18/08/2015, 00.00
INDIA
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Il viaggio di Narendra Modi negli Emirati: il nazionalismo indù e la lotta al terrorismo islamico

di Nirmala Carvalho
La visita si è svolta il 16 e 17 agosto. New Delhi e Abu Dhabi unite nella lotta al fondamentalismo islamico. Siglati accordi sulla cooperazione economica e gli investimenti in infrastrutture di nuova generazione. Si punta a un giro di affari di 75 miliardi di dollari l’anno. Modi incontra la diaspora indiana e plaude la concessione di un terreno per la costruzione di un tempio indù.

New Delhi (AsiaNews) - Il compito del premier indiano Narendra Modi “è anzitutto creare un processo di giustizia e affrontare il tema del terrorismo per creare un sentimento di pace diffusa nell’Asia e nel mondo intero. La cultura dell’impunità esiste sia in Medio oriente che in India, e anche la cultura del silenzio”. Lo ha detto ad AsiaNews il dott. Lenin Raghuvanshi, presidente del Peoples’ vigilance committee on human rights (Pvchr), commentando uno dei temi affrontati nella visita lampo di Modi negli Emirati arabi uniti, che si è conclusa ieri. Tra i temi caldi affrontati dal primo ministro dell’India con le autorità di Abu Dhabi (nella foto, Modi con H H Mohammed bin Rashid Al Maktoum, vice-presidente e primo ministro degli EAU) vi è infatti la lotta al terrorismo islamico, la collaborazione economica tra i due Paesi e la situazione dei 2,6 milioni di immigrati indiani presenti nella monarchia del Golfo. L’attivista per i diritti dei Dalit ha fatto notare che l’India ha gli stessi problemi degli Emirati.

Molti media hanno definito la visita di Modi del 16 e 17 agosto come un evento storico, dal momento che egli è il primo premier indiano a visitare lo Stato arabo da 34 anni. L’ultima visita ufficiale di un capo di Stato dell’India fu quella di Indira Gandhi nel 1981. Lo stesso Modi ha sottolineato l’importanza del viaggio, descrivendo gli Emirati “un partner di valore”.

La monarchia araba è il terzo partner commerciale dell’India, dopo Stati Uniti e Cina. Il giro di affari tra i due Paesi, valutato in 180 milioni di dollari all’anno nel 1970, ha superato la cifra record di 60 miliardi. L’India importa petrolio e suoi derivati, metalli e pietre preziose, perle, minerali e altri materiali chimici. I leader dei due Paesi hanno raggiunto rilevanti intese nel campo dell’energia e degli investimenti nelle infrastrutture di nuova generazione, che potrebbero far raggiungere l’obiettivo di 75 miliardi di dollari l’anno in scambi commerciali.

I dialoghi hanno riguardato in particolare la lotta al fondamentalismo islamico. I governi di New Delhi e di Abu Dhabi hanno condannato in maniera unanime il comportamento di alcuni Stati che usano la religione per sostenere e giustificare la violenza e il terrorismo. Anche qui il dott. Raghuvanshi mette in luce che l’India non è immune dal fondamentalismo religioso, che si annida anche fra i membri del partito di Modi. “È fondamentale - egli sostiene - rompere il ciclo di povertà e la cultura del silenzio, se si ambisce ad una pace sostenibile in India e Medio oriente. Bisogna affrontare la violenza delle forze fondamentaliste e creare una società basata sulla giustizia”. In omaggio al Paese islamico, Modi ha visitato la grande moschea di Sheikh Zayed, dove si trova il più vasto tappeto intrecciato a mano del mondo, capace di ospitare fino a 40mila fedeli.

Come ultima tappa del suo viaggio, il premier indiano ha visitato un centro abitativo dove risiedono 28mila impiegati specializzati immigrati dall’India e il Dubai Cricket Stadium, gremito da una folla di 50mila indiani. In tutto, nel regno del Golfo risiedono 2,6 milioni di indiani, circa il 30% della popolazione totale. Secondo gli analisti, incontrare la diaspora indiana è stata una mossa “astuta”, dato che i lavoratori immigrati producono un commercio di 13 miliardi l’anno. Con l’occasione Modi ha anche avuto la possibilità di “invocare l’orgoglio nazionalista” dei suoi connazionali, salutando con favore la decisione delle autorità di Abu Dhabi di concedere un terreno per la costruzione di un tempio indù.

Il dott. Raghuvanshi sottolinea però l’inadeguatezza del comportamento del premier e nota come sia in India che in Medio oriente non esista una chiara demarcazione tra politica e religione. “La politicizzazione della religione - afferma - è un serio pericolo. Così facendo si promuove ogni tipo di terrorismo in modo insidioso. Modi ha diritto a esprimere la propria fede, ma in quanto primo ministro dell’India in visita ufficiale avrebbe dovuto insistere sui principi democratici laici e non farsi promotore della sua religione”. 

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