10/05/2025, 11.32
SRI LANKA
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I dazi di Trump affossano l’occupazione femminile in Sri Lanka

di Arundathie Abeysinghe

Un milione di posti di lavoro a rischio se le tariffe al 44% entreranno in vigore dopo la pausa di 90 giorni. Fra i settori maggiormente esposti quello del tessile e dell’abbigliamento. Per gli esperti i dazi porteranno a una diminuzione del 20% delle esportazioni verso gli Usa, con perdita annuale di circa 300 milioni di dollari. 

 

Colombo (AsiaNews) - Circa un milione di donne nei settori chiave dell’esportazione perderanno il lavoro e il loro reddito se i dazi statunitensi del 44% imposti al Paese dal presidente Donald Trump entreranno in vigore al termine della pausa di 90 giorni. Le principali industrie dell’export dello Sri Lanka come abbigliamento, tè, gemme, gomma e cannella - in cui è maggiore la presenza del mondo femminile e che commerciano con il mercato Usa generando ingenti introiti - saranno le più colpite dalla nuova tariffa.

I lavoratori del settore dell’abbigliamento rimproverano al governo un “atteggiamento letargico” e la mancata considerazione delle preoccupazioni di lavoratori e sindacati, anche perché ai loro rappresentanti non è stato chiesto di partecipare alle discussioni sui dazi stessi. In particolare, il settore del tessile è importante per l’economia nazionale e rappresenta circa il 40% dell’export totale del Paese.

Inoltre, esso impiega prevalentemente donne provenienti da contesti a basso reddito nelle aree rurali, per le quali questi posti di lavoro rappresentano un percorso cruciale per uscire dalla povertà. Poiché la maggior parte dei lavoratori dell’abbigliamento sono i capifamiglia, i loro salari aiutano le reti familiari allargate nelle regioni economicamente svantaggiate.

La direttrice esecutiva del Women’s Centre, Padmini Weerasuriya, ha dichiarato durante un briefing con i media a Colombo, che l’istituzione ha “collaborato con altre 25 organizzazioni femminili per portare avanti la campagna contro i dazi Usa che ostacolano le lavoratrici”. “La loro retribuzione - prosegue - diminuirà in modo significativo se i dazi verranno imposti, poiché gli ordini diminuiranno e circa sei milioni di persone a carico subiranno un grave impatto”. Queste donne, avverte, hanno bisogno “della sicurezza del posto di lavoro, visto che le fabbriche stanno già discutendo di possibili licenziamenti di lavoratori, dato che la domanda è destinata a diminuire”. Rispetto a India e Bangladesh, avverte, le donne dello Sri Lanka “devono fronteggiare la concorrenza”, perché i dazi “sono più alti”. 

Fra le conseguenze, la possibile chiusura delle fabbriche che rischia di impattare su oltre 350mila donne che operano nel settore dell’abbigliamento. Ecco perché diversi produttori stanno già spostando le loro attività in Vietnam, Bangladesh e Africa.

AsiaNews ha incontrato tre lavoratrici, la 33enne Subadra Aponsu, Hemamamli Akaravita di 31 anni e la 30enne Sandamini Tissera che condividono le loro difficoltà: “Siamo i capifamiglia - raccontano - poiché i nostri genitori sono anziani e malati. I nostri fratelli sono sposati e non sono in grado di provvedere ai nostri genitori. Negli ultimi anni, abbiamo lavorato sodo e provveduto alle nostre famiglie. Se perdiamo il lavoro, non abbiamo altra scelta che ipotecare le nostre case. Durante la crisi economica, abbiamo dovuto vendere le nostre risaie. Attualmente, i nostri datori di lavoro stanno progettando di lasciare il Paese e potremmo perdere il lavoro a breve. Non siamo in grado di trovare lavoro altrove, poiché quasi tutti i produttori di abbigliamento - concludono - stanno progettando di vendere la propria attività. Nella nostra pensione, diverse donne hanno già perso il lavoro”.

Secondo gli analisti economici Sampath Amarasinghe e Niroshini Caldera “a causa dei nuovi dazi, ci sarà un calo significativo dei volumi delle esportazioni con una grave erosione della competitività delle merci dello Sri Lanka nel mercato statunitense”. Tutto questo, avvertono, potrebbe comportare che “molti prodotti dello Sri Lanka finiranno fuori dalla portata per i consumatori e le imprese americane”. Il rischio maggiore riguarda in particolare “quelli in categorie sensibili ai prezzi e ai costi come l’abbigliamento, dove i margini sono già sottili e la concorrenza di altri Paesi è intensa”.

I nuovi Importi tariffari porteranno a una diminuzione del 20% delle esportazioni verso gli Stati Uniti, con una perdita annuale di circa 300 milioni di dollari di guadagni in valuta estera. Poiché le esportazioni totali di merci dello Sri Lanka nel 2024 sono state di circa 13 miliardi di dollari, concludono gli esperti, questo rappresenta “un duro colpo alla bilancia commerciale” nazionale e alle “prospettive di crescita economica”. 

Nel frattempo, dalla scorsa settimana, diversi gruppi di donne hanno iniziato una campagna firmata da Katunayake Free Trade Zone (la prima e la più grande delle otto FTZ del paese).

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