24/05/2025, 08.59
MONDO RUSSO
Invia ad un amico

Il mondo in cerca della Pax Romana

di Stefano Caprio

Leone XIV, il primo papa americano, ha messo in qualche modo in ombra in Russia la popolarità dell’imperatore americano, fungendo in qualche modo da alternativa nell’immagine dell’Occidente “anglosassone” tanto vituperato dal Cremlino. Del resto oggi la Chiesa russa è in rottura con quasi tutte le altre Chiese ortodosse, a partire dal patriarcato di Costantinopoli, mentre il dialogo con Roma non si è mai interrotto,

Le trattative per la pace tra Russia e Ucraina sono miseramente fallite a Istanbul, nella “Seconda Roma” dove ha sede il patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli, che non è stato ovviamente chiamato a pronunciare parole di misericordia, essendo considerato dai russi il più grande traditore della vera fede ortodossa, ormai appannaggio soltanto della “Terza Roma” moscovita. Le circostanze degli ultimi giorni, dopo i grandi vertici mondiali ai funerali di papa Francesco e per l’insediamento di papa Leone XIV, sembrano rivolgere le attenzioni del mondo intero verso la “Prima Roma”, sede degli antichi imperatori e della pace universale.

I nuovi imperatori non sembrano peraltro molto propensi a concedere una vera condizione di pace ai popoli oppressi, come fecero Giulio Cesare e Ottaviano Augusto, che cercavano la gloria eterna a differenza di Trump e Putin, che cercano piuttosto il profitto e la vendetta, per soddisfare gli istinti e i rancori del sempre più disgregato mondo contemporaneo. Il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ha definito effettivamente “tragici” i risultati dell’incontro-farsa di Istanbul, e papa Leone ha quindi proposto di fare un altro tentativo all’ombra della Santa Sede, prendendo il posto dell’irascibile suo connazionale.

Difficilmente papa Prevost potrà ripetere le imprese del suo predecessore Giovanni XXIII, che riuscì a ispirare la riconciliazione tra John Kennedy e Nikita Khruščev, formando una “trinità della pace” nel mondo della guerra fredda. Papa Francesco aveva cercato in diversi modi di intervenire fin dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, collegandosi on-line con il patriarca di Mosca Kirill, affermando di essere pronto a recarsi a Kiev e a Mosca e inviando il cardinale Matteo Maria Zuppi in missione umanitaria, per salvare i bambini, aiutare i profughi e liberare i prigionieri, senza riuscire a ottenere grandi risultati. Oggi le condizioni del conflitto e delle relazioni sembrano proporre fattori differenti, che potrebbero anche portare a qualche progresso nella ricerca di una maggiore comprensione reciproca.

Anzitutto la guerra si trascina ormai da più di tre anni, consumando le forze e le risorse non soltanto delle vittime ucraine, ma anche degli aggressori russi e della comunità internazionale, tra i propositi di riarmo e gli appelli alla resa e all’accettazione della realtà, per quanto umiliante sia soprattutto per Kiev, o insoddisfacente per Mosca. La Russia sfrutta chiaramente le lungaggini delle trattative per riassestarsi e preparare un’eventuale nuova offensiva, chiamando alla mobilitazione altre centinaia di migliaia di persone e riempiendo gli arsenali di carichi e missili da scaraventare contro il nemico e la sua popolazione inerme. D’altra parte, tutti gli indicatori economici dimostrano che una nuova escalation bellica potrebbe essere disastrosa per l’economia russa, che non riesce più a trovare scappatoie dalla pressione delle sanzioni internazionali e soluzioni alla galoppante inflazione che sta stressando sempre più la popolazione, tanto che la presidente della Banca centrale, Elvira Nabiullina, ha affermato che “stiamo cercando di rielaborare i dati con l’intelligenza artificiale, sperando che ci offrano nuove prospettive”.

Un altro fattore molto evidente, che rende ancora più urgente un riequilibrio di tutte le relazioni geopolitiche, è il fallimento delle promesse del presidente americano Donald Trump, che aveva assicurato la pace “entro ventiquattrore”, e dopo quattro mesi dal suo nuovo ingresso alla Casa Bianca si trova con un pugno di mosche in mano, in balia delle strategie dilatorie e canzonatorie di Vladimir Putin. Ora gli Stati Uniti minacciano di sfilarsi totalmente dalla mediazione tra Russia e Ucraina, riducendosi a fattore marginale della politica internazionale, anche per le contraddizioni della “guerra dei dazi” che sembrano essere a loro volta un totale insuccesso, per le reazioni dei mercati e la contrapposizione della Cina. Le politiche trumpiane stanno paradossalmente risvegliando anche l’Europa, che pur tra le sue tante diversità da comporre potrebbe diventare il vero centro delle relazioni internazionali tra Oriente e Occidente, e il cuore dell’Europa è storicamente proprio a Roma, pur con tutte le priorità della politica di Bruxelles, Parigi, Berlino e Londra.

Molte sono inoltre le carte in mano al 267° successore di Pietro, rendendo la sua figura particolarmente incisiva proprio in questo momento cruciale della storia. Egli è il successore di papa Bergoglio, che ha cercato e invocato la pace per tutti questi anni, e nei suoi primi interventi ha ripreso con forza gli appelli di Francesco, che negli ultimi tempi aveva perso la voce per la malattia e l’inevitabile fragilità del tempo che passa, e che adesso gioca a favore di Prevost. Chiedendo di “superare le visioni manichee che dividono il mondo in buoni e cattivi”, il pontefice propone a tutti “incontriamoci, parliamoci, mettiamoci d’accordo”, un appello ribadito in tutte le prime occasioni solenni di proclamazione del suo magistero.

