07/06/2004, 00.00
CINA
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I problemi sociali dell'Aids interrogano il governo e la Chiesa

Pechino lancia una campagna contro i centri del commercio del sangue

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Un borseggiatore ha tentato di sfuggire all'arresto dichiarando alla polizia di avere l'Aids e mostrando un certificato medico. Il fatto è avvenuto qualche giorno fa a Xian, Cina nord-occidentale, ma è stato riportato solo oggi dall'agenzia di stato Xinhua: due borseggiatori avevano tentato di rubare un cellulare e poco dopo è intervenuta la polizia, che per timore del contagio non ha saputo gestire la situazione per un'ora.

L'episodio non è un caso isolato, e rivela che in Cina l'Aids non è solo un problema sanitario, ma ha anche riflessi drammatici nella società, soprattutto per l'ignoranza della popolazione – e spesso degli stessi malati – sulla malattia, per anni taciuta e negata dal governo.

Da quando è diventata ministro della sanità dopo la crisi della Sars, Wu Yi ha tentato di affrontare con più polso la diffusione dell'Aids nel Paese. La settimana scorsa, il suo Ministero ha avviato una campagna nazionale contro i centri del sangue che violano le norme igienico-sanitarie e di legge. Sanzioni sono state imposte a 3 centri non profit, per cattiva gestione e raccolta di sangue da frequenti donatori: multa per un centro nella municipalità di Chongqing e chiusura per un centro nella contea di Xupu (provincia dell'Henan) e uno nella contea di Deqing (provincia del Guangdong). Lo scorso aprile, le autorità sanitarie hanno iniziato a fornire test dell'Hiv gratuiti per tutti e cure gratuite per i malati più poveri.

Ma Pechino non rinuncia totalmente ai modi totalitari per nascondere negligenza ed errori del passato: mentre annunciava la campagna, un attivista cinese per l'Aids, Hu Jia, 30 anni, ha denunciato che le autorità cinesi lo hanno messo agli arresti domiciliari per impedirgli di incontrare una delegazione americana in visita nell'Henan, provincia con altissimi tassi di contagio del virus.

Negli anni '90, decine di migliaia di persone della provincia hanno contratto l'Aids a causa delle precarie condizioni igieniche dei centri in cui vendevano il proprio sangue. In alcuni villaggi, il tasso dei contagi è così alto che quasi in ogni famiglia c'è un malato di Aids. Dal 1995, il governo ha avviato serrati controlli sui centri che traevano profitti dal commercio del sangue, accusati di aver causato la diffusione del virus nelle regioni centrali, e li ha sostituiti con quelli non profit. Ma questo provvedimento non ha fatto diminuire la pratica della vendita del sangue: Zhu Qingsheng, vice-ministro della sanità, ha dichiarato che il 20% del sangue nazionale proviene ancora dalla vendita. La legge cinese prevede un lasso di tempo di 15 giorni tra una donazione di sangue e l'altra e vincola il donatore alla località di residenza. Ma spesso i donatori riescono ad arginare la legge, usando nomi falsi. Nella contea di Deqing, alcuni centri di raccolta del sangue hanno accettato la vendita del sangue da lavoratori migranti ogni 3-5 giorni.

Nel Paese, è anche molto precaria è la situazione dei mezzi e del personale per curare l'Aids. In base alle statistiche del governo, in Cina vi sono meno di 150 dottori in grado di diagnosticare e curare i pazienti di Aids. Secondo Zhang Fujie, del centro nazionale per il controllo e la prevenzione dell'Aids e delle malattie a trasmissione sessuale, questa penuria di personale medico qualificato, soprattutto nei villaggi, fa si che circa il 25% dei malati di Aids smetta le cure, che spesso hanno forti effetti collaterali e necessitano di continui controlli.

Consapevole della situazione, recentemente la Chiesa cattolica cinese ha deciso di dare il proprio contributo alla lotta all'Aids e alla cura dei pazienti mandando in Thailandia 5 suore, un sacerdote e un laico della diocesi di Liaoning (Cina nord-orientale) a seguire corsi di formazione sull'Aids svolti dalla Chiesa locale. Il gruppo, rientrato lo scorso marzo, mira ad aprire una clinica e un ospizio per i malati terminali.

Secondo stime ufficiali, in Cina vi sono 840 mila sieropositivi, di cui 80 mila seriamente malati di l'Aids, ma secondo esperti internazionali le cifre sono più alte. La malattia si diffonde con una crescita annua del 30%, la più alta al mondo. Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite Unaids, se non ci sarà un intervento efficace, entro il 2010 in Cina coloro che hanno contratto l'Hiv/Aids potrebbero arrivare a 10 milioni e gli "orfani dell'Aids" a 260 mila. (MR)

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