Il genocidio del popolo tibetano
La settimana scorsa le truppe cinesi in Tibet hanno lanciato un'operazione chiamata "Himalaya 03" per combattere il terrorismo allineato con il leader spirituale dei buddisti tibetani. L'esercitazione includeva schemi per sopprimere manifestazioni, cattura di rapitori, liberazione di ostaggi, affronto di esplosioni e attacchi di armi chimiche. Secondo un quotidiano tibetano, "il Dalai Lama sostiene l'infiltrazione [di potenze straniere occidentali] e violenti attività terroristiche".
In realtà i 2,4 milioni di tibetani che si trovano ancora in Tibet (nella Regione Autonoma Tibetana, come si dice in Cina), soffrono di uno spaventoso genocidio .
L'occupazione militare che dal 1950 , è divenuta distruzione sistematica durante la Rivoluzione culturale: oltre 2 mila monasteri sono stati fatti saltare. Oggi, alla presenza di almeno 100 mila truppe cinesi, l'occupazione è soprattutto economica, politica, culturale.
Essa avviene attraverso il turismo, che porta stili di vita diversi da quelli della tradizione: edifici moderni, alberghi a 5 stelle, prostitute, karaoke, negozi. Per far largo alla nuova economia sono stati distrutti molti palazzi e monasteri antichi. La Cina predica che lo sviluppo economico serve a migliorare la situazione tibetana e si vanta di aver stanziato 90 miliardi di yuan in 5 anni (circa 11 miliardi di euro). Ma tutti questi investimenti vanno a beneficiare soprattutto i cinesi che sono emigrati dalle altre regioni della Cina. In tutti questi anni Pechino ha sempre offerto loro incentivi quali permessi di residenza, licenze per negozi, ecc. In più, l'obbligo di usare la lingua mandarina e la tradizionale bravura cinese nel commercio hanno emarginato sempre più dalla nuova economia i tibetani che sono ridotti a lavorare nelle campagne dell'alto plateau o fanno vita da migrante nelle città di Lhasa e Shigatze, le due città più grandi del Tibet, offrendosi come manodopera senza specializzazione. Le cifre ufficiali dicono che vi sono 150 mila cinesi in Tibet, ma questi non comprendono gli immigrati stagionali e la popolazione militare.
Nelle scuole si studia e si apprende il mandarino e vi è la proibizione di studiare la cultura, la lingua e la religione tibetana prima dei 18 anni. I giovani che vogliono diventare monaci devono accettare le direttive e la politica religiosa della Cina in Tibet. È proibito esporre foto del Dalai Lama o cantare canti che inneggiano alla libertà del Tibet.
In tutti questi anni, la colonizzazione è andata di pari passo con la repressione. Nell'89, pochi mesi prima del massacro di Tiananmen, una rivolta per l'indipendenza, è stata sedata nel sangue. La legge marziale era stata applicata dall'attuale presidente e segretario del partito Comunista Cinese, Hu Jintao.
In seguito molti monaci sono stati arrestati. L'organizzazione Human Rights Watch, nel '93 ha stilato una lista di oltre 300 monaci e monache tibetane imprigionati. Decine di loro sono morti in prigione per violenze e torture.
Nel '95 è stata lanciata una campagna di controllo del buddismo in Tibet. Essa prevede il blocco delle costruzioni di nuovi templi, il blocco delle nuove vocazioni, l'espulsione di lama da monasteri troppo numerosi, la promozione di monaci patriottici.
Nel maggio '95 il Dalai Lama, dal suo esilio, riconosce il piccolo Gedhun Choekyi Nyima come 11mo Panche Lama. Pechino, frustrato dall'influenza e dal rispetto di cui il Dalai Lama è ancora oggetto, sequestra il bambino e la sua famiglia, e designa un altro bambino come reincarnazione del Panchen Lama.
Il sogno della Cina è che, con la morte del Dalai Lama, scompaia anche ogni pretesa autonomista del Tibet. Ma intanto molti buddisti lavorano per l'indipendenza accettando piuttosto la prigione e la morte. Secondo fonti tibetane, attualmente vi sono almeno 170 monaci e monache in prigione. Negli ultimi tempi, molti tibetani in esilio sono divenuti impazienti e vorrebbero impegnarsi in una lotta armata e violenta contro il regime cinese. Pechino, data la sua centralità per l'economia mondiale, riesce a isolare l'irredentismo, trovando appoggio in molti stati fra cui l'India, la Sud Corea, e molti paesi dell'unione europea. Ma l'inquietudine rimane.27/05/2020 11:23
29/04/2020 10:55