Proprio queste occasioni sono state estremamente significative, con le folle immense e l’arrivo di quasi tutti capi di Stato per i funerali di Francesco e l’insediamento di Leone, trattative condotte direttamente all’interno della basilica di S. Pietro e nei suoi dintorni, colloqui con il nuovo capo della Chiesa e rassicurazioni del sostegno alle vittime, come nell’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj. Nessuna sede al mondo può mostrarsi più autorevole della Santa Sede, anche se i russi erano di fatto assenti, inviando rappresentanti minori (la ministra Olga Ljubimova non è arrivata alla Messa di inizio pontificato per “mancato accordo sugli itinerari di volo”), e mancavano ovviamente anche i cinesi, che peraltro hanno accordi in essere con il Vaticano molto delicati e bisognosi di conferme.

Gioca un ruolo speciale anche la stessa personalità di papa Leone XIV, il primo papa americano che ha messo in ombra la popolarità dell’imperatore americano, fungendo in qualche modo da alternativa nell’immagine dell’Occidente “anglosassone” tanto vituperato dal Cremlino, e che oggi suscita reazioni assai più variegate nell’opinione pubblica russa. Anche la ripresa di elementi simbolici del cattolicesimo tradizionale, nelle vesti e nelle procedure liturgiche, nei discorsi e nella conferma dei valori tradizionali della famiglia e dei principi di fede, rispetto alle “inquietudini” di papa Bergoglio, sono tutti elementi che suscitano un’impressione positiva nei russi. Il papa argentino era considerato con favore a Mosca soprattutto per la sua provenienza dall’America Latina, uno degli spazi in cui la Russia si sente in vantaggio rispetto al “Nord egemonico”, e il papa nato a Chicago riesce a proporsi in realtà come un missionario peruviano di Chiclayo, ancora più vicino ai poveri del mondo e ai territori lontani dai centri del potere economico e politico della globalizzazione contemporanea.

Prevost appare una sintesi di Ratzinger e Bergoglio, di garanzia della tradizione e attenzione agli ultimi e alle periferie del mondo, costituendo un’attrattiva evidente non solo per le anime contrapposte dello stesso mondo cattolico, ma anche per le Chiese ortodosse e le confessioni protestanti. Del resto oggi la Chiesa russa è in rottura con quasi tutte le altre Chiese ortodosse, a partire dal patriarcato di Costantinopoli, ricevendo debole sostegno soltanto da quelle di Antiochia e di Serbia, mentre il dialogo con Roma non si è mai interrotto, come testimonia la presenza alle cerimonie vaticane del metropolita Antonij (Sevrjuk), “ministro degli esteri” e primo collaboratore del patriarca di Mosca Kirill, che ha già ribadito a sua volta di voler proseguire il dialogo con il nuovo papa.

Le possibili trattative di pace in Vaticano assumerebbero così un’aura “sacrale” molto gradita ai russi, permettendo a Putin di presentarsi come il vero difensore dei “valori morali e spirituali tradizionali”, la grande motivazione della guerra contro l’Ucraina e il mondo intero, a fianco del pontefice benedicente. Non a caso alcuni ideologi russi stanno già cercando di sponsorizzare l’incontro tra Putin e Prevost, come ha proposto il direttore dell’Istituto per l’Europa dell’Accademia delle scienze di Mosca, Roman Lunkin, secondo cui “Putin è un capo di Stato unico al mondo, quello che si è incontrato più di tutti con i papi di Roma”, ricordando i due colloqui con Giovanni Paolo II, quello con Benedetto XVI e i tre con papa Francesco, e quindi “ci sono tutte le premesse per un incontro con il nuovo papa Leone XIV”.

Lunkin ricorda che la Russia ha cercato di mantenere buoni rapporti con il papato “dai tempi del Battesimo della Rus’ di Kiev fino ai giorni nostri”, perfino nel periodo sovietico quando non esistevano rapporti diplomatici ufficiali, ma “il Vaticano ha giocato un ruolo importante nell’ambito della diplomazia sovietica”, si legge nell’intervento pubblicato sull’importante centro multimediale “Russia oggi”. Si ricorda perfino l’incontro del ministro degli esteri Andrej Gromyko, una figura a cui oggi si richiama direttamente il suo successore Sergej Lavrov, il “mister niet” che andò a Roma a incontrare il papa Paolo VI, convincendo il Vaticano a firmare il patto di non proliferazione delle armi nucleari nel 1968. Essendo oggi non lontani da una nuova minaccia di apocalisse atomica, c’è davvero da augurarsi che il papa di Roma possa ispirare sentimenti di pace allo zar di Mosca.

 

"MONDO RUSSO" È LA NEWSLETTER DI ASIANEWS DEDICATA ALLA RUSSIA
VUOI RICEVERLA OGNI SABATO SULLA TUA MAIL? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER A QUESTO LINK

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Sierra Leone, sacerdote filippino: Resto qui e sfido l'ebola per i miei fedeli
31/10/2014
La Chiesa ucraina si appella al Patriarcato di Mosca: Aiutate la pace
03/03/2014
Cristiani e intellettuali per la salvezza dell’anima russa
08/03/2022 08:43
Invasione Ucraina, patriarca Kirill: ‘Evitare vittime tra la popolazione pacifica’
25/02/2022 08:52
Bartolomeo: Un atto di giustizia l’autocefalia alla Chiesa ucraina ortodossa
26/01/2019 10:10


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”