26/04/2004, 00.00
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Il Partito cerca di salvare i rimasugli di ateismo

Hong Kong (AsiaNews/Ucan) – Sebbene la Costituzione cinese difenda l'ateismo, in Cina gli atei sono quasi spariti anche fra i membri del Partito. Lo afferma un vescovo cinese, che chiede l'anonimato, commentando i nuovi regolamenti del Partito Comunista. "Le loro anime sono vuote – egli dice. Ciò che essi cercano è una religione. Ormai un vero e proprio ateo lo si trova su un milione di persone".

Dall'inizio dell'anno, la nuova leadership del Partito Comunista Cinese (Pcc) lavora con alacrità per eliminare dalle file dei suoi membri la corruzione e l'appartenenza alle religioni. Per questo sono stati emanati i "Regolamenti per la supervisione interna del Pcc" e i "Regolamenti sui provvedimenti disciplinari nel Pcc". L'articolo 49 di questo ultimo stabilisce l'espulsione dal partito per tutti coloro che organizzano, guidano, o agiscono come figura centrale in un qualunque culto o "superstizione feudale".

L'articolo 56 decreta l'espulsione per coloro che usano le attività religiose per opporsi al Partito, istigando alla sommossa, o danneggiando l'unità della nazione. Coloro che partecipano in modi più discreti subiranno invece rimproveri ed "educazione".

Per frenare questo dissanguamento dell'ortodossia marxista, lo scorso ottobre l'Amministrazione statale per la radio e la televisione ha stabilito una serie di direttive spingendo tutti i media statali a produrre programmi che promuovano l'ateismo e denuncino "credenze deviate". In più, i responsabili del Partito devono verificare il loro credo "nel marxismo ortodosso" e non "arrendersi alle superstizioni".

Nonostante ciò molti membri del Pcc si convertono a qualche religione e praticano perfino i metodi di meditazione e di dieta della Falun Gong, che il partito vede come una minaccia alla sua stabilità, data l'enorme diffusione della setta.

Secondo il vescovo citato, le direttive sull'ateismo lanciate dal governo non sono rivolte anzitutto verso le religioni, ma verso i membri del partito, seguaci di qualche fede. "Molti comunisti – egli afferma – non rifiutano per nulla di credere in qualche religione. Ma essi sono anche al potere. Entrano nel partito per far carriera e per avere il piatto pieno, ma non osano rivelare i loro bisogni più profondi. Molti membri del Partito ci dicono che ci rispettano molto, ma non lo fanno in modo esplicito".

Ormai molti membri del Partito rappresentano una corrente religiosa "sotterranea". Vi sono responsabili del Pcc che ogni anno si recano in segreto a fare ritiri in monasteri buddisti; altri che vanno periodicamente nei templi per ricevere "direzione spirituale"; altri ancora dicono di essere stati battezzati e che sono anche pronti a lasciare il partito se vengono scoperti.

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