25/05/2004, 00.00
COREA DEL NORD - DOSSIER
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Il regno di Kim Jong Il verso l'economia di mercato?

di Monica Romano

Roma (AsiaNews) – Il primo cartellone pubblicitario della storia nord-coreana è comparso per le strade di Pyongyang nel dicembre 2003. Reclamizza un'automobile chiamata "Huiparam" ("Fischio"), fatta di componenti Fiat importati in Corea del Sud e poi da qui in Corea del Nord, per tentare di soppiantare le macchine di seconda mano cinesi e giapponesi, che insieme alle biciclette continuano ad aumentare. Costa 8 mila euro, prezzo inaccessibile ai più, ma è uno dei segnali che, malgrado la cortina di mistero che avvolge uno degli ultimi baluardi del comunismo reale, isolato dal resto del mondo, e la grave crisi alimentare, la Corea del Nord sta facendo alcuni piccoli passi verso l'economia di mercato. Alcuni analisti prevedono che in Corea del Nord accadrà quello che si sta verificando in Cina e in Vietnam, dove in maniera inimmaginabile in passato il sistema socialista coesiste con l'economia di mercato, anche se con grandi contraddizioni e disuguaglianze.

Rientra in tale prospettiva di apertura economica da parte del regime, pressato dalla fame che attanaglia la popolazione e dalla minaccia latente di una rivolta sociale, l'incontro, avvenuto lo scorso 7 maggio e del quale ha dato notizia l'agenzia di Stato nord-coreana KCNA,  tra Choe Thae Bok, presidente dell'Assemblea suprema del popolo nord-coreano, e Johnny Hon, presidente del Global Group Companies con sede in Gran Bretagna. Secondo Asia Times Online, Hon ha acconsentito a rilevare l'unica banca "joint-venture" presente nel Paese comunista. E già ora la Loxley Pacific, una compagnia di telecomunicazioni thailandese, sta costruendo una joint venture di telefonia mobile con il governo nord-coreano.

Cambiamenti in corso

Uno studio della Far Eastern-Economic Review riporta che nel Paese cominciano a sorgere imprese individuali e per le strade si incontrano chioschi che vendono sigarette, bevande e dolciumi. Il regime ora permette l'apertura di piccole attività imprenditoriali, ristoranti e alberghi. "C'è un crescente mercato di consumo che sembra fornire un'ampia gamma di beni", sostiene Richard Ragan, direttore dell'ufficio del Programma alimentare mondiale (Pam) in Corea del Nord. In una directory pubblicata di recente, il governo nord-coreano elenca quasi 200 nuove compagnie commerciali, simili a quelle sud-coreane di import/export di molte varietà di prodotti, che sono di proprietà dello stato ma gestiscono gli affari con i partner stranieri in maniera autonoma. La Banca Centrale di Pyongyang non elargisce sussidi di stato neanche alle imprese statali, ma solo prestiti. Questa nuova situazione – unita ai vantaggi della forza-lavoro a basso costo e della comunanza linguistica e culturale - sta spingendo molti uomini d'affari sud-coreani a valutare la possibilità di investire in Corea del Nord.

Al contrario dell'attività commerciale, l'industria è ancora molto indietro. Marcus Noland, economista americano dell'International Institute of Economics, paragona il settore industriale a quello "dell'Unione Sovietica o del blocco orientale" prima della fine del comunismo, ma dubita che il Paese possa "tornare a una classica economica pianificata". Più che cambiamenti vede un'economia in stallo, dagli esiti imprevedibili.

Le riforme economiche

Quando nel luglio 2002 Pyongyang ha deciso di modificare il sistema di economia pianificata e centralizzata, la decisione principale è stata consentire un aumento dei salari, in precedenza uguali per tutti i lavoratori, e dei prezzi dei beni, prima acquistabili grazie ai coupon distribuiti dal Sistema di distribuzione pubblica (Pds) gestita dallo Stato e ora in denaro corrente. La moneta nordcoreana (won) è stata svalutata e i prezzi dei generi alimentari sono aumentati in modo vertiginoso, confermando i timori di quanti temevano che le riforme sarebbero state pagate dalle fasce sociali più deboli. Abolito il sistema di razionamento alimentare – che secondo alcuni continua a sostenere militari e funzionari – e dei sussidi per gli alloggi. Nel dicembre 2002, Pyongyang ha deciso di adottare l'euro – e non il dollaro - per le transazioni straniere. Per la prima volta dal 1953, anno in cui il governo impose l'agricoltura collettiva, è stato introdotto in prova un sistema agricolo a gestione familiare. Il governo ha anche permesso alle industrie di acquistare macchinari e forniture in base alle necessità, di fare profitto e produzioni di qualità e ha concesso alle autorità locali una certa autonomia per le questioni economiche.

Le zone economiche speciali

Nell'ambito di questi provvedimenti, il governo ha costituito una zona ad amministrazione speciale a Sinuiju, cittadina al confine con la Cina, dove dovrebbe sorgere un centro industriale e finanziario a capitale misto, coreano ed estero. È stata aperta una zona turistica speciale sul monte Kumgang. In preparazione un'altra zona economica speciale, il Parco industriale di Kaesong situato nella zona smilitarizzata, che provvederà a fornire lavoro a basso costo alle imprese sud-coreane.

 

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