10/02/2010, 00.00
INDONESIA
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In Indonesia la libertà religiosa esiste solo sulla carta

di Mathias Hariyadi
Dura protesta di mons. Pujasumarta, segretario della locale conferenza episcopale, nel corso di un incontro tra membri del parlamento e leader religiosi. Denunciata una frequente violazione della libertà religiosa, con minacce e chiese chiuse, da parte di gruppi islamici non ostacolati dalle autorità locali.

Jakarta (AsiaNews) – L’Indonesia non è riuscita a garantire alla popolazione la libertà religiosa, come previsto anche dai decreti ministeriali numeri 8 e 9 del 2006 sul Dovere delle autorità locali di garantire il diritto e la libertà di adottare qualsiasi religione. In realtà la maggioranza islamica tiranneggia le religioni minoritarie. Questo è il duro monito di mons. Johannes Pujasumarta, vescovo di West Java e segretario generale della Conferenza episcopale indonesiana.

Ieri sera il prelato, insieme ai leader di altri gruppi minoritari, ha incontrato il Parlamento indonesiano per rappresentare questa difficile situazione.Mons. Pujasumarta ha ricordato ai parlamentari le molte chiese cristiane e cattoliche incendiate o chiuse con la forza da gruppi islamici estremisti e come la maggioranza musulmana “pone in essere una forte pressione che crea seri problemi ai gruppi di minoranza ad attuare il diritto di praticare la propria fede religiosa”. Ha menzionato i più recenti “incidenti” a Belasi e Purwakarta in West Java e a Padang Lawas in Sumatra settentrionale, dove chiese sono state chiuse con la forza da gruppi estremisti islamici e dalle autorità locali insieme, con il pretesto che gli edifici erano stati costruiti senza autorizzazione (si chiama: Izin Mendirikan Bangunan, Imb).

I decreti interministeriali numeri 8 e 9 del 2006 incaricano le autorità locali di garantire l’armonia interconfessionale. Ma il vescovo ha sottolineato che “molte autorità locali sono facile bersaglio di questi gruppi estremisti… con facilità cedono alle loro pressioni e accolgono le loro richieste”. Come ad ottobre alla chiesa parrocchiale Santa Maria nel distretto di Purwakarta, quanto il capo reggenza Dedi Mulyadi ha revocato la precedente Imb, cedendo alle forti pressioni del gruppo Fronte difensore islamico.

L’approvazione dei due decreti nel 2006 era stata salutata, specie in ambienti cattolici, come una felice soluzione del problema dell’intolleranza religiosa. A distanza di anni, il vescovo ne ha constatato “la loro non applicazione”.

All’incontro hanno partecipato gruppi protestanti, tra cui il Sinodo delle Chiese cristiane indonesiane e il Sinodo delle Chiese protestanti Huria Batak, che pure hanno testimoniato i frequenti attacchi subiti da parte di gruppi islamici radicali e il boicottaggio delle autorità, che non li proteggono e talvolta nemmeno rispondono alle richieste per il rilascio dell’Imb. Anche loro chiese sono state chiuse, costringendo i fedeli a riunirsi sulla via.

Ad AsiaNews, mons. Pujasumarta ha insistito che il Paese ha gli strumenti legali per tutelare i diritti delle minoranze, ma che “nella realtà talvolta quanto prevede la norma è dimenticato o anche negato” dalle autorità locali. “Se penso alle ultime violenze contro chiese, sono preoccupato che possa crescere questo spirito settario”, non ostacolato da autorità locali deboli e influenzabili.

Sugiarto, membro del gruppo che difende i diritti della chiesa S. Maria di Purwakarta, ha osservato che ora i fedeli cristiani aspettano che il parlamento dia concreta attuazione al rispetto dei loro diritti.  

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