ultima settimana di agosto ed è una delle festività religiose più importanti per i membri della comunità ortodossa armena in Siria; dopo 14 anni si è potuta celebrare di nuovo una messa a Idlib, cui ha partecipato un consistente numero di pellegrini provenienti da Aleppo, Latakia, Hasakah, Damasco e altre ancora. L’attuale chiesa è stata ricostruita nel 2020 dopo il terremoto che ha colpito la regione su iniziativa del monachesimo francescano, spiega una fonte cristiana locale, per essere un simbolo di fermezza, radicamento e fede. 

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