03/06/2016, 15.11
MYANMAR
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Il card. Bo ai sacerdoti birmani: Facciamo la rivoluzione della misericordia

L’arcivescovo di Yangon ha celebrato il Giubileo dei sacerdoti nella cattedrale di Santa Maria. Presenti consacrati di numerose diocesi del Paese. Nella società birmana, ferita da povertà, sfruttamento, violenza e malattia, portiamo “il messaggio di Gesù Cristo, che ai moderni sembra impraticabile”.

 

Yangon (AsiaNews) – “Diventate il pane della misericordia, spezzato e distribuito a tutti i nostri fratelli”. Lo ha detto il cad. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, ai sacerdoti riuniti il primo giugno nella cattedrale di Santa Maria per celebrare il Giubileo dedicato a loro. Erano presenti consacrati dell’arcidiocesi e delle diocesi di Pathein, Mawlamyine, Hpane Pyay. Nell’omelia egli li ha spronati a compiere la “rivoluzione della misericordia” portata da Cristo.

All’inizio del suo intervento, il cardinale ha ricordato la recente visita di Obama a Hiroshima, dove il presidente statunitense “è stato riflessivo. La bomba, ha detto, è arrivata attraverso una rivoluzione scientifica”. “Quello di cui invece abbiamo bisogno oggi – ha affermato il presule – è di una rivoluzione morale. Si, l’anno della Misericordia è un anno di rivoluzione morale e il leader di questa rivoluzione è Gesù Cristo”.

Guardando alla storia dell’umanità, ha poi aggiunto, sembra che “l’odio sia nato con noi […]. Aprite la Bibbia: nelle prime cinque pagine c’è già del sangue. Non di un musulmano, non di un ebreo, non di un indù o di un buddista”. A cominciare da Caino e Abele, i secoli sono attraversati da gesti di violenza: “Su circa 5mila anni di storia, le fonti ci dicono che solo 120 sono stati senza guerre”.

È in questo panorama di crimini efferati, continua il card. Bo, che “Cristo appare con il suo grande messaggio: siate misericordiosi come lo è il vostro Padre celeste. Pregate per quelli che vi odiano e che vi perseguitano. Perdonate settanta volte sette”. Certo, riconosce il presule, “per un uomo moderno questo sembra impraticabile”, ma papa Francesco “ci sta mostrando con le sue azioni che la misericordia è il nucleo dell’identità umana. La sua identificazione con i poveri, le persone sfregiate, la sua visita alle prigioni, la sua accoglienza ai rifugiati, la sua compagnia ai peccatori e agli emarginati…egli è davvero il profeta della misericordia e il mondo è stato attratto ancora una volta da questo messaggio”.

Come sacerdoti, ha detto il cardinale rivolgendosi ai presenti, “siamo chiamati a perdonare […]. In questo tempo siamo chiamati ad usare il confessionale come ospedale da campo, come dice il Papa, per la gente ferita dal peccato”. “Ho un grande rispetto – ha aggiunto l’arcivescovo – di tutti i religiosi che si prendono cura dei poveri, dei malati, degli affetti da Hiv. Il vostro lavoro di misericordia è fondamentale come soldati in prima linea. Avete visto che la povertà si sta diffondendo sempre più in fretta nella nostra democrazia. Avete visto le giovani vittime del traffico, le migliaia di bambini soggetti al lavoro minorile inumano. Siate presenti in mezzo a loro”.  

Secondo il card. Bo, il lavoro della misericordia non è appannaggio solo dei sacerdoti: “Faccio appello alle famiglie perché siano epicentri di misericordia. Fare una famiglia in questi tempi è una grande sfida, ed essa ha bisogno di misericordia più che mai […]. Siate gentili con vostra moglie, apprezzate il suo duro lavoro, non ingigantite i suoi sbagli”.

Concludendo, l’arcivescovo di Yangon ha posto un’altra volta l’attenzione sulla difficile situazione della società birmana, che “offre migliaia di modi in cui si può essere messaggeri di misericordia. Abbiamo i nostri poveri, abbiamo le nostre periferie, i nostri malati, i senzatetto, le vittime dei traffici. Abbiamo i nostri giovani senza futuro. Visitiamo queste persone, sosteniamole, ricordando che ‘chi ha dato da bere ad un assetato nel mio nome, meriterà il Regno dei cieli’”.

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