24/06/2009, 00.00
INDIA
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Il Bjp fa autocritica e prova a prendere le distanze dall’estremismo indù

di CT Nilesh
Il Comitato esecutivo nazionale del partito ha varato una risoluzione contro la teocrazia e l’estremismo religioso. Critiche alle posizioni più intransigenti contro minoranze religiose e dalit. Il leader Advani annuncia in tour per il Paese in vista delle elezioni in Maharashtra, Jharkhand ed Haryana.
Mumbai (AsiaNews) - Il Bharatiya Janata Party (Bjp) deve ripensare le sue basi ideologiche indù. È quanto emerge dall’incontro del comitato esecutivo nazionale del partito, riunitosi il 20 e 21 giugno, per la prima volta dopo la sconfitta elettorale. Dall’analisi della disfatta che ha riconsegnato il Paese nella mani del Congress, i leader del Bjp hanno ricavato che l’interpretazione aggressiva dell’ideologia indù (Hindutva) ha finito per alienare le minoranze religiose ed anche gli indù moderati. Dai lavori del Comitato è uscita una risoluzione contro la teocrazia e l’estremismo religioso. LK Advani, che guida l’opposizione nella Camera bassa del parlamento indiano, ha manifestato preoccupazione per una certa “interpretazione ristretta ed anti-musulmana” della dottrina Hindutva del partito. Nel suo intervento egli ha affermato che “la teocrazia ed ogni specie di estremismo religioso sono aliene al nostro ethos. Tanto l’induismo quanto l’Hindutva non devono essere concepite e ridotte solo a pratiche religiose ed espressa in forme estreme”.
 
I quadri del Bjp sono concordi nel riconoscere la necessità di rendere più inclusiva l’ideologia del partito, ma hanno anche criticato apertamente quei membri che prima del Comitato hanno usato la stampa per manifestare il loro dissenso con la direzione. Il caso più citato è stato quello di Arun Shourie, polemico verso la mancanza di autocritica dei leader del partito e noto in India per i suoi libri contro i missionari cristiani, inclusione i dalit ed il simbolo della lotta dei diritti dei fuori casta, B.R. Ambedkar.
 
Sushil Modi, vice primo ministro dello Stato di Bihar, è intervenuto in aperta polemica verso alcuni elementi della Sangh Parivar, l’associazione che raccoglie vari movimenti d’ispirazione indù.  Egli ha sostenuto la necessità di un approccio più inclusivo “verso tutti i settori della società”. Gopinath Munde, vice primo ministro dello Stato del Maharashtra, si è espresso contro ogni manifestazione di ostilità verso musulmani e cristiani per il solo fatto che non aderiscono al Bjp. “Dobbiamo cercare di mobilitare tutti insieme a noi - ha affermato Munde -, ma accettare anche che qualcuno non ci segua e non trattarlo come un nemico”.
 
Advani ha dichiarato di voler intraprendere, nei prossimi mesi, un giro di tutti gli Stati per sollevare il Bjp dallo scoramento in cui è caduto. Nel suo intervento conclusivo ai lavori del Comitato ha spiegato di voler interagire con gli iscritti per aiutarli a riprendere coraggio e prepararli ad affrontare le sfide imminenti come le elezioni nel Maharashtra, Jharkhand ed Haryana.
 
Il leader del Bharatiya Janata Party ha ricordato che il partito ha affrontato tempi peggiori e ricordato il 1984, quando poteva contare solo su due parlamentari. Advani ha affermato che “il Bjp non è per nulla irrilevante nel Paese” e sostenuto che i risultati elettorali non sono una “sconfitta”. A sostegno di ciò ha ricordato che nella Camera bassa, il Lok Sabha, siedono 116 deputati del partito, nel Senato, il Rajya Sabha, 47, ed il Bjp è al governo in otto Stati.
 
Per molti dei partecipanti, il Comitato è stato il confronto più sincero e aperto mai avvenuta tra i quadri del partito. Nel corso dei lavori c’è stato spazio anche per una discussione tra i leader musulmani del Bjp, Naqvi e Hussain, con Maneka Gandhi, il cui figlio Varun era stato accusato durante la campagna elettorale di posizioni e discorsi anti-islamici. Maneka è uno strenuo difensore del figlio e il confronto con i rappresentanti dell’ala musulmana del partito è stata fortemente voluta dai capi del Bjp dei diversi stati.
 
Al termine dei lavori, alcuni membri del Bjp hanno sottolineato che “le deliberazioni varate dal Comitato rappresentano un ripudio del tipo di Hindutva propugnata da Varun nel suo discorso di Pilibhit”, in cui aveva attaccato i musulmani. Altri osservatori hanno invece lamentato la mancanza di coraggio della leadership da cui sia aspettavano provvedimenti più forti come la sospensione o l’espulsione di Varun.
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