19/09/2025, 11.54
MEDIO ORIENTE
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Il Medio oriente ha fame di energia: +50% nella domanda entro il 2035

Lo rivela uno studio Iea intitolato “The Future of Electricity in the Middle East and North Africa”. Dal 2000 a oggi il consumo è triplicato per desalinizzazione delle acque e per rinfrescare le abitazioni. In aumento il ricorso a energie rinnovabili. Per gli esperti è necessario anche rinnovare gli impianti per ottimizzare le spese e ridurre i consumi.

Beirut (AsiaNews) - Il consumo di elettricità in Medio oriente e Nord Africa (Mena) - una regione che ha sempre più “fame” di energia - è triplicato dal 2000 a oggi e si prevede che crescerà di un ulteriore 50% entro il 2035. È quanto emerge da un rapporto approfondito pubblicato nei giorni scorsi dagli esperti dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), organizzazione intergovernativa fondata da 29 Paesi nel 1974 in ambito Osce, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. In base allo studio, il crescente fabbisogno dovrebbe essere soddisfatto mediante un progressivo spostamento verso il gas naturale, le fonti rinnovabili e l’energia nucleare, mentre è destinata a ridursi in maniera drastica la quota di petrolio nel mix energetico regionale.

Intitolato “The Future of Electricity in the Middle East and North Africa”, il documento in 132 pagine evidenzia come l’aumento delle popolazioni, dei redditi, dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione abbia alimentato la domanda di energia in tutta la regione. Il caldo estremo e la scarsità di acqua sono destinate a impattare sulla futura crescita e il fabbisogno energetico, con il processo di desalinizzazione e la necessità di rinfrescare le abitazioni che, da soli, costituiscono circa il 40% della crescita nella domanda dei consumi per il prossimo decennio. Per gli esperti, il dato equivale all’attuale domanda combinata di elettricità di Germania e Spagna.

Attualmente, il gas naturale e il petrolio dominano in modo schiacciante la produzione di energia elettrica nella regione, rappresentando oltre il 90% delle fonti di approvvigionamento elettrico. Tuttavia, questo mix sta cambiando rapidamente. Molti Paesi tra cui l’Arabia Saudita e l’Iraq stanno cercando di ridurre l’utilizzo di energia elettrica prodotta dal petrolio, cercando di immetterla sul mercato esterno delle esportazioni. Inoltre, lo studio Iea mostra come il gas naturale finirà per coprire circa la metà dell’aumento di domanda entro il 20235, con la quota del petrolio che scenderà dall’attuale 20% ad un misero 5%.

Parimenti si registra un aumento progressivo delle rinnovabili per il futuro prossimo. La capacità solare è destinata a decuplicare entro il 2035, con una crescita di 200 gigawatt (GW), che porterebbe la quota dell’energia “green” nel mix energetico al 25% circa, rispetto al 6% del 2024. E nello stesso periodo è previsto che vada a triplicare anche il ricorso all’energia nucleare.

“La domanda di elettricità è in forte aumento in tutto il Medio oriente e il Nord Africa, trainata dal rapido aumento della necessità di aria condizionata e desalinizzazione dell’acqua in una regione soggetta a stress termico e idrico” afferma il direttore esecutivo Iea Fatih Birol. A questo si aggiunge anche il fattore “popolazione ed un’economia in crescita”. “Per soddisfare questa domanda, la capacità energetica nei prossimi 10 anni è destinata ad aumentare di oltre 300 GW, l’equivalente - spiega l’esperto - di tre volte l’attuale capacità produttiva totale dell’Arabia Saudita”.

Soddisfare tale fabbisogno, avverte il rapporto, non sarà economico né indolore. Gli investimenti nel settore energetico hanno raggiunto i 44 miliardi di dollari nel 2024 e si prevede che cresceranno di un altro 50% entro il 2035. Si stima che quasi il 40% di tale spesa sarà destinato al potenziamento delle reti, che attualmente subiscono perdite doppie rispetto alla media globale. L’Iea aggiunge che il ”potenziamento delle reti” e il ”rafforzamento delle interconnessioni regionali” saranno poi “fondamentali” per la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico. Il bilanciamento delle energie rinnovabili richiederà anche una “maggiore capacità di stoccaggio” dell’energia, ”flessibilità dal lato della domanda” e un numero “sufficiente” di centrali a gas per coprire i periodi in cui l’energia solare ed eolica non sono disponibili.

Il miglioramento dell’efficienza energetica potrebbe alleviare parte del problema. Ad esempio, i condizionatori d’aria nella regione sono meno della metà efficienti rispetto a quelli giapponesi. Il solo aggiornamento degli impianti potrebbe ridurre la crescita della domanda - al picco della richiesta nei periodi estivi - di un importo pari all’intera capacità energetica attuale dell’Iraq. Infine, secondo il rapporto, se i Paesi procederanno più lentamente nella diversificazione del loro mix energetico, la posta in gioco sarà alta e i problemi enormi. Le emissioni di anidride carbonica continuerebbero ad aumentare e la richiesta di petrolio e gas per la produzione di energia elettrica potrebbe aumentare di oltre un quarto entro il 2035, riducendo i proventi delle esportazioni di 80 miliardi di dollari. E aumentando, di pari passo, le spese di importazione per 20 miliardi di dollari.

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