27/05/2006, 00.00
CINA
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Il sistema sanitario cinese ha costi esorbitanti e non assiste i più poveri

Le riforme di vent'anni, con progressiva riduzione dei finanziamenti pubblici, costringono gli ospedali a far pagare ogni cura, a danno della popolazione più povera. C'è il timore che, senza un deciso intervento, tornino malattie contagiose scomparse da tempo.

Pechino (AsiaNews/Scmp) – Il sistema sanitario cinese ha costi esorbitanti e non assiste i più poveri. E' quanto risulta dallo studio annuale sulla situazione sanitaria nazionale. Le riforme governative degli ultimi 10 anni – denuncia il "Libro verde sulla salute" pubblicato dall'Accademia cinese delle scienze sociali – hanno creato un sistema inefficiente e non equo, con "mancanza di fondi pubblici, inadeguato controllo e interventi sbagliati del Governo in alcuni settori".

I malati – prosegue il rapporto – nemmeno osano rivolgersi agli ospedali, caratterizzati da elevati costi, medici che agiscono come commercianti e dalla mancanza delle medicine meno costose.

Già nel 2005 uno studio del Centro ricerca e sviluppo del Consiglio di Stato ha concluso che le riforme sanitarie hanno fallito, soprattutto per la scarsità dei finanziamenti pubblici. Ma il Libro Verde approfondisce il problema.

Gli insufficienti fondi – dice Du Lexun, responsabile dello studio e funzionario del ministero della Sanità – hanno costretto gli  ospedali pubblici ad auto-finanziarsi facendo pagare le cure ai pazienti. Nel 2003 il Governo ha coperto solo il 16,96% dei costi sanitari generali, mentre nel 1986 vi provvedeva per il 38,69%.  "L'elevato costo delle cure mediche – conclude Du – deriva da questa scelta governativa".

Il problema è maggiore nelle zone rurali, dove il 90% della popolazione può godere solo di pochi servizi essenziali: gli altri deve pagarli, con costi spesso superiori alle possibilità economiche. Prima delle riforme, invece, tutti potevano avere cure mediche per un costo minimo, specie tramite i "medici a piedi scalzi", persone di media cultura cui erano impartite nozioni di medicina di base per il primo aiuto ai malati, la cura delle fratture, la somministrazione di medicinali essenziali, l'assistenza durante la gravidanza. Questo sistema ha permesso, dal 1949 alla metà degli anni '70, di sradicare molte malattie infettive e portare la vita media da 35 a 65 anni.

Dagli anni '80, invece, i sussidi per gli ospedali pubblici sono sempre più diminuiti, con progressivo aumento dei costi pagati dai pazienti.

In questo sistema – commentano gli esperti – chi può pagare di più è curato per primo.

Un altro problema è la mancanza di veri controlli, con "il Governo che – ironizza Shi Guang, capo del Dipartimento studi politici dell'Istituto dell'economia della salute nazionale – ha la triplice veste di atleta, allenatore e arbitro". Occorre, invece, istituire un organismo indipendente di controllo sull'intero settore, simile al Dipartimento Usa per la salute e i servizi umani.

Per risolvere il principale problema attuale, l'alto costo delle medicine che spesso sono prescritte per aumentare i profitti più che per vera necessità, è proposto addirittura di "togliere del tutto agli ospedali la possibilità di far pagare i farmaci".

I leader governativi – commentano gli esperti – per curare lo sviluppo economico della Nazione hanno dimenticato uno dei principali dogmi dei Paesi sviluppati: che la sanità e il benessere progrediscono di pari passo. Senza radicali riforme, c'è il rischio che tornino malattie contagiose e che la peggiore salute della popolazione danneggi anche lo sviluppo economico.

Tra le proposte di riforma, c'è chi chiede un maggiore intervento pubblico a favore di chi ha minori redditi, come già avviene negli ospedali pubblici di Hong Kong. (PB)

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