07/03/2018, 11.30
LIBANO
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Gli eredi di Kamal al-Hage alla Chiesa libanese: sia riconosciuto il suo martirio

di Fady Noun

Ucciso nel 1976 durante la guerra civile del Libano. Filosofo e professore universitario, è rimasto nel Paese per testimoniare amore. Il suo gesto è una prova di “carità perfetta”. Aveva fiducia nella Provvidenza e nella Vergine. La richiesta nell’ambito del giubileo straordinario in memoria dei martiri del Libano.

Beirut (AsiaNews) – Fedele alle linee guida della lettera apostolica Tertio Millenio Adveniente, indirizzata da san Giovanni Paolo II il 10 novembre 1994, ed esortante le Chiese locali a fare “di tutto per non lasciar perire la memoria di quanti hanno subito il martirio”, la Chiesa maronita ha concluso ieri, con una messa solenne celebrata dal patriarca Raï alla sede patriarcale di Bkerké, un giubileo straordinario dedicato alla memoria dei suoi martiri “conosciuti e sconosciuti”. Il giubileo si è esteso dalla festa di San Marone (9 febbraio 2017) a quella del primo patriarca San John Maron (2 marzo 2018).

In occasione del giubileo, gli eredi del filosofo libanese, autore e professore universitario Kamal Youssef al-Hage, e la Fondazione che porta il suo nome, hanno sottoposto alle autorità ecclesiastiche maronite una domanda di riconoscimento ufficiale del suo martirio, il 2 aprile 1976, nel suo villaggio di Chbaniye (Alto Metn).

La richiesta, appoggiata dal superiore generale dell’Ordine maronita libanese, p. Malek Bou Tanos, oltre che da p. Maroun Chamoun, parroco del villaggio di Chbaniye, è stata sottoposta a mons. Camille Zeidan, vescovo di Cornet Chahwan, in cui la località rientra.

“Abbiamo pensato che fosse nostro dovere che a Kamal Youssef al-Hage non fosse riconosciuto solo il suo giusto valore in quanto filosofo, ma ancora, e soprattutto, in quanto vero martire della fede in Cristo”, afferma la lettera indirizzata al vescovo.

Contemporaneo di filosofi come Charles Malek e René Habachi, Kamal al-Hage, che ha insegnato all’Università del Santo Spirito – Kaslik (Usek), ha fondato una sezione di filosofia libanese all’Università libanese. Suo figlio, il prof. Youssef al-Hage, ha curato la pubblicazione delle sue opere complete e una cattedra “Kamal al-Hage” è stata creata all’Usek, per assicurarne la continuità e lo sviluppo.

Carità perfetta

“Se il Concilio Vaticano II precisa che il martirio ‘è stimato dalla Chiesa come dono insigne e suprema prova di carità’ (Lumen Gentium 42), allora Kamal al-Hage ha dato prova di una carità perfetta”, continua la missiva. “Egli avrebbe potuto facilmente lasciare il suo villaggio e la sua regione, sprofondata nella sofferenza; ma ha deciso di continuare a servire, e quindi ad amare, benché egli fosse pienamente cosciente che ci fosse da temere per la sua sicurezza. Ma egli ha voluto essere, fino alla fine della sua vita, un testimone d’amore. Poco prima di essere catturato e ucciso sul posto [si pensa da alcuni miliziani palestinesi che si battevano al fianco di milizie druse, ndr], egli tornava da una riunione a cui aveva presieduto al fine di riconciliare le due fazioni druse, sì druse, del suo villaggio. Vi sono ancora dei testimoni viventi per confermare questo fatto. Per essere dichiarato martire, è necessario che la morte non fosse stata cercata. E questo è di nuovo il caso. Nonostante egli fosse stato avvertito dei pericoli che potevano abbattersi su di lui, Kamal al-Hage aveva fiducia nella Provvidenza divina e nella protezione della Santa Vergine. Noi siamo convinti nell’intimo che Kamal al-Hage potrebbe, col tempo, essere beatificato e anche canonizzato. Siamo anche coscienti che ciò esige una procedura ufficiale, oltre che molto tempo e ricerche. Tutto quello che possiamo dire, in sicurezza ed umiltà, è che crediamo che la vita e gli scritti filosofici di Kamal Youssef al-Hage rispondono al criterio del martirio”.

La richiesta al vescovo ricorda che il patriarca Nasrallah-Pierre Sfeir, nella sua elegia patriarcale del 21 marzo 2006, era stato il primo a salutare “la memoria del martire Kamal Youssef al-Hage”. Essa si basa anche sulla proclamazione patriarcale che reclama che sia “redatta una lista dei figli e delle figlie della nostra Chiesa che hanno versato il loro sangue per la loro fede in Cristo... e il cui martirio risale a diversi periodi della storia, come ... l'ultima guerra libanese"(proclamazione di apertura del giubileo straordinario).

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