06/12/2006, 00.00
MYANMAR
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Il Myanmar rischia un’epidemia di Aids

La giunta militare dichiara l’infezione sotto controllo, ma esperti parlano di dati inattendibili e sottostimati. Mancanza di fondi e inadeguata informazione impediscono un’efficace gestione del problema; il pericolo di contagio anche per Stati vicini.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Il Myanmar rischia che il virus Hiv dilaghi in modo epidemico al suo interno mettendo così in pericolo anche gli Stati confinanti, come la Cina. È l’allarme lanciato da alcuni esperti, in contrasto con le ottimistiche previsioni del governo militare.

Secondo i dati ufficiali l’infezione è in diminuzione e nel 2005 ha colpito solo l’1,3% dei giovani tra 15 e 49 anni, pari a 350mila persone, rispetto al 2,2% del 2000. Tra le donne incinta, nel 2004 il virus è stabile all’1,5%. Tuttavia, secondo gli stessi dati del Dipartimento della sanità e del Programma nazionale Aids, ben il 2,2% dei giovani tra 15 e 24 anni ha contratto il virus.

Ma gli esperti concordano che le cifre ufficiali non sono attendibili, per la mancanza di un valido sistema di raccolta dati, gli scarsi fondi impegnati e l’ossessione della giunta per la segretezza delle informazioni sulla sanità. Funzionari del ministero cinese della Salute hanno detto a novembre che con probabilità l’infezione è 4 o 5 volte più diffusa. Anche Voravit Suwanvanichkij, epidemiologo della Scuola di pubblica sanità della John Hopkins a Chiang Mai, nella Thailandia settentrionale non lontano dal confine birmano, ritiene che “i dati sono molto sottostimati e il numero di persone contagiate è molto superiore”.

Laurie Garret, esperta del Consiglio per le relazione estere a New York, stima che la giunta ha speso nel 2005 non più di 50mila dollari Usa per combattere la malattia, ma sempre secondo lei altre fonti indicherebbero che la giunta avrebbe impegnato fino a 2 milioni di dollari grazie a degli organismi come l’Onu. Nel 2006 la giunta ha rimandato a casa medici ed esperti stranieri impegnati a combattere il contagio, forse per il sospetto di rapporti con l’opposizione politica; lo scorso agosto il Fondo globale per Hiv/Aids, tubercolosi e malaria ha annullato il suo intervento per 37,5 milioni di dollari perché le restrizioni imposte dal governo gli hanno reso impossibile operare. A marzo Medici senza frontiere ha lasciato il Paese per ragioni analoghe. A novembre il governo ha ordinato di andare via alla Croce Rossa internazionale. Secondo fonti locali, anche altri gruppi attivi contro l’infezione sono visti con sospetto e spesso minacciati da forze governative.

La Garret teme che, senza un’aggressiva campagna contro il virus, il Myanmar diventi un vero focolaio d’incubazione dell’infezione, pronta a propagarsi oltre confine, anche per il fiorente “mercato clandestino di droga, sesso e lavoro”. (PB)

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