19/02/2004, 00.00
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Il terzo santo dal paese dei Cedri, amato anche da drusi e musulmani

Beirut (AsiaNews) – Giovanni Paolo II ha annunciato per il 16 maggio prossimo la canonizzazione del beato libanese Nimatullah al-Hardini (1808 – 1858) . Hardini sarà fatto santo assieme ad altri 5 beati (don Orione; p. Annibale M. di Francia; p. Giuseppe Manyanet y Vives; Paola Elisabetta; Gianna Beretta Molla) . Il beato al Hardini aveva nome Youssef  (Giuseppe) Kassab, ed è nato a Hardine (distretto di Batrun, Libano centro nord). Dal 1816-1822 frequenta a Houb la scuola del Monastero di S.Antonio dell'Ordine maronita libanese. Nel 1828,  è seminarista nel Monastero di S.Antonio a Kozhaya, e sceglie di farsi chiamare  frate Nimatullah ("Grazia di Dio"). Pronuncia i voti solenni il 14 novembre 1830 e terminati gli studi teologici, viene ordinato sacerdote a Kfifane, il 25 dicembre 1833.

È stato per 3 volte vice superiore dell'Ordine libanese maronita( 1845-1848; 1850-1853; e 1856-1858). Insegnante di teologia al Seminario Maggiore, fra i suoi allievi vi è pure il santo libanese Charbel Makhlouf. Ha dedicato la propria vita all'insegnamento, alla rilegatura di libri, alla sartoria, alla pastorale delle parrocchie ed alla preghiera. Passava i giorni e le notti in adorazione della Santa Eucaristia; devoto alla Vergine, recitava incessantemente il rosario. È morto di cancro allo stomaco, nel Monastero dei santi Cipriano e Giustino, a Kfifane il 14 dicembre 1858.

Come la beata Madre Teresa, Al Hardini è ritenuto uomo di fede e di miracoli anche da parte di non cristiani. Fra i miracoli attribuit al futuro santo, ve n'è uno verso una donna drusa. Padre Georges Rahme, monaco maronita, docente di filosofia e civiltà orientali all'Università Libanese, autore di centinaia di libri, racconta ad AsiaNews: "Una volta una donna drusa è arrivata alla tomba di Al-Hardini e vi ha lasciato sopra il corpo morto del suo terzo figlio. Era disperata perché le morivano i fli appena nati.Dopo aver  abbandonato la salma del piccolo, è uscita fuori della chiesa del convento per piangere. Prima di allontanarsi sente un frate gridare che vi è un neonato abbandonato in chiesa e che piange: il bambino druso era risuscitato".

P. George Rahme, che insegna anche all'Université la Sagesse all'università Antoniana,  spiega ancora per AsiaNews:" Al-Hardini ha fatto superare il concetto di una santità lontano dalla gente. La figura di Al-Hardini è quella del monaco fra i suoi confratelli e nella società. Non è più l'eremita come san Charbel. E' piuttosto come Madre Teresa di Calcutta. Fra la gente è il testimone dell'amore di Cristo per l'umanità. Era insegnante, confessore e andava a trovare la gente nelle proprie case. E' la figura di colui che si annulla per gli altri. Mangiava un solo pasto al giorno. Ha vissuto ed ha raggiunto la santità nella società e fra la gente. Al-Hardini diceva sempre: 'Ogni volta che incontro la gente mi avvicino di più alla perfezione', e lo diceva perché vedeva Cristo negli altri." 

Alecco Habib, un laico cattolico libanese, docente di Marketing all'Università Libanese, ha commentato per AsiaNews : "La fede per noi cristiani d'Oriente è tutto. Barcolla tutto eccetto la fede. Dopo aver visto per anni frantumati tutte le nostre speranze di libertà, di pace e di giustizia terrena, Dio ci manda dei messaggi attraverso i santi della nostra terra: persone che ignoravamo potessero esserci d'esempio di preghiera e di fede. Dall'esempio dei nostri santi traiamo oggi la nostra fede, per poter raggiungere almeno un millesimo della loro santità. Ogni volta che la Cattedra di Pietro santifica qualche  libanese, la nostra fede si rafforza. Essere santi nella società di oggi non è impossibile, e santo Al-Hardini ne è la prova. L'intelligente – lui diceva - è colui che salva la propria anima".(PB)

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